mercoledì 27 maggio 2009

Il peso dell'amore 2/2

Dopo i vari strapazzamenti appena subiti (vedi post precedente) la figlia del fiume ha ben pensato di farmi stendere sulla pancia, ed occuparsi del lato B.
Giusto per dare un bel calcio alla mia coscienza e spingerla giù dal dirupo del "panico felice" (lo so, continuo ad aggiungere concetti senza spiegare niente, portate pazienza che arriverà il momento per tutto) proprio come nel famoso video dei Cure, la figlia del fiume decide bene di giocare con il senso di anticipazione e, prima di fare qualunque cosa, vedo un bel piedino che striscia fin davanti alla mia faccia.
Di base avrei dovuto aspettare un ordine, un invito, qualcosa. Di base, certo. Cosa che non ho fatto, iniziando subito (non dico avventandomi, che sembra volgare) a baciare, leccare, succhiare quel che capitava a tiro. Intanto lei, seduta sul letto a fianco a me, comincia con dolcezza a darmi qualche colpo.
La combinazione di posizione sottomessa, stimoli feticistici e masochistici è letale, e mi fa perdere ogni sembianza di dignità. Dirò di più: di pensiero. Appunto, panico felice.
Dopo un po', in cerca di una presa più comoda, la figlia del fiume pensa bene di sedersi sulla mia schiena, poggiandomi il suo regal culetto direttamente sulle spalle, in modo da potersi dedicare con calma e precisione all'arrossamento del mio, di regal culetto.
Fa anche la comparsa un nuovo strumento, che poi nuovissimo non è: una delle sue ciabatte da casa, completamente di gomma, di quelle da piscina.
L'impatto è piacevole e del tutto rassicurante: area larghissima, materiale gommoso, forza usata non eccessiva. Però è carino, ed apprezzo l'enorme passo in avanti che le fa allentare la presa sulla (a mio parere eccessiva) attenzione all'igiene. Perchè sai, le ciabatte sono sempre in terra, polvere, eccetera.

La battitura continua così, serena, alternando un po' le posizioni, graziando ogni tanto il mio lato podofilo, e creando una situazione del tutto godibile e non provante, che avrei continuato a subire per ore, fosse dipeso da me.
Ma lei aveva altri piani.
Per segnare il cambio di tono, o forse per premiarmi (soggiogarmi?) mi porge da baciare la suola della ciabatta. Che io bacio all'istante, senza pensare. E lei un po' stupita, un po' divertita, "e la bacia pure...!"
Ovviamente le dinamiche del feticismo e dell'umiliazione devono ancora un po' entrare nella nostra coppia :-)

Non so se fosse il suo obiettivo iniziale o l'abbia pensato strada facendo, mi chiede a questo punto se me la sento di subire anche il paddle. Trattasi del paddlelino, di cui ho già raccontato in passato, che come strumento ad impatto (thudder) a me piace molto. Ed infatti come si fa a dire di no?
Ripetendo una dinamica che avevo già subito un paio di settimane fa, ha cominciato a colpirmi da subito con un ritmo rilassato ma regolare, dando colpi solidi che restavano in posizione, trasmettendo in profondità l'impatto. Tenendo il ritmo, ha aspettato che la meccanica facesse il suo corso, e che lentamente la mia resistenza calasse.
Mano a mano che il bruciore del mio fondoschiena risaliva e si espandeva ho preso coscienza di quando fossi veramente intrappolato: la figlia del fiume è più pesante di me, ed avrei fatto fatica a scrollarla via anche se fosse semplicemente rimasta immobile, a peso morto. Che non era esattamente quello che stava succedendo: un po' mi divincolavo, un po' scalciavo, ma lei mi teneva ben fermo, in posizione.
E intanto il ritmo aumentava, assieme all'intensità dei colpi.
Il sentirmi bloccato e senza controllo mi ha spaventato. Non tanto, e non in una maniera cattiva. Ma mi sono sentito per un momento un animale in trappola. A questo punto è successa una cosa inattesa: ho sentito aprirsi una crepa.

È difficile descrivere l'esatta natura della crepa, e cosa ci avrei trovato al di là. Ma è stata una sensazione netta, non confondibile: stava succedendo qualcosa. In quel momento, con la donna di cui sono innamorato seduta su di me che mi blocca e scarica sulla mia pelle almeno la sua forza, non so se anche le sue ansie e nevrosi, ecco in quel momento ho sentito di aver varcato un certo tipo di confine. Qualcosa di nuovo, di inaspettato, come aver messo per la prima volta un piede nell'oceano dopo anni di Cesenatico.

E poi subito è finito. Io ho cominciato a dare evidenti segni di cedimento, e lei mi ha detto (senza peraltro fermarsi) che se volevo che smettesse dovevo chiederglielo. Il tutto con un tono da dominante, e la mia richiesta sarebbe stata un'ammissione di debolezza, di sottomissione. Certo. Ma così facendo mi aveva ridato il controllo.
In questo momento, a freddo, non so cosa volessi, cosa avrei preferito. Mi ricordo benissimo quanto facesse male. Ma mi ricordo anche la crepa. Non so. Temo di essere un po' confuso a riguardo.

Dopo che mi ha detto che avrei potuto interromperla, il tono è cambiato. A quel punto è diventata una sfida a cercare di resistere il più possibile (di nuovo, schiavo-macho). Di rito, come succede e come è giusto, una volta portato al limite di sopportazione, una volta che mi ha fatto chiederle di fermarsi, una, due volte, giusto per essere sicura, mi ha dato poi ancora qualche colpo, cinque se non ricordo male, forti ed in successione.

E poi ho dovuto riprendere fiato.

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