giovedì 5 novembre 2009

Al freddo e al gelo

Stamattina non trovavo i pantaloni. Eppure ieri li indossavo.
Cerca cerca, non sono in camera, e nemmeno nell'armadio. Non sono in lavatrice ne' ad asciugare. Poi ho ricordato: erano su una sedia vicino all'ingresso, ed ora spiego perche'.

Ieri sera faccio tardi al lavoro. Non e' una pratica di cui vado fiero, ma ogni tanto e' ammissibile. Solo che negli ultimi giorni c'erano state davvero davvero poche occasioni per stare con la figlia del fiume, e finalmente avremmo avuto ieri sera un po' di tempo per noi.
Ci sentiamo nel tardo pomeriggio, in chat, e la avviso che ho ancora un po' da fare. Lei mette come tempo massimo per il mio rientro le 8.30 di sera. "Se no sono cazzi" aggiunge. Io rido, lei ride. Ma si', una battuta buttata li'.

E invece non scherzava mica. Io arrivo a casa e la porta e' chiusa. La vedo attraverso i vetri e busso, chiedendo di entrare. Lei invece va alla finestra, la apre (c'era comunque la zanzariera in mezzo) e mi apostrofa: "Lo sai che ore sono?!?" In realta' no, non lo so, sono uscito dal lavoro all'ultimo minuto. Ma non puo' essere tardissimo, in fondo. "Sono le otto e trentanove! Ti avevo avvisato che erano cazzi!"

Dunque. La situazione e' buffa. Da un lato so perfettamente che non puo' essere davvero arrabbiata - non e' da lei. D'altra parte e' una sorta di sfida, o di gioco. Che io accetto, chiaramente.
"Scusa" mormoricchio "non ho l'orologio, il gomito mi fa contatto col ginocchio" ecc ecc. E invece lei niente: il mio umorismo rutilante non fa breccia, faccia di ghiaccio mi ordina "Togliti scarpe, pantaloni e mutande." Poi, in segno di magnanimita' "le calze puoi tenerle".
Piccola nota sulla disposizione spaziale: la porta di casa nostra e' al pian terreno, cosi' come la finestra da cui mi ha parlato. Questa facciata della casa da' su un vicolo privato, e il nostro ingresso assieme ad un piccolo spiazzo e' circondato da una palizzata. Un passante non avrebbe visto niente. Ok. Ma un qualunque spettatore sopraelevato da un'altra casa si'!
Mi guardo intorno perplesso, valutando possibili spioni, valutando il freddo, valutando se mi piace ancora questo gioco. "E allora, muoviti!" Fine valutazioni.

Tolgo tutto e ammonticchio a terra. Lei mi fa cenno di venire alla porta, cosa che faccio, e di colpo realizzo che la combinazione di 1: sopravvenuta erezione 2: impermeabile 3: nudita' sottostante forma il perfetto scenario del maniaco esibizionista da cartolina. Risultato: io rido, lei ride.
Ma dato che lo spettacolo deve continuare, mi chiede di implorarla: scusa, non lo faccio piu', perdono, ecc ecc. Mi inginocchio anche, lei in piedi dietro la porta vetri, io seminudo sotto l'impermeabile al freddo. In quel momento non pensavo piu' ai vicini, chissa' perche'.

Ma poi la figlia del fiume e' la donna piu' buona del mondo e mi fa entrare. Ci abbracciamo, ridiamo, tutti felici e tutto finito.

Eh, no, bello mio. Vieni un po' di la'.
E di la' ad aspettarmi c'era una punizione meno psicologica ma altrettanto efficace: nove minuti di ritardo, nove colpi di paddle. Intensita' media, ma senza riscaldamento - e le mie chiappe gelate l'avrebbero sicuramente necessitato - hanno fatto sicuramente il loro effetto.
Che consiste, peraltro, nel mandarmi direttamente in fase uno: sottomesso e felice.
(sulle mie fasi in sottomissione forse scrivero' un post, forse no, chi puo' dirlo).

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