venerdì 25 marzo 2011

Doggy doggy/2

[continua dal post precedente]

E comunque non e' durato tanto. Diciamo che e' stata piu' una leccata di stivali formale, giusto per esplorare un terreno che finora e' stato un po' tabu'. Infatti dopo poco la Figlia del Fiume me li porta via da davanti agli occhi e mi fa mettere in ginocchio.

"Fuori la lingua!" Prontamente eseguo, e lei si mette ad esaminare minuziosamente la superficie del mio muscolo gustante. Fa di piu', la annusa. Un po' imbarazzante, come pratica.
Quando l'esame e' finito, lei non pare soddisfatta. "No, non va bene, e' sporca." Si volta, indossa un guanto di lattice, e prende qualcosa che giaceva li', alle sue spalle, ma che nell'eccitazione del momento non avevo notato: un piccolo dispenser per il sapone liquido.

E quindi, mouthsoaping. Lo so che bisognerebbe farlo solo con prodotti naturali, e anche lei non era interessata ad una completa ed approfondita pulitura della mia cavita' orale. Diciamo che si e' limitata a spruzzarne un po' sulla mia lingua e a ravanarmi in bocca per un po'. Fin qui, sopportabile. In realta' la sensazione del guanto di lattice in bocca e' anche piacevole: un po' umiliante, un po' eccitante.
Il sapone ha un saporaccio, ma posso sopportare.

Quando ha finito di divertirsi (avreste dovuto sentire come rideva) mi da' il permesso di sciacquarmi la bocca. E qui ho avuto conferma di quanto temevo, come riportato da tutti i racconti/report di scene di mouthsoaping: quando entra in gioco l'acqua le cose diventano molto, molto peggiori. Il sapone va dappertutto, raggiungendo le piu' intime, delicate, nascoste papille gustative, e non c'e' modo di fermare il processo. Credo che lei fosse veramente intenzionata ad aiutarmi, a far finire la cosa, mentre ogni boccata sembrava aggravare ulteriormente il problema. Va detto che l'acqua che stavo usando era piazzata nella ciotola per cani, che rapidamente si e' riempita di schiuma, e quindi il potere risciacquante del liquido diventava sempre piu' scarso.

Comunque, in qualche modo, arrivo ad avere di nuovo una bocca decente. E adesso?
Adesso mi viene proposto un patto. Mi viene concesso un orgasmo (per mano sua) e se sono in grado di centrare la ciotola dell'acqua possiamo addirittura fare il bis.
Centrare una ciotola non e' facilissimo, soprattutto se non sono le mie mani a "direzionare il flusso". Esprimo, timidamente, qualche perplessita' sulle possibilita', diciamo, logistiche. Detto fatto, rieccomi a quattro zampe, lei dietro di me che ravana, io faccia a terra.
Avrei dovuto essere imbarazzato. In fondo ero abbastanza esposto. Cioe', ero completamente esposto. Invece niente, eccitato come un armadillo (noto amatore instancabile), mentre la Figlia del Fiume gioca a suo piacere con la mia erezione.

Aggiungi che aveva messo del lubrificante sui guanti di lattice.
Aggiungi che mi aveva rischiaffato in faccia gli stivali, mandandomi di nuovo in un attimo nello spazio felice dell'animalita'.
Aggiungi che ha messo in atto alcuni trucchetti inaspettati, che si vede che senza avvertirmi ha studiato manipolazione genitale 101.
Aggiungi che mi parlava, mi faceva notare quanto si stesse godendo la vista e divertendo.
Aggiungi che non avevo un orgasmo da un paio di giorni.
Ecco, aggiungi aggiungi, il totale e' che devo essere durato circa un minuto. Un minuto e mezzo, via, per essere abbondanti.

E la ciotola?
La ciotola e' stata centrata, circa, al novanta percento. Che non e' una brutta percentuale, ma comunque non e' la totalita'. Mi sono dovuto far bastare l'orgasmo ricevuto. Eh, che fatica.

mercoledì 23 marzo 2011

Doggy doggy/1

Pillola SM carichissima: ieri ero un po' eccitato (come al solito), ma per non farmi troppe aspettative ho chiesto esplicitamente alla Figlia del Fiume se ci sarebbe stata la possibilita' di giocare. Lei di base non ne aveva tanta voglia, si capiva, poi pero' un lampo di genio le ha attraversato il volto: non so come, mi sono trovato seminudo e bendato ad ascoltare trafelati rumori di preparativi.

Quando finalmente mi e' stato restituito il dono della vista ho scoperto che il salotto era stato imbandito per le grandi occasioni: lenzuolo steso in terra con chiari scopi contenitivi, ciotola per cani piena d'acqua, guanti di lattice, lubrificante. Ed un paio di suoi stivali, infangati dagli ultimi due giorni di scampagnate.

Lei mi si avvicina sogghignante.
"Cosa dicevamo ieri dei miei stivali?"
"Ehm..."
"Come non ti ricordi?"
"Ehm..." qui credo di essere arrossito. "Tu avevi detto che magari avresti usato una certa linguetta per pulirli."
"E...?"
"Io ti ho chiesto se era una sfida, e tu hai detto che era una battuta, e che sapevo che non mi avresti mai fatto fare una cosa del genere."
"Ho cambiato idea!" E me lo dice raggiante, per giunta.

I miei piccoli lettori si meritano qui una micro digressione. Di norma il mio livello di tolleranza allo schifo e allo sporco e' molto maggiore di quello della Figlia del Fiume, e su questa cosa scherziamo spesso. Attivita' ludiche come, che so, leccare un paio di stivali infangati, sono sempre stati li', al limite del praticabile, ma in realta' sempre fuori portata, perche' anche se io nello stato emotivo giusto le farei, lei non se l'e' mai sentita. Fino a ieri a quanto pare.

"A quattro zampe e faccia a terra." Io eseguo, che ormai ho capito l'antifona.
"Accarezzali, strusciaci la faccia, annusa l'odore del cuoio, da bravo." Qui lentamente il mio io-uomo si e' fatto da parte, ed il mio io-animale ha preso il sopravvento. Mi risultava fastidioso parlare, ed ho cominciato ad esprimermi a mugolii e guaiti. Ero li', culo nudo all'aria, completamente esposto, mentre strusciavo la faccia su un paio di stivali infangati gettati a terra, la Figlia del Fiume mi accarezzava e giocava con me, e davvero sentivo di stare buttando nel fosso milioni di anni di faticosa evoluzione e ritrovarmi in un momento col cervello di un rettile.

"E adesso puoi leccare."
Leccare. Dunque. Bellissimo da vedere, la quasi totalita' del porno che c'e' sul mio pc contiene gente che lecca. Divertente da fare su un corpo, o su un accessorio indossato. Ma leccare cosi', un oggetto inanimato, staccato da lei. Oggetto peraltro anche non marcatamente sessuale, dato che non sono stivali col tacco o esplicitamente femminili. Che effetto mi fa? Ce la faro'?

Ovviamente ce la faccio.
E poi non ero solo. Lei era li', che mi aiutava, mi coccolava. Su uno dei due stivali c'era una macchia di fango bella grossa. Lentamente, una lappata alla volta, l'ho fatta sparire. Il sapore della terra si e' mischiato a quello del cuoio, non era orribile ma decisamente... forte.

[continua nel prossimo post]

mercoledì 16 marzo 2011

darsi fuoco il sabato sera (o sabato sera di fuoco, come preferite) - seconda parte

Sabato sera nello specifico.
Lo scenario e' quello del nostro soggiorno, il necessario disposto all'incirca nel modo collaudato la settimana precedente, col tavolo al centro della stanza, coperto da un asciugamano di cotone (le fibre naturali non prendono fuoco facilmente - quelle sintetiche a quanto pare si' - ) e le sedie intorno a reggere l'attrezzatura: torcette, barattolo di alcol, catino con acqua e asciugamano per spegnere eventuali principi di incendio, ecc.

Io mi spoglio e mi stendo sul tavolo a pancia in giu'. Fa un freddo del diavolo, nonostante la stufetta accesa in un angolo. Ora, la prima fase del fireplay in genere consiste nel preparare il corpo di chi lo subira' al cambiamento di temperatura, quindi ci si passa la fiamma sul palmo della mano e poi si appoggiano le mani sulla pelle nuda, scaldandola. Ecco, la mia pelle aveva veramente bisogno di calore, quindi ho decisamente apprezzato questa prima fase. Il passo successivo prevede l'avvicinamento della fiamma libera al corpo. Tom la muove nell'aria poco sopra la mia pelle, a volte soffiando sulla torcia perche' la fiamma arrivi a lambirla, ma senza mai soffermarsi in un punto. Attivita' gradevolissima, specialmente se si ha freddo: la sensazione e' simile a quella che si prova mettendo le mani qualche centimetro sopra il termosifone, pero' diffusa lungo tutto il corpo. L'unico inconveniente e' che, se come me avete paura del fuoco, il vostro istinto di autoconservazione a questo punto iniziera' a ribellarsi. Il mio e' stato tenuto debitamente a bada, tramutandosi in semplice nervosismo che mi porta a tenere d'occhio attraverso ogni possibile riflesso le mosse di Tom sulla mia schiena. Col passare dei minuti comunque la tensione cala, e inizio a godermi il tutto con un po' di calma in piu'. Una volta superata questa fase di riscaldamento [sic], si passa al contatto vero e proprio. Che non mi fa paura, ancorche' avvenga lontano dalla mia testa. Tom passa dunque a tamburellare e strisciare la torcia accesa sulla schiena, sulle gambe, sulla pianta dei piedi. Adoro la sensazione del fuoco che mi passa addosso, seguita dalla mano di Tom che diffonde il calore e rassicura, mentre non amo il singolo colpo, il cui impatto rimane troppo concentrato in un unico punto (e con la temperatura corporea glaciale che mi ritrovo in genere, lo sbalzo termico e' notevole). Unica eccezione, i piedi: i colpetti di torcia sotto la pianta sono forse quanto di piu' sensuale mi abbia offerto il fireplay sinora. Dopo essersi concentrato sul retro, Tom mi fa girare e pancia in su e tutto ricomincia: stesa sulla schiena posso controllare molto piu' agevolmente quello che fa, e questo e' bene; d'altra parte pero' vedo il fuoco avvicinarsi pericolosamente alla mia faccia, e questo e' male, molto male. Diciamo che fino a che rimane nella meta' inferiore della cassa toracica rimango tranquilla, oltre iniziano ad arricciarmisi le dita dei piedi. Il che spiega il mio sussulto nel vedere una scia di fuoco estendersi tra i miei capezzoli.

Insomma, il resoconto degli eventi e' piu' o meno questo: dopo il fireplay mi rivesto (avendo io il coraggio di essere ancora infreddolita) e finiamo sul letto a riposarci un po'. Giocare col fuoco da' sensazioni veramente piacevoli, ma non e' un'attivita' rilassante per il bottom che teme gli incendi tipo me, ne' per il top in generale, che deve rimanere assolutamente concentrato per tutto il tempo; anche Tom aveva bisogno di riprendersi un momento. Altra caratteristica del fireplay, per quanto mi riguarda, e' che, nonostante la nudita', nonostante le sollecitazioni tattili, nonostante possa essere un'attivita' estramente sensuale non mi suscita eccitazione sessuale in senso stretto. Ma la scrivente trova eccitante farsi riempire di botte o usare il proprio moroso come step, per dire, quindi suppongo sia tutto relativo e che qualcuno possa trovare il fireplay la piu' sexy delle pratiche.

Come che sia, un'ultima nota per eventuali lettori: non sognatevi di prendere questo post come una guida, per amor del cielo. Il fireplay e' pericoloso, non si improvvisa, non si impara leggendo i blog. Andate da qualcuno che sa quello che fa, guardate, provate, prendete tutte le misure di sicurezza possibili, tenete sempre conto di quello che puo' essere lo scenario peggiore e cautelatevi di conseguenza. - Fine parentesi Mamma del Fiume.

E fine post.

martedì 15 marzo 2011

One step at a time

La Figlia del Fiume si stava preparando per fare ginnastica in casa, e intanto chiacchieravamo.
IO: C'e' questa cosa di cui un po' mi vergogno
LEI: Dimmi!
IO: Sai che l'ambiente ginnico un po' mi attira: attita' fisica...
LEI: Corpi sudati...
IO: Ormoni, eccetera.
LEI: Beh?
IO: Una fantasia da due soldi, che avevo spesso nell'adolescenza, era di essere usato come step.
LEI: Che scemo!
IO: Grazie, ben gentile.

Poi lei va a prepararsi, e io continuo a lavorare al computer. E davvero la consideravo morta li': una piccola chiacchiera come ne facciamo spesso. Ma la Figlia del Fiume aveva altro in testa.

Dopo circa mezz'ora in cui la sentivo sgambettare nell'altra stanza mi chiama.
LEI: Distenditi un po' li'.
IO: ...
LEI: Su'. E togliti la maglia.
Lei era in tuta e scarpe da ginnastica, un po' sudata, rossa per l'esercizio fisico e con gli auricolari attaccati alla musica. In particolare, ascoltava questa canzone:

Pare che gli Abba stimolino il trampling. Muovendosi al ritmo della musica si muoveva avanti e indietro e, prima piede destro, poi piede sinistro, mi zompettava sul petto.

Io ridevo, ovviamente, e anche lei. Finita la canzone mi e' crollata addosso, col fiatone, felice e sudaticcia.

darsi fuoco il sabato sera (o sabato sera di fuoco, come preferite) - prima parte

Sabato sera ci siamo dati, per la seconda settimana consecutiva, al fireplay.
Esperienze pregresse: alcune.
La prima al Crucible, in gennaio, quando una specie di guru aveva dato fuoco alla schiena di Tom. Il mio commento in quell'occasione era stato "mai nella vita". Tom in compenso era felicissimo.
La seconda volta, poco tempo dopo, sempre al Crucible, nell'ambito di un seminario sul fireplay. Uno dei relatori era estremamente rassicurante, e in quell'occasione anche io avevo acconsentito a provare. A questo giro sia io che Tom avevamo provato entrambi i ruoli di top e bottom. Mia opinione precedente rivista nel giro di due settimane: si', lo so, dopo esplico.
Lo step successivo era crearsi un proprio kit. Magari prossimamente scriveremo un post tipo 'how to', che farsi l'equipaggiamento in casa da sempre grosse soddisfazioni.
Terza volta, a Winterfire: io e Tom top, un nostro amico particolarmente tenero come bottom (peraltro mi sovviene ora come tenero sia un aggettivo appropriato, quando si parla di arrostire la gente).
Quarta volta, appunto, una settimana fa a casa nostra, con una coppia di amici - oh, sara' la sesta volta che riscrivo sto periodo, e ogni volta mi suona ammiccante come se stessi scrivendo di un club per scambisti. No, non ci abbiamo fatto altro, solo dato fuoco a lei -.
E infine due giorni fa, a casa. Tom top, io bottom (e' per questo che mi tocca fare il report, non e' che sia improvvisamente diventata loquace, sia chiaro).

Premessa
Mio atteggiamento verso le fiamme libere: estremamente cauto. Mio atteggiamento verso le cose che scottano: intollerante. Mia reazione istintiva alla vista del fuoco: fuga.
Insomma, sono la Figlia del Fiume, non del Vulcano, mi pare normale reagire cosi'.
Comunque, ho fatto una certa fatica a superare la diffidenza iniziale. Lo scoglio principale, per me, era costituito dal prendere coscienza che il passaggio del fuoco sulla pelle non implica necessariamente bruciature o sensazioni sgradevoli. Il primo passo e' stato accettare questo fatto come top, per poter letteralmente maneggiare le fiamme. Ci sono voluti diversi minuti prima che trovassi il coraggio di passarmi la fiamma sul palmo della mano. In quanto bottom, invece, si tratta piu' banalmente di una questione di fiducia: non sei tu a controllare il fuoco, tocca mettersi nelle mani di un'altra persona - mani che tengono in mano una torcia accesa, eh, non e' una menata metafisica questa, e' istinto di sopravvivenza.

- continua -

sabato 12 marzo 2011

3... 2... 1... Fight!

IO: "Ho voglia di fare la lotta."
LEI: "Ci sono OTTIME possibilita' a riguardo..."
Un paio d'ore dopo sono a casa, ancora cinque minuti e siamo sul letto. Fare la lotta, eh? Ne avevamo parlato alcune volte ma nessuno era sceso nei dettagli. Lotta come? Pugni, schiaffi, colpi segreti?

Ci accapigliamo un po', e abbiamo subito un caldo clamoroso. Non sappiamo bene cosa fare: io non sono il re delle arti marziali, ma tutto sommato riesco ad avere la meglio facilmente. Troppo facilmente: non c'e' scontro. Fiatone e finiamo abbracciati, a darci una coccola. Io, ammetto, un po' deluso: per tutto il giorno al lavoro ho guardato di nascosto video di mixed fighting, dove tipicamente un'amazzone atletica e super aggressiva smontava il povero omino di turno. Il senso di anticipazione raramente fa i conti con la realta', dovrei ormai saperlo.

Ma poi la Figlia del Fiume ha un colpo da maestra: cosi', per rompere la piccola tensione, mi chiede di raccontarle i video che avevo visto, di descriverglieli. Viene fuori che in uno di essi la protagonista era si' un'agguerrita orientale atletica e preparata nella lotta, ma che l'uomo, per essere in ulteriore svantaggio, aveva mani e piedi legati. Detto fatto, in un momento mi trovo mezzo nudo e insalamato, e siamo pronti per il secondo match.

Le cose ora sono molto piu' bilanciate: lei gestisce il vantaggio ma io non sono per nulla disposto a cedere, mi dibatto, cerco di afferrarla in qualche modo. Lei si difende, oltre che salendomi addosso, con schiaffi, sculacciate e solletico a tradimento. La lotta e' avvincente, non emerge un chiaro vincitore.

Presi dall'impeto, finiamo in terra. In particolare sono io, da vermone, a riuscire a sbilanciarla e buttarla giu' da letto. E poi mi butto su di lei, che' e' una lotta senza quartiere. Ma quella che sembrava essere una mossa vincente mi si ritorce contro, perche' su letto anche i suoi movimenti erano limitati, mentre ora puo' stare in piedi e girarmi attorno, mentre io avendo le caviglie unite sono costretto a stare a terra. Appunto, vermone.

E' una debacle: calci da tutte le parti, mi si siede addosso a suo piacere, mi sposta e mi ribalta. Ho sulla coscienza migliaia di anni di evoluzione, il faticosissimo cammino darwiniano che ha portato all'homo erectus viene spazzato via in un lampo, e io mio contorco sul pavimento sotto i colpi inarrestabili della Figlia del Fiume.

Quando secondo lei ne ho prese a sufficienza, si passa alla fase due: ufficializzare la vittoria. Ed ecco quindi un bel piedino che mi si appoggia sulla faccia con la delicatezza di un cucciolo di elefante indiano. Intravedo tra le dita il bel viso sorridente della Figlia del Fiume che raggiante dice: "Lecca."

Ora, so gia' cosa penseranno tutti i colleghi feticisti. Non e' il genere di cosa che ci si fa ripetere due volte, in genere. Ma la situazione era divertente. Ne avevo prese un po', ma forse non a sufficienza, e poi lei aveva negli occhi una luce divertita e aggressiva che incontro di rado, e che volevo godermi fino in fondo. E quindi non ho leccato, ho girato la faccia dall'altra parte. Altri calci, alternati al piedino sfregato questa volta con forza sulla mia faccia. "Non ne hai ancora abbastanza?" E io resisto. "Ancora? Ne vuoi ancora?"

E cosi' via, avete capito l'antifona. E' stato molto eccitante anche perche' questa cosa del feticismo mi fa ancora un po' vergognare, e negarlo gia' sapendo che prima o poi avrei ceduto alimentava la carica emotiva.
E infatti dopo un po' ho ceduto. Inutile dire che il piede e' stato leccato secondo disposizioni della proprietaria, pianta, dita ed interstizi, e che l'altro ha seguito subito dopo. A quel punto ero ridotto gia' ad uno stadio di semi budino a causa di fatica, sottomissione e attivita' orale. Mancava quindi il colpo di grazia, e la Figlia del Fiume e' stata ben felice di provvedere in tal senso.

Lei: "E adesso?"
Io: "E adesso?"
Si toglie i pantaloni, si toglie le mutande. "Apri." E le mutande mi finiscono in bocca. Le sputo via. Lei ride, io rido. Riprende le mutante e me le struscia in malo modo sulla faccia. Lei ride, io un po' meno. "Apri bene, tira fuori la lingua." Vabbe', non sono in condizione di trattare. Ed ecco che del saporitissimo tessuto, scelto con cura tra le parti piu' fresche e gustose, viene strusciato sulla mia lingua. Avanti e indietro, un po' di volte.


Lei: "E adesso?"
Io: "E adessmmmmmfffmf!"
Che mi si era seduta sulla faccia.
Il sesso orale e' una di quelle robe per cui bisognerebbe diventare tutti religiosi e ringraziare il creatore (con grande scorno dei Cattolici che aborriscono la fisicita'), ed in una situazione del genere ho cercato di dare il meglio di me. A contribuire alla mia eccitazione c'era l'approccio, lo spirito con cui la sentivo muoversi sopra di me. Era allegra. Contenta di quello che stavamo facendo. Si stava godendo la situazione, senza pensieri, senza sensi di colpa. In fondo se l'era guadagnata.
Capisco che sia in umore godereccio dai dettagli. Mi chiede, ad esempio, di prestare attenzione all'altro buco, quello posteriore, che di solito viene sfiorato di passaggio ma non e' quasi mai al centro delle attenzioni. Questa volta invece me lo schiaffa sulla bocca, e si premura di dettagliare come devo leccare, quanto in profondita' andare con la lingua, cose cosi'. Intanto sul davanti, per non lasciar freddare il colpo, sento che e' all'opera la scienza tecnica. Ovvero sento rumore di un oggetto vibrante che, secondo funzionalita', vibra.

E quindi ero li', usato in parte come oggetto erotico per leccare questo e quell'ammennicolo, in parte come mero sostegno, che mi stava a cavalcioni e si appoggiava con una certa decisione. Ogni tanto dovevo lottare per l'aria, e questa e' stata un'altra gradita sorpresa. Solitamente quando mi toglie il respiro, indipendentemente dal modo, e' sempre una cosa quasi simbolica. Mi rida' quasi sempre subito l'aria, ancora prima che io cominci a manifestare qualche disagio. Questa volta invece no. Se ne fregava, o mi avra' forse giudicato intelligente a sufficienza per cercare di trovare un pertugio, uno spazietto qua e la' dove far passare l'ossigeno. Fatto sta che era concentrata sul sui piacere, sull'usarmi e sull'usare il vibratore con lo stesso riguardo e la stessa efficacia. E soprattutto verso lo stesso obiettivo.

Obiettivo raggiunto dopo poco, chiaramente. Mi sono ritrovato con il naso appoggiato al buco posteriore, le mie labbra appoggiate alle sue, e la mia (ammetto corta) lingua che cercava di sopperire ad altre appendici forse piu' adatte alla penetrazione. Il suo clitoride meccanicamente ben stimolato, ed eccomi completamente avvolto, perso, strascicato e schiacciato da un tumulto di scosse, spinte e scatti, mentre dall'alto sento provenire urletti e gridolini. Beh, gridolini un corno, come i vicini potrebbero testimoniare.

Dopo qualche minuto ci guardiamo, io luccicante del suo sudore e dei suoi umori, lei soddisfatta e provata.
Lei: "E adesso?"
Io: "E adesso?"
E adesso mi ritrovo non so come parallelo al fondo del letto, polsi e caviglie ancora legati, i suoi piedi di nuovo sulla mia faccia, che questa volta mi accarezzano, sono dolci, ammansiti.
Mi comunicano dalla regia che ho un minuto e mezzo per procurarmi un orgasmo. Che non e' un problema se non ce la faccio, ma che se perdo l'occasione dovro' aspettare almeno altri due giorni. Che i suoi piedi continueranno a strusciarmi, amorevolmente. E che per mia comodita' ogni trenta secondi arrivera' un aggiornamento sul conto alla rovescia. Ah, mi comunicano anche che il tempo e' gia' partito.

Che scema, un minuto e mezzo! Ce l'avrei fatta in dieci secondi, ma per non fare proprio una figura misera resisto, rallentando e godendomi la situazione, e buco la soglia del minuto. Ma a trenta secondi dalla fine decido che cio' che il mondo ha bisogno e' proprio una voluminosa iniezione di liquido seminale, che mi prodigo a provvedere in gioiosi spruzzi che colpiscono tutto e tutti nel raggio di un metro e mezzo. Non scherzo: ho schizzato vestiti innocenti, che stavano su una sedia poco distante, ho schizzato in terra, ho schizzato lei e me.

Sul finale una doccia e risate. Amo questa donna.

venerdì 19 novembre 2010

Una giornata di servizio

Domenica scorsa abbiamo passato la nostra prima giornata "in ruolo": per tutto il giorno abbiamo giocato a interpretare io il cavalier servente, la figlia del fiume la spoiled brat. E' ovviamente stato un successo!
Non potendo fare una cronaca minuto per minuto, ecco alcuni flash.

Sveglia
Suona la sveglia e voglio morire, come al solito. Pero' mi ricordo che la giornata che ho davanti promette divertimenti, e allora in qualche modo riesco ad uscire dalle coperte. Lascio la figlia del fiume al calduccio, semidormiente, che mi rivolge un'espressione tipo mmmmnnngaaaurgh.
Vado in cucina e comincio a cucinare i pancake. Preparo latte, caffe', succo. Sulla tavola un fiore della pianta di basilico (ehm...), e il nostro salvadanaio a forma di pulcino grasso da cui spunta un foglietto: momento un po' mieloso, due righe in cui le dichiaro il mio amore e la mia disponibilita' a servirla per la giornata.
Vado poi in camera e la sveglio, sulle note di "Sunday Morning" (che oltre ad essere appropriata, era anche stata esplicitamente richiesta la sera prima).