giovedì 22 ottobre 2009

A spada tratta

"Adesso ti metti faccia al muro, all'angolo, e pensi alle tue malefatte di questa settimana."
Cosi', a ciel sereno e senza particolare motivazione. Mi prende di sorpresa, e data la mia proverbiale attitudine al contropiede, accetto senza fiatare.
La sento appena, nell'altra stanza, che traffica. Quando mi arriva alle spalle diventa tutto nero: mi mette il cappuccio ed il mio primo pensiero e' terribile: "non mi sono tagliato i baffi, si vedranno dall'apertura della bocca, devo essere bruttissimo!"
Si', perche' noi abbiamo il melodramma nel sangue.
"Allora, ci hai pensato? Su, dimmi un po'."
Pensarci, a dire il vero, ci ho anche pensato. Che poi, essendo il primo dei miei detrattori, qualcosa da appuntarmi se guardo il mio operato lo trovo sempre: una frase detta con troppa schiettezza e che potrebbe averla offesa, isole di cazzeggio conquistate con relativi sensi di colpa, circonlocuzioni cerebrali complicatissime e peripatetiche. Salvo poi che lei intendeva che non avevo lavato i piatti.
E comunque era una scusa (anche se i piatti ogni tanto li ho saltati per davvero), perche' si vedeva una cosa, di quelle che mi riempiono di gioia: si vedeva che anche lei aveva voglia di giocare, che per me e' sempre un turn on.
E poi mi si appoggia. Avete presente, no? Di solito ad andare "in appoggio" e' l'uomo, che se rispetta le normative europee in materia, qualcosa da far sentire durante l'appoggio ce l'ha. Ecco, ce l'aveva pure lei.
Trattasi del nuovo, fiammante, ed un tantinello temuto, strapon! Oggetto acquistato via internet assieme al altri giocattoli da pervertiti, e' costituito da struttura di tessuto, comoda e sicura, iper regolabile, piena di cinghie, ganci e puleggie (in effetti il risultato fa un po' imbragatura da arrampicata, con buona pace per Reinhold Messner) e, ovviamente, il fallico dong. Che chissa' perche', se e' da usare a mano si chiama dildo e se e' da indossare si chiama dong.
Siamo stati cauti nell'acquisto, ed in effetti la vista dell'intrusore non e' poi cosi' spavenetevole: azzurrino, curvo, piccolino e morbidello.
Finora l'oggetto della disquisizione era comunque rimasto a riposo nell'armadio, buono buono a svernare. Salvo che la Figlia del Fiume si e' ritrovata in vena di spaventarmi.

Sentirmi il coso appoggiato ai lombi fa un certo effetto. Sotto alcuni punti di vista e' un po' rassicurante, diciamo che da' delle certezze. Sotto altri punti di vista, invece, no. Probabilmente proprio a causa delle suddette certezze.
Devo dire che almeno, avendo il cappuccio in testa (che impedisce di vedere, ma non blocca l'accesso alla bocca) quando ha richiesto un pompino non mi sono neanche tanto imbarazzato. Stare in ginocchio davanti a lei (se vogliamo potremmo dire "dall'altra parte del pisello") e' stato... qualcosa. Mi sono sentito in balia, ma anche qualcos'altro: lo stavo facendo per lei, nonostante fosse impegnativo e non ne provassi piacere. Lo facevo perche' me lo chiedeva, ed io accettavo il mio ruolo.
(ok, probabilmente ho troppo in testa le cose che sto leggendo in questi giorni sullo scambio di potere)
Fatto sta che mi sono sentito bene. Volevo dimostrarle quanto ero bravo, quanto riuscivo a trattenere il fiato e ad accoglierlo in gola. Non che fosse poi molto, o molto difficile: e' davvero un cazzillino, morbido e flessibile. Ma comunque mi ci sono impegnato, ed ogni tanto tossivo ed avevo i conati di vomito. Si', come nei porno.

Ad un certo punto mi ha fatto mettere sul divano a pancia in giu', steso attraverso il bracciolo. E li' ho pensato ecco, ci siamo, adesso mi incula.
E invece no, mi ha solo sculacciato. "Solo" per modo di dire, dato che in questi mesi in cui non ho scritto il nostro armamentario di giocattoli si e' arricchito anche di un paddle vero, di legno scuro e decisamente pesante. E pensare che ho insistito io per prenderlo, che coglione che sono a volte.

Diversamente da altre occasioni, la Figlia del Fiume era questa volta decisamente dinamica: sul divano, appoggiato al muro, in piedi. La melodia di base e' rimasta comunque la stessa. Soprattutto il ritmo, diciamo, aveva un che di ossessivo ed incalzante. Ciak ciak.

Ad un certo punto stavo anche un po' partendo di testa: mi stava picchiando con "solo" le mani, con quei colpi profondi e che rimbombano che mi fanno rapidamente abbandonare i lidi della coscienza verso altri, piu' ignoti orizzonti. Ma non mi ci ha fatto arrivare, la stronza, che aveva altri piani.

[continua nel prossimo post]

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