Post in arretrato, parla di un fatto successo durante una sessione che non ho documentato (purtroppo) e quando ho chiesto alla figlia del fiume di aiutarmi a ricostruire cosa avevamo fatto, lei mi ha guardato con lo sguardo perso nel vuoto tipico di quando il suo cervello ascolta la musica delle alte sfere, da' consigli a Dio, e fa cose troppo trascendenti per badare ai miei piccoli problemi quotidiani. Ovvero: si era dimenticata pure lei.
Peccato, peraltro. Era stata una sessione variegata ed intensa. Cosi' imparo a curare di piu' il blog.
Ma non tutto e' perduto. In particolare un micro episodio, importante a mio parere, me lo ricordo bene. E coinvolge, appunto, il mio povero perineo.
Ero nella posizione che nel linguaggio di Gor e' riferita come Karta: in ginocchio, coscie allargate e tronco orizzontale, fronte a terra e braccia allungate in avanti.
Incredibilmente, mi sentivo bello. Mi sentivo a posto, in sintonia con me stesso, con la figlia del fiume, con il mondo che mi rotolava di sotto e con tutto il microcosmo che furoreggia nella mia vita. La figlia del fiume, per aiutare il mio stato d'illuminazione, si dava da fare con il flogger sulla mia schiena, un po' concentrata su quello che faceva e un po' cazzeggiando, con nonchalance.
Mi vedevo bello, ma soprattutto mi piaceva quello che immaginavo vedesse lei, dall'alto. La schiena incurvata, i capelli che a coprirmi completamente il volto, la pelle che si arrossa piano piano.
Ora, chiunque abbia maneggiato un flogger sa perfettamente perche' viene chiamato anche gatto a nove code. Anzi, in realta', se fossero davvero un mazzo di code di gatto, con tanto di felini attaccati, probabilmente sarebbe un po' piu' controllabile. Fatto sta che dai e uno, dai e due, alla fine e' arrivato un colpo proprio in mezzo, con la classica frustata di ritorno di quando l'estremita' percuotente fa la curva e si avviluppa. Secco, centrale, sul perineo. Un male. Ma davvero, o' mio caro lettore, tu ridi, ti vedo che almeno sorridi, ma non hai idea: un male!
Reazione istintiva: mi ripiego in posizione fetale coprendo la parte offesa (ma tanto e' tardi ormai per difendersi), emetto uno strozzato "urgh", e non mi muovo piu'.
La figlia del fiume, ovviamente costernata, si profluve (profluve? si dira'?) di scuse, cerca di dedurre il mio stato di salute fisica e mentale, ed insomma fa quel che puo' davanti al guaio.
E' a questo punto che ho la netta sensazione che davanti a me ci sia una linea. Volendo, potrei chiedere di interrompere il gioco, non importa, capitano piccoli inconvenienti. O potrei dire una parola di sicurezza, tanto per far capire: va bene tutto, ma non osare avvicinarti piu' a me con quel coso fronzuto, almeno per oggi.
Invece, con lentezza dettata piu' che altro dallo shock ancora fresco, ed in silenzio - che potevo dire? - torno in posizione. Non dico nulla e torno in posizione, fronte a terra, di nuovo esposto. Alla sua merce' esattamente come prima.
Perche' sentivo che mi dovevo fidare, e che soprattutto dovevo farlo sentire anche a lei che mi fidavo ancora, stranamente forse ancora di piu'. Ed anche perche' era eccitante, dannatamente eccitante, rimettersi in pericolo, ricominciare a giocare con qualcosa che ti ha appena scottato.
Ricordo poi di averne prese tante, ma tante davvero. E di avere pure chiesto di averne ancora, fino all'insensibilita', fino allo sfinimento, fino a non controllare piu' corpo, respiro e imbottitura. Memorabile (paccato che abbiamo questa memoria da pesci rossi, sia io che lei).
Nota finale. Adesso, scrivendone, mi rendo conto di un'altra cosa: non c'e' masturbazione che possa appagare questo desiderio, che adesso sento forte come non sentivo da tempo. Figlia del fiume dove sei?
(risposta: lontana. Ci rivedremo poco prima di Natale. Uffa.)
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