martedì 28 aprile 2009

breakthrough (2/3): la quiete prima della tempesta

Giunti incredibilmente alla fine dell'estenuante trattativa, ci troviamo in casa, soli, sfiniti di parole, e decisamente pronti all'azione.
Tempo zero siamo sul letto, seminudi, a rotolarci come due saltapicchi. Io sentivo ancora un po' di senso di colpa residuo (in fondo tutte le discussioni erano partite da me), e quindi mi sono buttato su di lei avidamente, cercando in tutti i modi di dimostrarle il mio amore e la mia dedizione. Dopo qualche permutazione ed incastrarello siamo giunti ad una posizione bella comoda: io seduto con le spalle appoggiate alla testiera del letto, lei sopra in ginocchio.
Era, in effetti, ipersensibile: bastava sfiorarle piano i capezzoli e si perdeva, squittiva, convulsava. Io ne ero estasiato. Estasiato e soddisfatto, in pace con me stesso, perchè sentivo di stare facendo il mio dovere, mi sentivo a posto, mi dedicavo a lei.
Poco dopo cominciò ad essere scossa dai tremiti ed ebbe un orgasmo. Piuttosto forte, a parer mio, ma non voglio addentrarmi in dettagli di cui già mi vergogno.
Il punto è che io, invece, l'orgasmo non l'ho avuto, e questo è stato il coronamento ideale del nostro momento: non è una questione di castità forzata, ma avevo bisogno di pensare a lei e solo a lei, darle tutto quello che era in grado di ricevere e smettere quando fosse stata sazia, pienamente soddisfatta.

Seguono coccole di rito, il sesso ci aveva riempiti entrambi di endorfine, ed anche se io non ero venuto mi sentivo comunque la testa leggera, felicissimo.

Dopo qualche tempo ci riprendiamo, e salta di nuovo fuori una tematica già accennata in precedenza quel giorno: lei aveva espresso l'intenzione di femminilizzarmi.
Mi fa quindi denudare e, ridacchiando scherzosi, mi lancio nell'impresa di indossare le sue mutandine (con discreta oscenità di risultato, vista l'incipiente erezione frutto del sesso non coronato di prima e della situazione attuale), poi collant, reggiseno imbottito, vestito lungo elasticizzato, sandaletti.
Mi lega i capelli con una molletta, e il risultato si può vedere qui sotto.


In effetti è stato facile e divertente. Niente di impegnativo (cerette, trucco et similia), aveva tutto un tono amichevole e scherzoso. Lei ha detto che mi trovava sexy, dalle foto credo che avrei avuto bisogno di un po' meno spalle ed un po' più fondoschiena per essere vagamente femminile...

Siamo comunque finiti nuovamente sul letto. A quel punto quello ipersensibile ero io: mi accarezzava, mi perquisiva, ed io mi sentivo violato e in balia - sensazione bellissima peraltro.
Mi ha abbracciato da dietro e provato a tenermi un po' per i fianchi, dando dei colpi pelvici e formulando minacce (promesse?) sul giorno in cui davvero mi avrebbe preso e fatto suo. Io ero turbato ed eccitato, come al solito e tutto insieme.

Seguono altre coccole e poi tappa in bagno per guardarci nello specchio grande, dalla quale usciamo con l'ennesima sorpresa...

lunedì 27 aprile 2009

breakthrough (1/3): trattato di pace

Comincio con questo il resoconto del recente weekend passato con la figlia del fiume. È stato molto denso e spezzerò il racconto in tre parti.

Il tutto inizia con la figlia del fiume che dice: "ho pensato a quello che mi hai chiesto, e la risposta è no".
Panico, casino, pensieri. Tutto assieme, come al solito.
All'apice del nostro penultimo incontro le avevo manifestato la mia insoddisfazione per il nostro rapporto: tutto bello, tutto amichevole, ma sentivo di essere pronto per qualcosa di più. O peggio: sentivo di aver bisogno qualcosa di più profondo, e questo indipendentemente dalla mia volontà.
Le avevo dato quindi la scelta tra la possibilità di prendere in mano la cosa, impegnandovi più energie e tempo di quanto avesse fatto finora, o abbandonare in buon ordine il campo, dicendo sostanzialmente: fin qui bene, oltre non vo'.
Come sempre, lei riesce a stupirmi. Francamente mi immaginavo che avrebbe detto il solito "sì, dai proviamoci", io sarei stato sul chi vive aspettando di vedere se era solo una dichiarazione d'intenti o se c'era una sua vera intenzione sotto, e sostanzialmente avremmo trovato il nostro equilibrio. Mi sarei mangiato, almeno, la speranza.

Invece arriva il no, secco. Che chiaramente semplifica i problemi: da questo punto di vista da lei non riesco ad ottenere altro, arrivederci e grazie. Se ti trovi una mistress non c'è problema, sono anzi felice di aiutarti, ma poi morta lì. Niet. Nada. Kaput. Por, kaput.

Seguono due ore (cronometrate, tristemente) di parole, malumori, irritazioni e riappacificazioni ma senza sostanziali aperture.
Vengono fuori mille considerazioni più o meno profonde, che tralascio, relative ai rispettivi caratteri, al perchè sento il desiderio di sottomissione, a cosa cerco e a cosa non può darmi. Cala una tristezza metallica e slavata, e ci sentiamo entrambi senza scampo.
E adesso?

Dopo esserci svuotati, non essere riusciti a piangere ed esserci infastiditi a sufficienza, cala una sorta di calma atarassica, che incredibilmente ci concede ancora la forza di parlarne. Parliamo, riparliamo, capiamo gli errori, ci confrontiamo: tu ti sei arroccata su un estremo, io sull'altro, tu intendevi questo, no guarda, mai avuto intenzione, ma io ho capito così, ho inteso questo, quest'altro.
Per essere un rapporto, oggettivamente, molto schietto e frontale, non ci intendiamo veramente per un cazzo.
Vabbè.
Comincia quindi il tempo delle trattative vere, serene, mettiamo su piatto gli obblighi inamovibili e cerchiamo di stare dietro a quelli. Si conclude che:

1 - cercherò comunque di ricominciare a frequentare la scena italiana: non sono il mago dei forum, ma la via è quella, tappiamoci il naso e votiamo dc;
2 - continuerò nella mia opera propositiva, cercando di dare spunti e spiegando nel maggior dettaglio possibile sentimenti, sensazioni, desideri e bisogni, cercando inoltre di non soffocarla con le aspettative;
3 - cercheremo di programmare, assieme, qualche sessione lunga. Non ci siamo dati dei numeri precisi, ma concordiamo sul fatto che una volta al mese, all'incirca, possa andar bene.

E lei, lei cosa fara?
Finora è un patto sbilanciato, ci sono cose che dovrò fare io e cose che dovremo fare assieme, accompagnandoci l'un l'altro. E lei? Agirà per conto suo? Prenderà iniziative, si darà degli obiettivi? O continuerà ad essere la figlia del fiume solo quando siamo assieme?

Sì e no.
Esplicitamente, glielo ho domandato. Ho insistito per avere una risposta. Lei ha tentennato, poi mi ha detto...

(e a questo punto io ti invoco, oh figlia del fiume: sorgi, SORGI! Orsù dunque avvocata nostra, scrivi tu il tuo impegno, scegli le parole che preferisci, che non ho il diritto di dichiarare nulla a nome tuo :-D )

martedì 21 aprile 2009

un po' scornato...

La somma dei miei difetti mi è stata deleterea. Once again. Evviva.
Sono arrivato a vedere la figlia del fiume carico di desideri ed aspettative. E, come sempre (davvero, sempre) succede, le aspettative non hanno fatto che rovinare le cose.
Durante la settimana la figlia del fiume mi aveva mandato piccoli segnali, mezze frasi e battutine, che lasciavano intendere avesse qualcosa in testa. Purtroppo il misto di bisogni e ansie da sciogliere che mi porto dietro ha divorato queste poche parole, dette magari con leggerezza e come scherzo, alimentandosene ed accrescendosi oltre il lecito.
Capita che vediamo assieme un film (Verfolgt, di cui ho già messo un estratto in un precedente post, e che consiglio) che parla di tematiche bdsm, ed alla fine ci ritroviamo sul letto vicini ed eccitati.
La figlia del fiume, all'incirca, mi assale, e dopo pochissimo stiamo facendo l'amore: lei è molto dominante, e mi usa. Io, di contro, ben felice di farmi usare, mi concentro su di lei, cerco di essere il miglior amante possibile, e quando alla fine veniamo assieme non provo in pratica quasi nessun piacere: il mio orgasmo è completamente annegato nel suo, io bado a lei e per il mio corpo è quasi una reazione meccanica, tanto che una volta un po'ripresasi lei è costretta a chiedermi se avevo avuto un orgasmo, che non se ne era accorta.
Fin qui, comunque, tutto bene. È una cosa che faccio volentieri, e sono felice che possa essere parte della nostra vita di coppia.
Purtroppo però, date le premesse, mi sono trovato forse ancor più desideroso, forse ancor più eccitato di com'ero prima di vederla.
Intanto viene ora di cena. Mentre siamo lì ad aspettare che ce la consegnino (piiiiiiiiiiigri e frigo vuoto...) lei mi chiede come sto. Data la solita timidezza, e dato che non volevo mettergliela giù dura (del tipo "sto così allupato che se passa cappuccetto rosso filmami che poi vendiamo le riprese a dario argento") la abbraccio e mugolo un po'. Soprendentemente, lei mi guarda sorniona e dice "non dire niente, ho capito".
Ora, data la storia pregressa di incomprensioni e malintesi, il mio primo pensiero è stato "no, cicci, no che non hai capito". Il secondo pensiero, subitaneo, è stato "sei proprio un malfidente del cazzo. Dice che ha capito, fidati". E così ho fatto.
Durante la cena poi le cose vanno lisce, ma la vedo approfittare di vino, cibo e beni di conforto come se non ci fosse un domani. Che, sommato allo stato di stanchezza che ci accomunava (lei aveva pure avuto una giornata pesante per del lavoro extra) l'ha ovviamente portata a ridursi ad uno straccetto balbuziente nel giro di un rumpenstinski.
A questo punto il pensiero razionale diceva: eh, capita, non è la fine del mondo.
Quello che mi fotte, quindi e come al solito, è il pensiero emotivo.
Mi sono sentito irritato, offeso, trascurato e frustrato. Tutto assieme, peraltro, con una voglia di urlare e di piangere come non mi capitava da tempo.
Al solito, però, faccia di ghiaccio e cerco di fare buon viso. Chiaramente qualcosa traspare, e quindi di rito ci troviamo in camera a parlare, lei un po' intontita (apparentemente, risulterà poi che il cervello era straordinariamente lucido) io compassato a spiegare il perchè e il percome, a chiederle scusa per come mi sento, ecc ecc.

La constatazione pratica è che andiamo a velocità diverse: quando lei comincia ad abituarsi e a prendere gusto con un certo tipo di rapporto e di attività, io sono ormai proiettato verso nuovi orizzonti, mai soddisfatto.
La constatazione lamentevole è che vorrei mi parlasse di più. Spesso i nostri dialoghi sono quasi soliloqui, e ho l'impressione di dover sempre tirare fuori io gli argomenti. Lei a questo commenta che quando pensa le cose poi dà per scontato che io le sappia per telepatia. È già la terza volta che mi propina questa giustificazione, che ora sta francamente cominciando ad irritarmi (avvisata! :-D)

Quindi, se le cose non sono andate proprio in maniera idilliaca, è ovviamente un misto di inabilità ed errori di entrambi. Cosa fare?
Se credo nella coppia, e credo di poter trovare in lei la risposta ai miei bisogni e desideri, finisco per crearmi aspettative, soprattutto in questo periodo di grande stress e tensione.
Se non ci credo e mi metto il cuore in pace, forse per il momento le cose potranno calmarsi, ma sicuramente in futuro dovremo trovare altre soluzioni, perchè il bdsm è un aspetto di me che voglio coltivare e costruire.

A questo punto sono in effetti un po' scornato.

venerdì 17 aprile 2009

sono riuscito a farla arrabbiare (2/2)

Dopo un silenzio carico di tensione e di reciproco risentimento, si avvicina al letto dove stavo ancora steso mezzo nudo e fa il gesto di spegnermi la sigaretta su una gamba. Io reagisco d'istinto, dandole una manata con uno sguardo del tipo "ma sei scema?!?" Lei mi guarda seria, io la guardo di rimbalzo. Rifà il gesto, questa volta non la fermo, la sigaretta tocca la pelle del mio ginocchio, di lato.
Fa male. Non una roba insopportabile, ma fa male. Lei torna al posacenere e finisce di spegnerla, ha quello sguardo un po' adolescente come se quasi si vergognasse per il suo stato emotivo, quasi le venisse da ridere (mi confesserà poi che, di base, era arrabbiata soprattutto per la ragionevolezza con cui le dicevo cose assolutamente irrazionali... vai a capire te... :-D)
Un momento dopo comincia a picchiarmi. Sono in posizione fetale e usa una mano, poi entrambe, sulle mie natiche esposte. Lì per lì ho anche paura per i gioiellini di famiglia, esposti pure loro. E però è stranamente liberante: si sta sfogando, lo sta facendo su di me, sul mio corpo, ed è sincera, questa volta non lo fa per me, lo fa per se stessa, per sfogarsi, per liberarsi, e mi sta usando. Vado in tilt.
Prende dall'armadio un frustino. Me le prendo, cerco di stare in silenzio, mi raggomitolo, ho voglia di piangere. Davvero. Di più: ho bisogno di piangere.
Mi fa stendere sulla pancia e comincia a colpirmi con la cintura: non sono bei colpi, la cintura non è rigida e si attorciglia su se stessa, quando cala mi ammacca. Non dico nulla, mi ripeto che sa cosa sta facendo, che sceglie lei, cerco di resistere, sento il cervello che comincia a scivolare via.
Ma dura un attimo: dopo pochissimo mi fa stendere sulle sue ginocchia, usa un po' le mani e poi il paddlelino. E sento chiaro, nettissimo, un cambiamento: è rientrata nei ranghi, non mi colpisce più con emozione ma cerca di fare le cose al meglio, le cose pulite, perchè possano piacere anche a me. Mi dà colpi forti, profondi, che mi rimbombano dentro.
Quando mi chiede se ne voglio ancora, non so cosa rispondere.
La risposta sincera, quella che non potevo dare, la riporto qua:

"Sì, vorrei che mi colpissi ancora, e vorrei sentire ancora la stessa emozione di un attimo fa, vorrei che mi colpissi non per me, ma per te, vorrei essere messo alla prova, vorrei che mi sgridassi e vorrei che andasse avanti per ore, fino a quando non sarò sfinito, fino a quando ti dovrò implorare di fermarti. Ed anche allora, vorrei che me la facessi sudare, la fine, vorrei essere messo alla prova, vorrei ubbidire."

Invece, tentennando, dissi: "non so".
Che potevo fare? Spiegarle dettagliatamente come avrei voluto si comportasse? Dirle: sì, continua, sgridami un po', arrabbiati un po', ecc ecc?
E non volevo neppure interrompere la scena, perchè avevo un grandissimo bisogno che continuasse.

Il mio errore.
Il mio errore credo sia stato non entrare nello stato emotivo/mentale giusto. Anche lì, anche mentre me le prendevo, il mio cervello continuava a pensare, a ragionare, a vagliare. C'è stato un breve momento in cui stavo cominciando a mollare il colpo, ma è finito troppo presto.

sono riuscito a farla arrabbiare (1/2)

Martedì avevamo un'ultima mattinata assieme prima di dover tornare ciascuno alle propria vita, ovvero ciascuno alla propria città. Capita quindi, per sfruttare al meglio i tempi, che io proponga di fare un video.
Quella del video è un'idea di cui discutiamo da tempo: lei è una narcisa nata, io adoro la pornografia, credo risulti una naturale evoluzione.
Nel video in questione, dovevo legarla e poi farla venire, usando mani e giocattoli. Tutto tranquillo e pacifico, insomma.
Legare, l'ho legata. Non sono un mago del bondage, ma non avevamo in mente nulla di complicato: le mani sopra la testa, bloccate alla spalliera, le gambe aperte, ciascun ginocchio legato alla rete del letto. L'ho bendata e stuzzicata. Tutto pacifico, tutto regolare.
Tranne che, ovviamente, alla fine non ero soddisfatto: mi è scappata, non sono riuscito a darle un orgasmo "bello", profondo, il teasing and denial è scivolato tra le mani in due sincopi accennate, superficiali. Ok, ansia da prestazione e ipercriticità, lo so.
Poi ci coccoliamo e parliamo un po', e lì capisco: capisco di essermi comportato così, di avere spinto per fare il top, perchè avevo bisogno di bdsm, avevo bisogno che fosse lei a comportarsi così, a proporre, a prendere l'iniziativa, ma sapevo - data la combinazione di affetto e coccole che dominano sempre i nostri incontri - che lei non l'avrebbe fatto. Quantomeno, l'impressione che avevo era quella.
"Ma perchè non me l'hai detto chiaro e tondo?" Domanda lecita, non c'è che dire.
Il desiderio di sottomissione sta salendo molto, in me, in questi giorni. È da tempo che non mi lascio davvero andare, che accumulo tensioni, che cresce la voglia di staccare il cervello.
In realtà - giusto per spezzare almeno una lancia dalla mia parte - un po' ne avevamo parlato. Ed infatti, saggiamente, gliel'ho rinfacciato (perchè quando uno ci sa fare, con le donne...)
Le ho rinfacciato di averglielo detto a voce in almeno due occasioni, di averne parlato in chat, di aver pure scritto un post su questo blog.
Lei è scappata alla finestra, a fumare e sbollire.

mercoledì 8 aprile 2009

Essere tenuti in riga

Credo che il mio desiderio di sottomissione nasca dagli standard - molto alti - che mi impongo. Quando fallisco qualcosa, non do il massimo, o semplicemente violo qualcuna delle regole che mi sono imposto, scatta in me il senso di colpa. Una colpa va espiata o perdonata - la terza opzione è trasformarla in una non-colpa, ma porta un po' fuori tema e non ne parlo qui.
Questa è una dimensione che manca nel mio rapporto con la figlia del fiume, e che sto lentamente cercando di introdurre. Finora le cose hanno un po' faticato a partire perchè, di base, sono regole mie, e quindi ruotano intorno a me: io sono tanto il colpevole che le viola quanto il giudice che nota la trasgressione e la condanna, e lei si trova quasi meccanicamente appioppata la parte del boia ("la parte più eccitante della legge, quella che non protegge").
E lei, lei vuole altri ruoli? Le basta questo? Le piace o è una forzatura?
Francamente, non lo so. Credo non lo sappia neanche lei, è tutto nuovo qui fuori. Vedremo.

Certo è che a volte vorrei essere sgridato, vorrei che le mie colpe mi venissero sbattute in faccia, fatto vergognare, punito e messo in castigo. Il guaio è che dovrebbe essere sincero, non una scena concordata, lei dovrebbe forse anche provare una parte di risentimento, di delusione per il mio comportamento. Ma, di nuovo, questo non può avvenire se sono regole mie, dovrebbe farle sue o impormene di nuove. Lei però è lontanissima dal desiderio di impormi delle regole, in generale viviamo bene nella nostra indipendenza. Ad ora, tutte le strade presentano delle difficoltà. Sono però, come già detto, campi inesplorati. Vedremo.

giovedì 2 aprile 2009

Il pornofago consiglia #4

Alcune scene tratte dal film tesesco "Verfolgt", uscito col titolo inglese "Punish me" (anche se "verfolgt" è il verbo usato per cacciare/seguire le tracce di una preda).

Il tema della differenza di età non mi tocca particolarmente (per la figlia del fiume invece bisognerebbe fare un discorso a parte :-P ), però in questo estratto compare una dimensione umana, realistica, che negli altri film di solito è del tutto ignorata. Inoltre, più di ciò che si vede, è la tensione per quello che si intuisce ad affascinarmi...

Nigro notanda lapillo

Ieri non è stata una giornata fantastica.
Il calendario segnava giallo, ma diciamo che non l'ho proprio rispettato. Non ho raggiunto l'orgasmo, ma credo di aver passato decisamente troppo tempo davanti al pc, a girare per pornografia.
La sera, un po' perchè ho sentito la figlia del fiume al telefono, un po' perchè mi sono ritrovato in giro con amici, il mio umore è migliorato. Salvo il fatto che ho conosciuto una ragazza, carina e intelligente, che in maniera più o meno palese mi si è accostata e, all'incirca, ha civettato.
Ora, io adoro il corteggiamento, e trovo divertentissimo il flirt. Ed ero un po' sbronzo. Non è successo niente, ovvio, ma non sono stato ultradistaccato.
Il pensiero che mi ha turbato è che, seppur lievemente, l'ho desiderata. A pelle, non credo sia una persona accanto a cui mi piacerebbe stare, parlando di relazioni amorose ha fatto fin troppo capire che vuole qualcosa di "tradizionale", vuole insomma potersi appoggiare all'altro, che è però quello di cui ho bisogno anch'io. Credo quindi di averla desiderata carnalmente.
Di più, ho desiderato presentarla alla figlia del fiume, perchè anche lei potrebbe trovarla piacevole, e perchè una parte di me (banale, stereotipata, solite fantasie maschili ecc ecc) immaginava la scena confusa di tre corpi spogliati su un letto disfatto.
Il pensiero mi ha turbato, perchè è un pensiero nuovo e perchè arriva in un momento peculiare, in cui io e la figlia del fiume ci vediamo meno di quanto vorrei causa reciproci impegni ed in cui non posso dirmi completamente soddisfatto di quello che ho.
Arrivato a casa ho scritto il precedente post, resoconto del weekend, e poi mi sono rimesso a girare per internet, tirando tardi e ottenendo un ottimo risultato: stamattina sono a pezzi.
Il calendario ancora per oggi mi interdice, cercherò di rispettarlo anche perchè non vorrei buttar via un'altra giornata. Ieri è stato, definitivamente, un dies nigro notanda lapillo, e come non mi capitava da tempo mi sento in colpa, e la colpa porta inesorabilmente al desiderio di essere punito.
Meglio, e più sinceramente: di essere ripreso, sgridato, che mi si urli contro, che lei si arrabbi e se la prenda con me. Che si festeggi il cattolicissimo carnevale di confessione, penitenza, perdono.
Però so che lei non è così, che difficilmente si comporterà in questo modo, perchè non è parte del suo carattere. E che se lo facesse, qui e ora, sarebbe forse per seguire i bisogni miei. D'altra parte, non ha senso che mi tenga tutto dentro senza farne parola con nessuno.

un buon non compleanno...

Durante l'ultimo weekend c'è stata una serie di colpi mica da ridere, da far invidia alla notte di san silvestro.
Come incipit, abbiamo festeggiato il compleanno della figlia del fiume onorando la tradizione anglosassone del birthday spanking: un colpo per ogni anno compiuto. Il tutto è stato introdotto dal sottoscritto in maniera un po' infingarda: come prima cosa ho estratto dallo zaino tutti i regali di compleanno che le avevo preparato, allineandoli sul letto, poi, come ultima cosa, ho posato il piccolo paddle (paddlelino per gli amici) che lei tanto odia - essendo lontana dal tipo di percussore che riesce a farsi piacere. C'è stato quindi un attimo, fantastico, in cui mi ha guardato con uno sguardo eloquente, misto tra "stai scherzando, vero?" e "ma io i regali li voglio!".
Posta di fronte alla scelta tra una serie di colpi di media intensità, dati così a freddo, e la stessa serie, ad intensità maggiore ma data dopo riscaldamento, con stimoli sessuali e tutto quanto, la figlia del fiume ha incredibilmente ripiegato sulla prima scelta, ed in men che non si dica si è ritrovata piegata con le mani sul letto, a prenderle su strati sempre più sottili di vestiario, per chiudere con gli ultimi colpi dati sulla sua nuda pelle. Per la cronaca, sugli ultimi due ha preso il calendario e, a partire dal primo gennaio (Maria Santissima madre di Dio), li ha tirati giù uno per uno.
Seguono coccole, baci, carezze e finalmente apertura dei regali. Facile facile.

Mi ha raccontato poi che già durante l'atto meditava di farmela pagare. Ed infatti, due giorni dopo...

Due giorni dopo, tocca a me stare sotto. In mezzo c'è stato il mio solito momento di lamentela: ci vediamo poco, lei è molto impegnata, e io mi sento trascurato. Il fatto è che fare il top mi piace, ma di fare il bottom ho bisogno, e la differenza tra le due prospettive si fa sentire parecchio.
Ed eccomi lì, a culo nudo sulle sue ginocchia. Anzi, su un ginocchio solo, chiuso a tenaglia tra le sue cosce che mi tenevano lì, volente o nolente.
Per la prima parte, tutto tranquillo: si era ripromessa di restituirmeli con gli interessi, e l'ha fatto. Ho preso circa cinquanta colpi, godibili ed in serenità. Era molto che non le prendevo e ne avevo molto bisogno. Arrivati a quella che doveva essere la fine della sessione, però, ero decisamente riluttante a tornare alla "normalità". Cominciavo infatti a rilassarmi, e la combinazione di astinenza pregressa e piacevolezza dell'esperienza tendeva a volermi far stare lì, in posizione. Lei se ne deve essere accorta, perchè mi ha chiesto se ne volevo ancora. Peggio (o meglio): mi ha detto che, se volevo che lei proseguisse, avrei dovuto chiederglielo.
Io ho ancora, in franchezza, qualche problema a chiedere: di base mi vergogno, sento il mio bisogno di sottomissione ancora come qualcosa che va nascosto. A chiedere, chiaro e in faccia, non sono tanto capace. Ma qui è intervenuta lei, ad accompagnarmi, fantastica. Probabilmente non se ne è accorta, ma l'eccitazione fisica, che come al solito era sparita dopo qualche colpo, quando mi sono trovato imbarazzato sulle sue ginocchia a chiedere altri colpi, è tornata al volo.
E sono arrivati altri colpi, questa volta senza contarli, semplicemente godendoceli e staccando il cervello.
Dopo un po' - forse una trentina, forse di più - eccola che si ferma di nuovo, mi fa riprendere fiato, mi accarezza. E mi dice che vuole provare a colpire più forte.
Ora, la forza del colpo non è l'obiettivo, lo sappiamo. Ma in qualche modo è un elemento necessario: se si sente che i colpi sono trattenuti, o dati col timore di eccedere, le cose faticano a filare. Chi sta sopra è misurato, in certa misura insicuro, non si rilassa. E chi sta sotto sente la tensione e non si lascia andare. Almeno, a me capita così.
Lei mi ha detto che aveva intenzione di darmele un po' più forte, e mi ha domandato ancora una volta di chiedere nuovi colpi, di dimostrarle la mia volontà di sottomissione. Cosa che ho fatto, probabilmente arrossento, sicuramente eccitato.
I colpi più forti sono arrivati. In qualche modo il piccolo paddle ha la proprietà di rendere la pelle meno sensibile, percui di ogni botta sentivo l'onda cinetica propagarsi in provondità, tra carne, ossa e tendini, mentre la pelle mi trasmetteva una sensazione di calore diffuso, uniforme e non sgradevole.
Il cervello, una volta tanto, se ne stava quieto. Anzi: finalmente immoto.
Ho giusto registrato, con un angolo della mente, alcuni momenti di pausa tra un colpo e l'altro, in cui lei sembrava raccogliere le forze per una nuova botta, ed il vibrare di tutto il suo corpo per la violenza delle sue stesse sculacciate. In particolare quest'ultimo fatto, il sentire che ci stava mettendo impegno e forza, che non era una cosa finta, mi ha fatto impazzire. Anche adesso, che scrivo, a ripensarci mi ritrovo eccitato. Maledetta ammaliatrice.

Il tutto si è interrotto con me in partenza per l'iperuranio, lei con un leggero fiatone che chiosa "mi rifiuto di infierire oltre sul tuo fondoschiena". Avrei continuato? Certamente. Avrei voluto che continuasse? No, va benissimo così. Voglio che succeda di nuovo? Che domanda scontata...