giovedì 28 maggio 2009

Puntaspilli

La consegna di martedì sera diceva:
[...] inoltre ti concedo un orgasmo, che però vorrei raggiungessi stando sul letto di chiodi
Il letto di chiodi. Oggetto d'arredamento abbastanza bizzarro, ha fatto la sua comparsa in casa mia circa un anno fa, durante un periodo in cui mi interessavo alla cosiddetta "arte di strada", ed in particolare (chissà perchè...) ero stato attratto dal fachirismo.
Del periodo mi rimangono un po' di ricordi, qualche abilità acquisita e, appunto, il letto. Più che un letto è un cuscino: una tavola 50x60 da cui spunta una bella pletora di punte, tutte rigorosamente vere e non limate, così come le ho comprate dal ferramenta.
Stare sul letto di chiodi è prima di tutto questione di forza di volontà: in secondo luogo di tecnica, ma prima di tutto di forza di volontà. Il tuo corpo tenderà a darti di gomito e a dirti ehi, bello, guarda che qui mi stanno bucherellando, spostatiiiiiiii!
E tu, niente.
Allora lui insisterà, con veemenza. E tu: niente.
Fino a che non trovi il tuo equilibrio interiore, il tuo cervello emette sufficienti endorfine, e tutti si vive contenti.
Poi ci sono alcuni trucchi per distribuire meglio il peso, ma è poca roba.

Non salivo sul letto da tempo. Mesi. Fa parte di quel bagaglio di passioni che percorro fino ad un limite, sottile ma netto, oltre il quale perdo interesse. O meglio: vengo distratto da nuove passioni.
Tiro fuori la tavola, stendo sopra un asciugamano (misericordiosa concessione della figlia del fiume) e prendo posizione, appoggiandoci la schiena.
Fa male.
Non lo ricordavo così doloroso. Fa male e attira le mie attenzioni, le mie forze.
Il piano era di salire, assestarmi e fare con calma, godendo sia gli aspetti fisici - per come erano andate le cose martedì (descritte nei precedenti due post) avevo avuto occasione di darle un orgasmo, ma io ero rimasto a secco, e mi trovavo decisamente su di giri - che quelli psicologici, legati allo stare soffrendo perchè così lei aveva voluto.
I piani, d'altra parte, sono fatti per essere cambiati.
Sono salito sulla tavola con una mezza erezione, preventiva. Dopo pochi secondi di chiodi la mia virilità ha serenamente deciso di andarsene, annegata dall'eccessiva quantità di stimoli.
Intanto il dolore sale. È normale che lo faccia, ma ciò non aiuta.
Saggiamente, faccio la cosa sbagliata.
Avrei dovuto concedermi tempo, non pensare all'orgasmo, permettere al mio corpo di abituarsi. E invece mi sono fiondato sulle zone basse, cercando di vincere la gara degli stimoli, resistendo al dolore alla schiena stringendo i denti.
Ravana ravana, qualcosa ho ottenuto. Ovvio: un paio di giorni di astinenza, il cervello ancora pieno del meraviglioso incontro con la figlia del fiume, il fatto che bene o male il mio corpo ormai lo conosco.
Ma è stato lontano dall'essere un'esperienza soddisfacente. Troppi stimoli, tutti assieme: lentamente stava montando un'erezione, cercavo di darmi il tempo, soffiare sul fuocherello per farlo crescere senza spegnersi. E sono venuto.
Sono certo che i maschietti lettori capiranno, capita a tutti qualche volta: avere un orgasmo con un'erezione parziale è lontano dall'essere quella sconvolgente e pervasiva esperienza che ti stura vene e sinapsi.
Ma tant'è: probabilmente il mio corpo ha concluso che quella fosse la via più breve per far cessare il dolore.
Risultato finale: io un po' bucherellato, umidiccio ma non soddisfatto, a rialzarmi a fatica.
Spero almeno che, se capiterà ancora, farò tesoro di questa prima esperienza.

mercoledì 27 maggio 2009

Il peso dell'amore 2/2

Dopo i vari strapazzamenti appena subiti (vedi post precedente) la figlia del fiume ha ben pensato di farmi stendere sulla pancia, ed occuparsi del lato B.
Giusto per dare un bel calcio alla mia coscienza e spingerla giù dal dirupo del "panico felice" (lo so, continuo ad aggiungere concetti senza spiegare niente, portate pazienza che arriverà il momento per tutto) proprio come nel famoso video dei Cure, la figlia del fiume decide bene di giocare con il senso di anticipazione e, prima di fare qualunque cosa, vedo un bel piedino che striscia fin davanti alla mia faccia.
Di base avrei dovuto aspettare un ordine, un invito, qualcosa. Di base, certo. Cosa che non ho fatto, iniziando subito (non dico avventandomi, che sembra volgare) a baciare, leccare, succhiare quel che capitava a tiro. Intanto lei, seduta sul letto a fianco a me, comincia con dolcezza a darmi qualche colpo.
La combinazione di posizione sottomessa, stimoli feticistici e masochistici è letale, e mi fa perdere ogni sembianza di dignità. Dirò di più: di pensiero. Appunto, panico felice.
Dopo un po', in cerca di una presa più comoda, la figlia del fiume pensa bene di sedersi sulla mia schiena, poggiandomi il suo regal culetto direttamente sulle spalle, in modo da potersi dedicare con calma e precisione all'arrossamento del mio, di regal culetto.
Fa anche la comparsa un nuovo strumento, che poi nuovissimo non è: una delle sue ciabatte da casa, completamente di gomma, di quelle da piscina.
L'impatto è piacevole e del tutto rassicurante: area larghissima, materiale gommoso, forza usata non eccessiva. Però è carino, ed apprezzo l'enorme passo in avanti che le fa allentare la presa sulla (a mio parere eccessiva) attenzione all'igiene. Perchè sai, le ciabatte sono sempre in terra, polvere, eccetera.

La battitura continua così, serena, alternando un po' le posizioni, graziando ogni tanto il mio lato podofilo, e creando una situazione del tutto godibile e non provante, che avrei continuato a subire per ore, fosse dipeso da me.
Ma lei aveva altri piani.
Per segnare il cambio di tono, o forse per premiarmi (soggiogarmi?) mi porge da baciare la suola della ciabatta. Che io bacio all'istante, senza pensare. E lei un po' stupita, un po' divertita, "e la bacia pure...!"
Ovviamente le dinamiche del feticismo e dell'umiliazione devono ancora un po' entrare nella nostra coppia :-)

Non so se fosse il suo obiettivo iniziale o l'abbia pensato strada facendo, mi chiede a questo punto se me la sento di subire anche il paddle. Trattasi del paddlelino, di cui ho già raccontato in passato, che come strumento ad impatto (thudder) a me piace molto. Ed infatti come si fa a dire di no?
Ripetendo una dinamica che avevo già subito un paio di settimane fa, ha cominciato a colpirmi da subito con un ritmo rilassato ma regolare, dando colpi solidi che restavano in posizione, trasmettendo in profondità l'impatto. Tenendo il ritmo, ha aspettato che la meccanica facesse il suo corso, e che lentamente la mia resistenza calasse.
Mano a mano che il bruciore del mio fondoschiena risaliva e si espandeva ho preso coscienza di quando fossi veramente intrappolato: la figlia del fiume è più pesante di me, ed avrei fatto fatica a scrollarla via anche se fosse semplicemente rimasta immobile, a peso morto. Che non era esattamente quello che stava succedendo: un po' mi divincolavo, un po' scalciavo, ma lei mi teneva ben fermo, in posizione.
E intanto il ritmo aumentava, assieme all'intensità dei colpi.
Il sentirmi bloccato e senza controllo mi ha spaventato. Non tanto, e non in una maniera cattiva. Ma mi sono sentito per un momento un animale in trappola. A questo punto è successa una cosa inattesa: ho sentito aprirsi una crepa.

È difficile descrivere l'esatta natura della crepa, e cosa ci avrei trovato al di là. Ma è stata una sensazione netta, non confondibile: stava succedendo qualcosa. In quel momento, con la donna di cui sono innamorato seduta su di me che mi blocca e scarica sulla mia pelle almeno la sua forza, non so se anche le sue ansie e nevrosi, ecco in quel momento ho sentito di aver varcato un certo tipo di confine. Qualcosa di nuovo, di inaspettato, come aver messo per la prima volta un piede nell'oceano dopo anni di Cesenatico.

E poi subito è finito. Io ho cominciato a dare evidenti segni di cedimento, e lei mi ha detto (senza peraltro fermarsi) che se volevo che smettesse dovevo chiederglielo. Il tutto con un tono da dominante, e la mia richiesta sarebbe stata un'ammissione di debolezza, di sottomissione. Certo. Ma così facendo mi aveva ridato il controllo.
In questo momento, a freddo, non so cosa volessi, cosa avrei preferito. Mi ricordo benissimo quanto facesse male. Ma mi ricordo anche la crepa. Non so. Temo di essere un po' confuso a riguardo.

Dopo che mi ha detto che avrei potuto interromperla, il tono è cambiato. A quel punto è diventata una sfida a cercare di resistere il più possibile (di nuovo, schiavo-macho). Di rito, come succede e come è giusto, una volta portato al limite di sopportazione, una volta che mi ha fatto chiederle di fermarsi, una, due volte, giusto per essere sicura, mi ha dato poi ancora qualche colpo, cinque se non ricordo male, forti ed in successione.

E poi ho dovuto riprendere fiato.

Il peso dell'amore 1/2

L'ultimo weekend passato con la figlia del fiume è stato fantastico: un idillio d'amore e sentimentalismo da farsi venire il diabete. Che ci volete fare: ci amiamo.
Ma passiamo alla parte scabrosa.
Ieri mattina la figlia del fiume decide di chiudere "certe questioni": una scusa vale l'altra per giocare (non che servano, in realtà). Questa volta dovevamo pareggiare i conti per numero due mie mancanze:
  1. averle rovesciato dell'acqua nella schiena, a tradimento. Ed aver poi schivato, con riflessi da lince, quella che lei mi ha rilanciato indietro. Ah ah. Lince.
    E comunque fa ormai caldo, non ci credo che le abbia dato fastidio. La sensazione. Credo che si sia irritata per l'invasione dello spazio privato. Ma in fondo era uno scherzo e anche lei non era davvero arrabbiata;
  2. non averle parlato con franchezza la settimana scorsa, cosa che ha portato ad una situazione un po' imbarazzante ed un po' di disagio. Ogni tanto sono timido, ed ogni tanto è giusto che mi venga ricordato che non è proprio il caso.
Due mancanze, comunque, relativamente piccole. Infatti il tutto è stato molto giocoso.
Come prima cosa, mi ha fatto stendere un tappetino per terra, e me sopra il tappetino. Poi, graziandomi della fantastica prospettiva, ha cominciato a camminarmi intorno ed a saggiare il terreno: mi accarezzava coi piedi, applicando un po' di pressione, premendo, schiacciando e tastando zone varie, a seconda del desiderio del momento.

È in effetti passato un bel po' di tempo dall'ultima volta che avevamo giocato col calpestamento - mi spiace per i motori di ricerca, ma non dirò trampling (o' basta là, l'ho detto). Devo purtroppo ammettere che sono fuori allenamento: solite scuse, vita piena e diverse priorità. La verità è che, ancora a capodanno, la figlia del fiume camminava allegra su sostanzialmente tutto il mio corpo, senza troppi problemi. Ieri non ha funzionato, e mi trovavo a mugugnare e lamentarmi per una piccolissima passeggiata sul petto.
Ovviamente non le ho chiesto di smettere (macho-slave), lei ha giocato un po', ma la cosa non si è protratta a lungo. Da qui, l'imperativo per il prossimo futuro: cominciare a fare esercizi fisici, per sostenere il dolce peso della mia dolce bella.

Ma mi sono perso via.
Dopo un piccolo salto nel mondo del calpestamento, mi ritrovo chissà come con lei seduta sul mio sterno, che mi blocca e (cito) "questi sono per l'acqua". E giù di ceffoni.
No, va bene, non mi ha gonfiato. Anzi, ha sempre solo colpito di mandritto e con dolcezza. Ma gli schiaffi hanno questo potere fantastico, di farti cadere molto rapidamente in modalità sottomesso: prima ero il fidanzato che gioca con la fidanzata in maniera un po' kinky, dopo la prima salva di schiaffi ero il sottomesso adorante, in attesa e a disposizione. Magia delle percussioni.

La prosecuzione nel prossimo post.

sabato 23 maggio 2009

In these shoes...?

La consegna del giorno recita testualmente:
[...] puoi venire però solo [...] guardandoti allo specchio. possibilmente lo specchio di camera tua. in piedi. indossando i miei sandali col tacco. occhio a non perdere l'equilibrio :P

Cosa che ho fatto: non sia mai che io disubbidisca...
Il risultato è minimamente ritratto qui sotto.


Mi sono sentito, lo confesso, molto Dr. Frank-n-Furter.
Lati positivi: è stato divertente. Qualche tempo fa avevo già provato le scarpe a tacchi alti di una mia amica così, per ridere. E ho riso anche questa volta.
Lati negativi: ora mi sembra di aver in qualche modo violato i suoi sandali. Non sono più un elemento della sua femminilità, qui e concreto, ma solo uno dei tanti giocattoli.

venerdì 22 maggio 2009

Calendario: una spiegazione

In alcuni post ho accennato al calendario ed al colore dei giorni, senza mai spiegare cosa sia: credo che ora sia giunto il momento.

Tutto nacque alcuni mesi fa, intorno a novembre/dicembre dell'anno scorso. Il problema a cui cercavamo di dare una soluzione era l'eccessivo ammontare di tempo che passavo su internet, navigando per siti porno, masturbandomi ed avvolgendomi in una spirale di autocommiserazione.
Spirale, in quanto il tempo perso sulla rete mi generava senso di colpa, che a sua volta influiva sull'umore, che accentuava il mio desiderio di punizione, che mi spingeva a cercare nuomo materiale bdsm, perdendo quindi altro tempo ecc ecc.
Il tutto ovviamente alimentato dal fatto che la figlia del fiume ed io viviamo in città diverse, e ci vediamo appena possibile, ma non certamente tutti i giorni.

Dopo essermi confidato con la figlia del fiume - vi risparmio i dettagli sulla fatica del vincere l'imbarazzo, le incomprensioni, le aspettative disilluse et similia - siamo giunti a formulare il calendario, ovvero una tabella di marcia che regola le mie attività masturbatorie e di pornsurfing. L'obiettivo naturalmente non è la castità, ma piuttosto aiutarmi a trovare un equilibrio. Il tutto ovviamente ha anche delle pesanti ripercussioni in termini del rapporto dominanza/sottomissione (che la figlia del fiume non sembra cogliere...)

Ogni giorno ha il suo colore:
  • giorno rosso: temutissimo, è una giornata in cui mi sono interdetti sia la navigazione pornografica sia il raggiungimento dell'orgasmo;
  • giorno verdone: concesso un orgasmo, ma niente web;
  • giorno giallo: niente orgasmo, ma è concessa la navigazione. Colore pericoloso: non avendo limiti di tempo, e proprio perchè non posso raggiungere l'orgasmo, mi è capitato di esagerare e passare comunque molte ore sulla rete, in uno stato di costante semieccitazione;
  • giorno lilla: posso venire solo se faccio quanto mi viene chiesto (è in assoluto il giorno che preferisco). Non ci sono indicazioni specifiche per la navigazione sul web. Spesso dopo i giorni lilla scrivo dei report qui sul blog, ma non ho consegne specifiche a riguardo;
  • giorno verde chiaro: ho piena libertà sia in fatto di orgasmi che di materiale porno. Contrariamente a quanto si possa pensare, anche questa è una giornata temuta: sono in autogestione, che non è proprio il mio forte. Ogni tanto mi capita ancora di esagerare;
  • giorno bianco: capita, a volte, anche questo. Il calendario viene infatti compilato giorno per giorno, e a volte la figlia del fiume non può darmi indicazioni, o non ne ha voglia, o se ne dimentica. È forse questo il giorno che temo maggiormente, perchè mi fa sentire trascurato. Un po', non tanto, non sono un maniaco delle attenzioni. Però fa parte del rituale: ogni mattina accendo il pc, controllo le notizie, la posta, i siti che solitamente tengo d'occhio, e il calendario. Se lo trovo bianco perdo un colpo, e riparto un po' in salita.
    Peraltro la regola è che il giorno bianco va considerato giallo, e se non mi sta bene devo chiedere. Però è una consolazione da poco.

venerdì 15 maggio 2009

Solerte e appiccicaticcio (2/2)

Tutto parte dal sogno di cui ho raccontato nel post precedente, in cui la figlia del fiume mi possedeva con uno strapon a smorzacandela (smorzacandela la posizione, non lo strapon).
Avendo io in qualche modo ereditato i suoi giocattoli erotici, capita che sia in possesso di un pestello bacardi, rosso e leggermente ruvido al tatto, che per l'occasione si è rivelato particolarmente adatto.
Come prima cosa, dopo aver preparato gli strumenti del caso, mi sono bendato: non tanto per l'autoimbarazzo - che comunque un po' c'è - ma soprattutto perchè avevo bisogno di concentrarmi sulle sensazioni tattili (anni di onanismo pornografico mi hanno alla fine rovinato :-D).
Avrei, ovviamente, potuto semplicemente chiudere gli occhi, ma avevo comunque voglia di sentire un po' di costrizione, di sentire che, anche volendo, non avrei potuto vedere.
E poi mi ritrovo lì, in ginocchio, mentre tengo bloccata tra i piedi l'estremità larga del pestello, e mentre l'altra estremità si fa strada lentamente tra le mie rosee carni.
È una sensazione strana: devo andare piano, se appena mi muovo troppo rapidamente mi sento sovrastimolato e dà fastidio, forse a causa della superficie un po' ruvida del pestello. Riesco a tratti però a trovare il mio ritmo, e comincio a provare un certo piacere.
Poi, come sempre, da cosa nasce cosa, e dato che ho le mani libere comincio a toccarmi.

Chiaramente è un po' tutto un esperimento, e come tutti gli esperimenti per un po' le cose vanno bene, ma spesso il rischio è di perdere il controllo: sensorialmente sovraccaricato, mentre si forma il mio orgasmo perdo il passo, lo recupero, e poi lo perdo di nuovo. Cerco di trovare una posizione che mi consenta con un unico movimento pelvico di avere la sensazione del "trenino", di penetrarmi cioè le mani e contemporaneamente di farmi penetrare, senza peraltro trovarla rompendo il ritmo. Ma sono dettagli, e poi non dura molto: dopo poco vengo, in maniera disordinata e scomposta, macchiando un po' dappertutto ed accasciandomi su me stesso, anche in preda a qualche crampo alle gambe per la posizione tenuta troppo a lungo.

È sempre eccitante quando mi lascia dei compiti sul calendario. E credo che anche lei sia eccitata dalla cosa, o almeno compiaciuta. Mi chiedo come sarebbe se mi desse ordini più specifici, finora è sempre stata abbastanza vaga, lasciando a me i dettagli.
Vedremo.

giovedì 14 maggio 2009

Solerte e appiccicaticcio (1/2)

Pare che la figlia del fiume sia affascinata dall'idea della penetrazione. In particolare, di quella in cui io sono la parte passiva.
Non so se questa sua inclinazione sia attribuibile ad un desiderio di farmi condividere la gioia dell'esperienza, o se sia invece una forma di vendetta verso quel genere maschile che per anni gliela ha dolorosamente imposta - non sto qui a raccontarvi i fatti suoi, ma diciamo che ha avuto un rapporto controverso con la penetrazione, che per fortuna pare si sia risolto tra di noi.
Fatto sta che il calendario di oggi segna lilla: "visto che l'hai sognato... riprendiamo il discorso 'inserzioni'" [sic]

Premessa: è vero, l'ho sognato. Sogno convulso e sessuale, frutto di alcuni giorni di castità forzata (dagli eventi esterni, non dalla vita kinky) che hanno trasformato i miei sogni in un turbinio di erotismo, immagini fantastiche e situazioni surreali. In una di queste lei, munita di vigoroso strapon nero, mi forzava con decisione ad immolarmici, asserendo che si era stufata di tergiversare - lo strapon torna periodicamente nei nostri discorsi, ma per il momento resta una fantasia pour parler.
Peraltro nel sogno non sono sicuro che concludessimo (anche se sicuramente iniziavamo...) perchè c'erano interruzioni ed eventi a disturbarci. Niente correlato, comunque.

La versione ufficiale (quella a cui ha creduto finora la figlia del fiume) è che l'ultima volta che ho provato a giocare con la penetrazione, alcune settimane fa, mi ero fatto un po' male - a causa dell'ovvio miscuglio di tensioni, disagio, inesperienza - e la cosa era morta lì. Quello che invece lei non sa è che già alcune volte avevo ripreso il discorso: coi miei tempi, a seconda dell'ispirazione, per godermelo.
Così stasera credo di aver adempiuto alle richeste con una certa bravura...
Il resto nel prossimo post, che ora è tardi e sono a pezzi.

giovedì 7 maggio 2009

Non sono pazzoooooooo!

Piccolo report di una scena giocata a casa mia martedì mattina.
Out of the blue, la figlia del fiume chiede se mi va di essere legato. Di solito sono io quello che annoda le corde, ma accetto di buon grado, e dopo poco mi trovo insalamato in un karada abbastanza piacevole: la senzazione del bloccaggio è molto bella, è una sorta di abbraccio intenso. Comunque, niente fuochi d'artificio: dopo poco mi slega, temo che il bondage sia un po' troppo tecnico per lei, è stato divertente ma poi morta lì.
Peccato, le dico, era divertente non potersi muovere. Già, commenta lei. Già, commento io. E sorride.
Pochi secondi dopo avevo addosso la mia bellissima camicia di forza: quando si parla di abbracci, è decisamente il massimo...
Mi butta sul letto e gioca un po' col mio corpo: mi soffoca, mi stuzzica. Dal canto mio non sono particolarmente in grado di nascondere l'eccitazione, anche perchè la metà inferiore del mio corpo è nuda ed esposta alle intemperie :-)
Riprende quindi l'antica pratica dell'allenamento all'apnea: lei si siede sulla mia faccia con sempre maggior peso, fino a soffocarmi, e stando in posizione per intervalli di tempo crescenti. Che combinato alla mia bassissima resistenza fisica, creano un bel miscuglio di eccitazione, senso di impotenza ed un pizzico di paura.
Starle sotto è in assoluto una delle cose che preferisco: non solo quando è nuda (che dà un tono decisamente sessuale all'esperienza), anche attraverso il velo dei vestiti, sentire il suo peso addosso mi dà sicurezza, mi fa sentire al mio posto.

Ogni tanto fantastico sulla possibilità di comprare o costruire una smoterbox e farmi usare per, che so, un pomeriggio intero, mentre lei è soprappensiero a preparare scartoffie. Ma sto divagando.

Giochicchiando, come al solito, ci si fa prendere un po' la mano: so solo che dopo poco lei mi è a cavalcioni sulla faccia e si dà da fare con vari giocattolini per trarre il massimo piacere dalla situazione. E io niente! Poverino, costretto a vedere da così vicino lo spettacolo, e senza poter intervenire: nel frattempo ero stato imbavagliato, apprezzavo ogni dettaglio ma non potevo fare nulla! Maledetta!

domenica 3 maggio 2009

breakthrough (3/3): tanto tuonò...

Esco dal bagno con l'idea di togliermi gli abiti femminili e tornare pacifico alla vita di prima, quando sento una spazzola impattarmi su un gluteo. Mi volto e vedo la figlia del fiume che ridacchia, mentre mi riconduce in camera da letto.
Mi fa mettere in ginocchio e con il petto appoggiato al letto. Alza il vestito ed abbassa collant e mutandine - l'atto di essere spogliati è sempre eccitante, come i titoli di testa per un film attesissimo, allunga l'inizio pur essendo già iniziato.
Non sapevo esattamente cosa aspettarmi, e quando la sua dolce manina ha impattato per la prima volta sul mio fondoschiena sono rimasto sorpreso: un colpo deciso, profondo, dato con fermezza.
Dopo il primo ne arrivano altri: si sente la forza fisica, il trasporto, l'impegno che mette in ogni singola botta. Mi scuote e mi fa ondeggiare, e si sente che non si sta tirando indietro, che fin da subito non si risparmia.
Arrivano colpi con una certa regolarità, alternando tra mani nude e spazzola (che in questo momento fa meno male, ho la sensazione che tenga il polso molle e l'energia del colpo non si scarichi tutta su di me ma se ne prenda un po' anche lei...). Dopo poco comincio a contorcermi, e per tenermi fermo mi monta a cavalcioni, sedendosi sulla mia schiena: a quel punto sono bloccato, dovrei fare davvero forza per scrollarmela, e comincio a non essere più nello stato mentale per coordinare così bene le mie azioni. Intanto l'avevo sentita trafficare con la macchina fotografica, avevo visto qualche flash, ed ora ho la sensazione che tenga la macchina fissa, continuando ad inquadrare: mi sta filmando.
Arrivano le botte: a gruppi, singole, ritmiche o sincopate, sparse o focalizzate su pochi centimetri di pelle. Arrivano e lentamente mi lascio andare: un po' titubante all'inizio, si fa strada lentamente la sensazione di essere presente, di essere vivo, il cervello si lascia andare. Ed entro in terre ignote: supero i punti noti, i limiti fino ai quali ci eravamo spinti, e proseguo oltre, verso un abbandono nuovo e profondo, verso uno spazio mentale che liquefa le mie ansie, le mie paure, le mie nevrosi: divento leggero e bianco, evaporo.

Fino a quando non riesco più a sopportare, e le chiedo di smettere: imploro pietà, anche se una parte di me vorrebbe che continuasse, che non mi stesse a sentire, che anzi aumentasse proprio per dimostrarmi che non ho controllo, che non sono io ad avere le redini del gioco.
Ed infatti dopo la mia richiesta, chiude con ancora una serie. Dieci colpi dati con la spazzola, forti e secchi, da prender fuoco e da lasciarmi sconvolto a balbettare.

Un istante dopo siamo a terra entrambi: mi abbraccia mentre tremo, singhiozzo (in questi casi odio la mia inettitudine al pianto), blatero e sbavo. Mi tiene a sé e mi sento protetto, difeso: è una sensazione splendida, non c'è nulla dentro o fuori di me, un vuoto caldissimo e rassicurante. E poi c'è lei, tutt'intorno, come un utero, come una casa, che mi conforta e consola.

Non era mai successo niente di simile. Non so se sia frutto dell'ansia accumulata, della litigata precedente - confesserà poi di essersi felicemente rivalsa sul mio povero culetto di tutte le menate fattele poco prima - o solo del bisogno di sottomissione che finalmente trova uno sfogo.
Non era mai successo niente di simile, ma non vedo l'ora che accada di nuovo.