mercoledì 25 novembre 2009

Il mio povero perineo (recuperare un imprevisto e restare in gioco)

Post in arretrato, parla di un fatto successo durante una sessione che non ho documentato (purtroppo) e quando ho chiesto alla figlia del fiume di aiutarmi a ricostruire cosa avevamo fatto, lei mi ha guardato con lo sguardo perso nel vuoto tipico di quando il suo cervello ascolta la musica delle alte sfere, da' consigli a Dio, e fa cose troppo trascendenti per badare ai miei piccoli problemi quotidiani. Ovvero: si era dimenticata pure lei.
Peccato, peraltro. Era stata una sessione variegata ed intensa. Cosi' imparo a curare di piu' il blog.
Ma non tutto e' perduto. In particolare un micro episodio, importante a mio parere, me lo ricordo bene. E coinvolge, appunto, il mio povero perineo.

sabato 14 novembre 2009

Goodnight kiss

Questi giorni sono stati un po' agrodolci: la figlia del fiume ed io stiamo per separarci e per circa un mese dovremo fare a meno l'uno dell'altra, ci rivedremo solo a ridosso di Natale.
Come c'era da aspettarsi, il livello di affetto, coccole e dolcezza e' salito a mille, una roba da rischiare carie e diabete. Ne sono, in effetti, molto felice (essendo io il re della smanceria).
Un interessante sottoprodotto dell'innalzato livello di affetto e' stato la nascita di una sorta di "tradizione istantanea", ovvero di una cosa cominciata per caso e che poi a furor di popolo si e' ripetuta nei giorni successivi.
Tutto ebbe inizio nella notte dei tempi, tre giorni fa: eravamo a letto pronti per dormire ed io, preso da un'impeto di amore, mi sono infilato sotto le coperte, mi sono fatto strada fin verso le morbide estremita' della mia bella ed ho cominciato a coprirle di bacetti e carezze.
E' stato strano e catartico: essere al buio, vicinissimo all'oggetto di un desiderio di cui un po' mi vergogno, senza vedere niente, senza sentire niente, solo caldo e pelle e trasporto...


La figlia del fiume ha abbastanza apprezzato l'esperienza. A dirla tutta ha apprezzato cosi' tanto da chiedermi, il giorno dopo, di ripeterla. E il giorno dopo ancora. Stasera, nostra ultima notte assieme, sara' la quarta volta.
Situazione interessante: non e' qualcosa di espressamente sessuale, ma non e' neppure una coccola innocente. E' fatta con amore, ma soggiace un trasporto decisamente carnale.
Ieri sera l'ho attesa gia' in posizione, infilato completamente come un baco ai piedi del letto, sotto le coperte: attendevo al buio, paziente, mentre l'aria si riscaldava. Attendevo che lei arrivasse, che si infilasse in quel bozzolo scuro. Credo che Freud ci andrebbe a nozze: la similitudine con l'utero materno, il desiderio che sposta il proprio mezzo di trasmissione dalla vista all'odore ed al sapore, non potersi ne' volersi parlare.

E comunque e' stato proprio divertente.

mercoledì 11 novembre 2009

Why don't you do right...

Dai e dai, che prima o poi sarebbe successo di nuovo lo sapevamo: la figlia del fiume mi aveva annunciato di avere qualcosa in serbo, e dato che nelle ultime settimane si e' parlato parecchio di un certo strapon (molto piu' di quanto se ne sia parlato su questo blog, mi scuso con i lettori) pensavo che la serata mi avrebbe visto trafitto a mo' di polletto sullo spiedo.
Invece, giunti al dunque, mi ha chiesto se me la sentissi e non fossi troppo stanco, visto che per la sessione avrei dovuto rivestire un ruolo decisamente attivo.
Considerazione che mi ha lasciato un po' perplesso, dato che essere penetrati e' l'attivita' passiva per eccellenza. Ma la figlia del fiume non smette di prendermi in contropiede, e mi manda a farmi la barba. I piu' svelti hanno gia' capito dove andiamo a parare, per i piu' lenti metto una foto...
Ebbene si', trattasi della terribile femminilizzazione!
In realta', niente di nuovo sul fronte: ci eravamo gia' passati, ma bisogna dire che mai in maniera cosi'... professionale.
Step 1: rasatura. La figlia del fiume valuta sia sufficiente fare solo il pelo, io sarei andato anche per il contropelo ma tant'e'.
Step 2: trucco e parrucco. Nell'ordine: cipria, fondotinta, fard, mascara, ombretto, rossetto, molletta per capelli
Step 3: biancheria. Un decisamente poco generoso perizoma che mi ha causato piu' che altro problemi al settore anteriore, data la pochezza di spazio. Reggiseno imbottito di due belle calze usate, per dare un colpo al cerchio ed uno al feticismo.
Step 4: collant (che anche se indoor siamo comunque in inverno) e magliettina atta a coprire il pelame pettorale/bracciale (nel senso dei peli sulle braccia)(ma si potra' dire bracciale?)
Step 5: vestiti. Tutta una serie di abiti succinti, con declinazioni varie da casa nella prateria a signorotta/casalinga disperata a cocktail party a... Jessica Rabbit. Piu' un boa di piume nere, comprato giusto giusto per Halloween. Il tutto accompagnato da un paio di ballerine tanto carucce, con poco poco tacco, una meraviglia da portare - non fosse che erano due numeri buoni piu' piccole della mia taglia
Step 6: foto, foto in posa, foto al naturale, foto in piedi, foto seduto (seduta?), foto da non poterne piu', foto da rischiare di diventare vanitosi
Step 7: video. No, non esiste la benche' minima possibilita' che vengano divulgati sulla rete, portate pazienza. Basti sapere che, rispettando i cliche', ho dovuto ballare su due canzoni degli Abba, e che il gran finale e' stata una mia personalissima e sensualissima rivisitazione di "Why don't you do right...", successo di Peggy Lee che pero' e' decisamente piu' noto per la versione di Jessica Rabbit. Ho fatto anche questo, non ci crederete ma ho fatto anche questo, gambina strusciata e sinuosita' comprese.

Pagella dell'evento: divertente, un po' faticoso, non erotico - ma sarebbe bastato poco sforzo in tal senso, volendo. La femminilizzazione non e' tra le mie fantasie primarie, ma lo faccio volentieri, anche solo per gli sguardi fieri/innamorati che la figlia del fiume mi rivolgeva. E poi lei e' contenta perche', anche contro la mia volonta', finisco per diventare un po' vanitoso. Cosa non si fa per amore!

giovedì 5 novembre 2009

Al freddo e al gelo

Stamattina non trovavo i pantaloni. Eppure ieri li indossavo.
Cerca cerca, non sono in camera, e nemmeno nell'armadio. Non sono in lavatrice ne' ad asciugare. Poi ho ricordato: erano su una sedia vicino all'ingresso, ed ora spiego perche'.

Ieri sera faccio tardi al lavoro. Non e' una pratica di cui vado fiero, ma ogni tanto e' ammissibile. Solo che negli ultimi giorni c'erano state davvero davvero poche occasioni per stare con la figlia del fiume, e finalmente avremmo avuto ieri sera un po' di tempo per noi.
Ci sentiamo nel tardo pomeriggio, in chat, e la avviso che ho ancora un po' da fare. Lei mette come tempo massimo per il mio rientro le 8.30 di sera. "Se no sono cazzi" aggiunge. Io rido, lei ride. Ma si', una battuta buttata li'.

E invece non scherzava mica. Io arrivo a casa e la porta e' chiusa. La vedo attraverso i vetri e busso, chiedendo di entrare. Lei invece va alla finestra, la apre (c'era comunque la zanzariera in mezzo) e mi apostrofa: "Lo sai che ore sono?!?" In realta' no, non lo so, sono uscito dal lavoro all'ultimo minuto. Ma non puo' essere tardissimo, in fondo. "Sono le otto e trentanove! Ti avevo avvisato che erano cazzi!"

Dunque. La situazione e' buffa. Da un lato so perfettamente che non puo' essere davvero arrabbiata - non e' da lei. D'altra parte e' una sorta di sfida, o di gioco. Che io accetto, chiaramente.
"Scusa" mormoricchio "non ho l'orologio, il gomito mi fa contatto col ginocchio" ecc ecc. E invece lei niente: il mio umorismo rutilante non fa breccia, faccia di ghiaccio mi ordina "Togliti scarpe, pantaloni e mutande." Poi, in segno di magnanimita' "le calze puoi tenerle".
Piccola nota sulla disposizione spaziale: la porta di casa nostra e' al pian terreno, cosi' come la finestra da cui mi ha parlato. Questa facciata della casa da' su un vicolo privato, e il nostro ingresso assieme ad un piccolo spiazzo e' circondato da una palizzata. Un passante non avrebbe visto niente. Ok. Ma un qualunque spettatore sopraelevato da un'altra casa si'!
Mi guardo intorno perplesso, valutando possibili spioni, valutando il freddo, valutando se mi piace ancora questo gioco. "E allora, muoviti!" Fine valutazioni.

Tolgo tutto e ammonticchio a terra. Lei mi fa cenno di venire alla porta, cosa che faccio, e di colpo realizzo che la combinazione di 1: sopravvenuta erezione 2: impermeabile 3: nudita' sottostante forma il perfetto scenario del maniaco esibizionista da cartolina. Risultato: io rido, lei ride.
Ma dato che lo spettacolo deve continuare, mi chiede di implorarla: scusa, non lo faccio piu', perdono, ecc ecc. Mi inginocchio anche, lei in piedi dietro la porta vetri, io seminudo sotto l'impermeabile al freddo. In quel momento non pensavo piu' ai vicini, chissa' perche'.

Ma poi la figlia del fiume e' la donna piu' buona del mondo e mi fa entrare. Ci abbracciamo, ridiamo, tutti felici e tutto finito.

Eh, no, bello mio. Vieni un po' di la'.
E di la' ad aspettarmi c'era una punizione meno psicologica ma altrettanto efficace: nove minuti di ritardo, nove colpi di paddle. Intensita' media, ma senza riscaldamento - e le mie chiappe gelate l'avrebbero sicuramente necessitato - hanno fatto sicuramente il loro effetto.
Che consiste, peraltro, nel mandarmi direttamente in fase uno: sottomesso e felice.
(sulle mie fasi in sottomissione forse scrivero' un post, forse no, chi puo' dirlo).