lunedì 28 giugno 2010

Orgasmi ed empatia

Scrivo queste parole con mani molli e senza forza, completamente svuotato e con il cervello alto, ancora in volo, mica del tutto adeso al corpo. E non sono neanche venuto!

Dovevamo uscire, ma un acquazzone improvviso e terribile (anche se previsto dal ligio servizio meteo) ci ha convinti che in fondo anche la vita domestica ha i suoi lati positivi. Salto addosso alla figlia del fiume, che gia' da qualche giorno ci rincorrevamo, schivandoci, annusandoci, facendo salire il desiderio. In un attimo chissa' come siamo sul letto, a grufolare mentre ci strappiamo i vestiti. E poi succede: lei si toglie la maglia, e quando la sta facendo passare sopra la testa io la blocco: e' una benda improvvisata, vedo solo la sua bocca dal naso in giu', le braccia non riescono a muoversi bloccate dal tessuto. Am!
Am: e' bellissimo baciarla cosi', sentirla eccitata ed entusiasta, un po' bloccata, un po' in balia. E poi, inaspettata, mi chiederle di metterle il cappuccio.
Del cappuccio ho gia' parlato, credo: e' di licra, nero, copre tutta la testa e lascia solo la bocca a disposizione (una cosa cosi', all'incirca). La figlia del fiume era un po' restia a indossarlo. A quanto pare oggi ha cambiato idea.

Lo spettacolo e' scintillante: il suo corpo nudo, bellissimo, a disposizione. Il suo viso svanito ma ancora intuibile, nelle forme. E solo le labbra e la bocca, li' per me, un po' umide, un po' ansimanti. E del suo corpo bisogna occuparsi: mi dedico a lei, alle sue tette, alle sue labbra, al suo clitoride salterino. Non voglio altro, non voglio scoparla, non voglio niente per me: c'e' solo lei, a disposizione, un giocattolo infinito. La bacio dappertutto, lecco, mordo, graffio, colpisco. Lei e' assolutamente in balia, ma non per mie supposte doti machiste: e' abbandonata, recettiva, accetta tutto, ama tutto. Usare, intromettere anche il mio corpo sarebbe quasi fuoriluogo, rovinerebbe il momento (certo, una succhiatina qua e la' non si rifiuta, ma niente di serio).
Si sale, si sale, e quando mi confessa di non riuscire piu' a resistere sorrido, anche se lei non lo vede: la giornata e' ancora luuuunga, non c'e' nessuno bisogno di resistere. Lasciati andare, amore mio, lasciati andare. Lei lo fa, e comincia la lotta.
L'orgasmo femminile e' meraviglioso: se provocato da stimoli precisi e controllati (le mie dita, in questo caso) puo' andare avanti ad oltranza, ondata dopo ondata: certo, lei dopo un po' comincera' a chiedere di smettere, a produrre gridolini quasi di sofferenza, ma voi non credetele, e' tutta una finta. Resistete, e continuate finche' ne avete voglia. Lo spettacolo e' godurioso, d'altra parte.

Qualche minuto dopo, lei e' abbracciata al cuscino, ansimante, ancora incappucciata. Mi chiede se puo' togliere il cappuccio: no, guarda, mica abbiamo finito. Ma se ha le forze per chiedere vuol dire che si e' ripresa abbastanza: prendo un giocattolo vibrante (la versione domestica della hitachi magic wand, ma comprata al supermercato per un terzo del prezzo da sexy shop) e comincio a giocare un po' con il suo solo apparentemente esausto clitoride. Poco dopo, complice ormai un po' di esperienza, eccola di nuovo che si dibatte, cerca di strapparmi via il giocattolo, urla. Una fatica tenerla in posizione! Anche perche', con tutto l'impegno che ci ho messo, non vorrai mica farlo finire subito.

E poi, dopo il secondo orgasmo, ci troviamo sul letto: abbracciati, entrambi provati, svuotati e felici. E io?
Io per il momento niente, ma anche e soprattutto per scelta mia: occuparmi di lei mi soddisfa, e anche un po' mi stanca, ora ho bisogno di coccole, di lasciarmi andare, e di fare l'amoeba spalmato sul divano. Ci sara' tempo di pareggiare i conti