mercoledì 9 dicembre 2009

Sit on Santa's lap

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giovedì 3 dicembre 2009

E alla fine arriva strapolly!

Ultimo post in arretrato, parliamo qui di qualcosa che e' successo appena prima del mio distacco dalla figlia del fiume. E poi?
E poi vedremo, qualcosa mi inventero'. Intanto beccatevi questo.

"Ti va di fare la doccia assieme?" E come non mi va, sono sempre pronto a docciare. Splish splash. Ma si vedeva lontano un miglio che aveva qualcosa in serbo. Poi, ci spogliamo e lei mi fa: "vai sotto, che ti raggiungo." Mmmm, sempre piu' sospetto.
Io intanto vado sotto l'acqua. Passano i minuti, che trasformano lentamente i dubbi in certezza. E finalmente si presenta: nuda eppure armata, aveva montato l'aggeggio, il catafalco, il coso. Ma si', lo strapon!


La sua idea era di sverginarmi sotto la doccia, quasi romantico, molto sensuale. Non e' andata proprio cosi'...
Entra anche lei, ridiamo, non sono neanche imbarazzato: ne avevamo parlato a lungo, discorsi seri e battutine, insomma, si sapeva che prima o poi sarebbe capitato.
Ci laviamo, ci baciamo, lei mi tocca, io la tocco, come dire, le cose prendono la piega giusta. E poi lei mi "costringe" a voltarle le spalle, faccia al muro, gambe un po' allargate, acqua che mi cade direttamente sulla nuca. Dai, ce la facciamo, niente paura, sono pronto.

La sento che traffica con un contenitore di plastica. Il lubrificante, giusto. Per smorzare i toni mi raccomando pure di "non essere avara con quello!" Vabbe', le cazzate che si dicono.
Mi unge bene il buchino, dai movimenti che fa capisco che si unge bene il coso, e poi mi si appoggia. Ok, fin qui tutto bene, ci siamo gia' passati. Cerca l'altezza, prova, si alza, si abbassa. Trova il buco. No aspetta, mi fai male. Allora cosi'. Giarati. Un momento. Prova a stare. E se invece.

Niente. La meccanica ci e' contraria.
Le propongo di mettermi a quattro zampe, a pecorina. No, che non ci stiamo nel box doccia cosi'. Provo a tornare in piedi, non so se essere passivo/paziente o collaborativo. Intanto un dubbio mi sale, e mica piccolo. Ancora qualche tentativo infruttuoso e un po' di male qua e la' (ma soprattutto la') e poi non riesco piu' a trattenermi: "senti, siamo sotto la doccia, e il lubrificante" "E' a base acquosa" finisce lei per me. Quindi si scioglie, si slava via. D'altra parte con jelly, latex, preservativi et similia si possono usare solo cose acquose.

"E se finissimo di lavarci e continuassimo sul letto comodi?"

(prosegue e finisce nel prossimo post)
(conoscete l'espressione "Allungare la zuppa"?)

mercoledì 25 novembre 2009

Il mio povero perineo (recuperare un imprevisto e restare in gioco)

Post in arretrato, parla di un fatto successo durante una sessione che non ho documentato (purtroppo) e quando ho chiesto alla figlia del fiume di aiutarmi a ricostruire cosa avevamo fatto, lei mi ha guardato con lo sguardo perso nel vuoto tipico di quando il suo cervello ascolta la musica delle alte sfere, da' consigli a Dio, e fa cose troppo trascendenti per badare ai miei piccoli problemi quotidiani. Ovvero: si era dimenticata pure lei.
Peccato, peraltro. Era stata una sessione variegata ed intensa. Cosi' imparo a curare di piu' il blog.
Ma non tutto e' perduto. In particolare un micro episodio, importante a mio parere, me lo ricordo bene. E coinvolge, appunto, il mio povero perineo.

sabato 14 novembre 2009

Goodnight kiss

Questi giorni sono stati un po' agrodolci: la figlia del fiume ed io stiamo per separarci e per circa un mese dovremo fare a meno l'uno dell'altra, ci rivedremo solo a ridosso di Natale.
Come c'era da aspettarsi, il livello di affetto, coccole e dolcezza e' salito a mille, una roba da rischiare carie e diabete. Ne sono, in effetti, molto felice (essendo io il re della smanceria).
Un interessante sottoprodotto dell'innalzato livello di affetto e' stato la nascita di una sorta di "tradizione istantanea", ovvero di una cosa cominciata per caso e che poi a furor di popolo si e' ripetuta nei giorni successivi.
Tutto ebbe inizio nella notte dei tempi, tre giorni fa: eravamo a letto pronti per dormire ed io, preso da un'impeto di amore, mi sono infilato sotto le coperte, mi sono fatto strada fin verso le morbide estremita' della mia bella ed ho cominciato a coprirle di bacetti e carezze.
E' stato strano e catartico: essere al buio, vicinissimo all'oggetto di un desiderio di cui un po' mi vergogno, senza vedere niente, senza sentire niente, solo caldo e pelle e trasporto...


La figlia del fiume ha abbastanza apprezzato l'esperienza. A dirla tutta ha apprezzato cosi' tanto da chiedermi, il giorno dopo, di ripeterla. E il giorno dopo ancora. Stasera, nostra ultima notte assieme, sara' la quarta volta.
Situazione interessante: non e' qualcosa di espressamente sessuale, ma non e' neppure una coccola innocente. E' fatta con amore, ma soggiace un trasporto decisamente carnale.
Ieri sera l'ho attesa gia' in posizione, infilato completamente come un baco ai piedi del letto, sotto le coperte: attendevo al buio, paziente, mentre l'aria si riscaldava. Attendevo che lei arrivasse, che si infilasse in quel bozzolo scuro. Credo che Freud ci andrebbe a nozze: la similitudine con l'utero materno, il desiderio che sposta il proprio mezzo di trasmissione dalla vista all'odore ed al sapore, non potersi ne' volersi parlare.

E comunque e' stato proprio divertente.

mercoledì 11 novembre 2009

Why don't you do right...

Dai e dai, che prima o poi sarebbe successo di nuovo lo sapevamo: la figlia del fiume mi aveva annunciato di avere qualcosa in serbo, e dato che nelle ultime settimane si e' parlato parecchio di un certo strapon (molto piu' di quanto se ne sia parlato su questo blog, mi scuso con i lettori) pensavo che la serata mi avrebbe visto trafitto a mo' di polletto sullo spiedo.
Invece, giunti al dunque, mi ha chiesto se me la sentissi e non fossi troppo stanco, visto che per la sessione avrei dovuto rivestire un ruolo decisamente attivo.
Considerazione che mi ha lasciato un po' perplesso, dato che essere penetrati e' l'attivita' passiva per eccellenza. Ma la figlia del fiume non smette di prendermi in contropiede, e mi manda a farmi la barba. I piu' svelti hanno gia' capito dove andiamo a parare, per i piu' lenti metto una foto...
Ebbene si', trattasi della terribile femminilizzazione!
In realta', niente di nuovo sul fronte: ci eravamo gia' passati, ma bisogna dire che mai in maniera cosi'... professionale.
Step 1: rasatura. La figlia del fiume valuta sia sufficiente fare solo il pelo, io sarei andato anche per il contropelo ma tant'e'.
Step 2: trucco e parrucco. Nell'ordine: cipria, fondotinta, fard, mascara, ombretto, rossetto, molletta per capelli
Step 3: biancheria. Un decisamente poco generoso perizoma che mi ha causato piu' che altro problemi al settore anteriore, data la pochezza di spazio. Reggiseno imbottito di due belle calze usate, per dare un colpo al cerchio ed uno al feticismo.
Step 4: collant (che anche se indoor siamo comunque in inverno) e magliettina atta a coprire il pelame pettorale/bracciale (nel senso dei peli sulle braccia)(ma si potra' dire bracciale?)
Step 5: vestiti. Tutta una serie di abiti succinti, con declinazioni varie da casa nella prateria a signorotta/casalinga disperata a cocktail party a... Jessica Rabbit. Piu' un boa di piume nere, comprato giusto giusto per Halloween. Il tutto accompagnato da un paio di ballerine tanto carucce, con poco poco tacco, una meraviglia da portare - non fosse che erano due numeri buoni piu' piccole della mia taglia
Step 6: foto, foto in posa, foto al naturale, foto in piedi, foto seduto (seduta?), foto da non poterne piu', foto da rischiare di diventare vanitosi
Step 7: video. No, non esiste la benche' minima possibilita' che vengano divulgati sulla rete, portate pazienza. Basti sapere che, rispettando i cliche', ho dovuto ballare su due canzoni degli Abba, e che il gran finale e' stata una mia personalissima e sensualissima rivisitazione di "Why don't you do right...", successo di Peggy Lee che pero' e' decisamente piu' noto per la versione di Jessica Rabbit. Ho fatto anche questo, non ci crederete ma ho fatto anche questo, gambina strusciata e sinuosita' comprese.

Pagella dell'evento: divertente, un po' faticoso, non erotico - ma sarebbe bastato poco sforzo in tal senso, volendo. La femminilizzazione non e' tra le mie fantasie primarie, ma lo faccio volentieri, anche solo per gli sguardi fieri/innamorati che la figlia del fiume mi rivolgeva. E poi lei e' contenta perche', anche contro la mia volonta', finisco per diventare un po' vanitoso. Cosa non si fa per amore!

giovedì 5 novembre 2009

Al freddo e al gelo

Stamattina non trovavo i pantaloni. Eppure ieri li indossavo.
Cerca cerca, non sono in camera, e nemmeno nell'armadio. Non sono in lavatrice ne' ad asciugare. Poi ho ricordato: erano su una sedia vicino all'ingresso, ed ora spiego perche'.

Ieri sera faccio tardi al lavoro. Non e' una pratica di cui vado fiero, ma ogni tanto e' ammissibile. Solo che negli ultimi giorni c'erano state davvero davvero poche occasioni per stare con la figlia del fiume, e finalmente avremmo avuto ieri sera un po' di tempo per noi.
Ci sentiamo nel tardo pomeriggio, in chat, e la avviso che ho ancora un po' da fare. Lei mette come tempo massimo per il mio rientro le 8.30 di sera. "Se no sono cazzi" aggiunge. Io rido, lei ride. Ma si', una battuta buttata li'.

E invece non scherzava mica. Io arrivo a casa e la porta e' chiusa. La vedo attraverso i vetri e busso, chiedendo di entrare. Lei invece va alla finestra, la apre (c'era comunque la zanzariera in mezzo) e mi apostrofa: "Lo sai che ore sono?!?" In realta' no, non lo so, sono uscito dal lavoro all'ultimo minuto. Ma non puo' essere tardissimo, in fondo. "Sono le otto e trentanove! Ti avevo avvisato che erano cazzi!"

Dunque. La situazione e' buffa. Da un lato so perfettamente che non puo' essere davvero arrabbiata - non e' da lei. D'altra parte e' una sorta di sfida, o di gioco. Che io accetto, chiaramente.
"Scusa" mormoricchio "non ho l'orologio, il gomito mi fa contatto col ginocchio" ecc ecc. E invece lei niente: il mio umorismo rutilante non fa breccia, faccia di ghiaccio mi ordina "Togliti scarpe, pantaloni e mutande." Poi, in segno di magnanimita' "le calze puoi tenerle".
Piccola nota sulla disposizione spaziale: la porta di casa nostra e' al pian terreno, cosi' come la finestra da cui mi ha parlato. Questa facciata della casa da' su un vicolo privato, e il nostro ingresso assieme ad un piccolo spiazzo e' circondato da una palizzata. Un passante non avrebbe visto niente. Ok. Ma un qualunque spettatore sopraelevato da un'altra casa si'!
Mi guardo intorno perplesso, valutando possibili spioni, valutando il freddo, valutando se mi piace ancora questo gioco. "E allora, muoviti!" Fine valutazioni.

Tolgo tutto e ammonticchio a terra. Lei mi fa cenno di venire alla porta, cosa che faccio, e di colpo realizzo che la combinazione di 1: sopravvenuta erezione 2: impermeabile 3: nudita' sottostante forma il perfetto scenario del maniaco esibizionista da cartolina. Risultato: io rido, lei ride.
Ma dato che lo spettacolo deve continuare, mi chiede di implorarla: scusa, non lo faccio piu', perdono, ecc ecc. Mi inginocchio anche, lei in piedi dietro la porta vetri, io seminudo sotto l'impermeabile al freddo. In quel momento non pensavo piu' ai vicini, chissa' perche'.

Ma poi la figlia del fiume e' la donna piu' buona del mondo e mi fa entrare. Ci abbracciamo, ridiamo, tutti felici e tutto finito.

Eh, no, bello mio. Vieni un po' di la'.
E di la' ad aspettarmi c'era una punizione meno psicologica ma altrettanto efficace: nove minuti di ritardo, nove colpi di paddle. Intensita' media, ma senza riscaldamento - e le mie chiappe gelate l'avrebbero sicuramente necessitato - hanno fatto sicuramente il loro effetto.
Che consiste, peraltro, nel mandarmi direttamente in fase uno: sottomesso e felice.
(sulle mie fasi in sottomissione forse scrivero' un post, forse no, chi puo' dirlo).

domenica 25 ottobre 2009

A spada tratta/2


[continua dal post precedente]

E quindi eccoci qui: io incappucciato e quindi privato dell'uso della vista, nudo nelle parti importanti, eccitato e spaventato. Lei solida, armata di tutto punto del nuovissimo strapon, e decisamente piena d'iniziativa.
La paura e' che pieno, tra un po', lo saro' anch'io...

Realizzo ora di aver dimenticato di dire una cosa nello scorso post, senza la quale non si puo' capire la continuazione di questo. Capita che una delle cose che ho "confessato" e' stata di essermi masturbato una sera, stando sveglio fino a tardi a guardare porno su internet. Con la Figlia del Fiume abbiamo gia' affrontato piu' volte l'argomento, e lei mi spinge costantemente a vivere con serenita' la mia sessualita', senza farmi troppe menate. Quindi il problema non e' l'atto in se' - di cui pare non importargliene poi molto - ma il mio senso di colpa. Mi fa quindi mettere in ginocchio, e accarezzandomi la testa, mi fa confessare tutto: su quali siti sono andato, che tipo di porno ho guardato, se mi sono toccato, se ho avuto un orgasmo. Figuriamoci: ero rosso di vergogna (ma tanto non si vedeva sotto al cappuccio). Fattasi spiegare il tutto, si accomoda sul divano, la sento pitoccare sul computer, e dopo poco parte l'audio di uno dei porno che avevo confessato di aver guardato. Questo, per la precisione. Mi sarei seppellito.
E quando mi ha di nuovo guidato la bocca verso lo strapon mi sono quasi sentito meglio, che avevo qualcosa da fare e cercavo di non pensare alla situazione.

Poi tutto finisce, e in un attimo sono a terra, con lei che mi cammina intorno: sento i passi attutiti dal tappeto, che pero' suonano strani per essere fatti da piedi avvolti in calzettoni (dai, siamo seri, davvero pensate che le mistress indossino solo calze a rete?) Pero' c'e' qualcosa che non torna, e l'improvvisa lama gelida sul mio petto mi da' conferma: sempre approfittando della mia momentanea cecita', la Figlia del Fiume ha indossato di nascosto un paio di scarpette, ballerine di raso lucido, comprate qualche tempo fa proprio con intenzioni di gioco (si', siamo un po' sessuomani). Scarpette carine, poco impegnative, dal tacchetto basso e comodo (primo passo verso dei tacchi propriamente detti, come spieghero' forse in un prossimo post), e dalla suola gelida. Non so che materiale sia, probabilmente il ghiaccio del palazzo della regina cattiva, o forse sono state forgiate con la fredda anima dei tiranni. Non saprei. Fatto sta' che caccio un urlo. E lei ride, la stronza!
E poi ricomincia a girarmi intorno. Avete presente gli squali? Ogni tanto riappoggia il dissennante piedino, ogni tanto pianta il tacco: piano, senza cattiveria. Solo che quando lo fa direttamente sul mio povero pistolino ricaccio un urletto, e non per il freddo ovviamente.

Nota di colore: la sensibilita' del pene e' una cosa strana. Del mio, almeno. Assolutamente irregolare, sembra che ci siano - almeno sull'asta - pochi recettori sensoriali, mentre quelli rispettano il tabellino di marcia e stanno al loro posto. Risultato pratico: sento poco ed in maniera approssimativa i contatti, i tocchi, le cose di fino, e quando c'e' qualcosa mi fa male tutta la fase del dolore che sale me la perdo: di colpo arriva il dolore, come se facesse un salto. Mi ha piantato il tacco (piano) ed il risultato e' stato: niente, niente, niente, niente, oddiomuoio!

Il calpestamento e' un mio feticcio. Si', lo so, ho poca fantasia ed e' una cosa estremamente comune, quasi dozzinale. E allora?
Lei lo sa ma, vivendo (erroneamente) nell'insicurezza di essere grassa, affronta la cosa con tensione, non godendosela. Vabbe', con calma aggiustiamo tutto: ho pure cominciato ad andare in palestra apposta, cosi' se mi vede un po' meno magrolino magari si tranquillizza.
Tutto questo per dire che mi palpugna un po', tastando il terreno, ma poi si allontana. Ed io, di nuovo, mi do per spacciato, sapendo cosa le penzola dal pube.
"Pensi di esserti meritato un orgasmo?"
La domanda mi coglie di sorpresa, inaspettata come una cacca di piccione. Si'? No? Cosa vuole che risponda? E se e' una trappola?
"Ehm... non so...?"
Non so quale fosse la risposta giusta, ma questa pare sbagliata: indispettita replica "Per punire la tua indecisione, facciamo decidere al caso: pari o dispari?"
E dopo il mio stentoreo "dispari" la sento che lancia qualcosa. Uno dei dadi che stanno sulla mensola li' vicino, scopriro' poi.

Perche' non ho risposto subito un chiaro "Si'"? Io, ovviamente, un orgasmo lo volevo. Ma volevo anche che continuasse, che mi trattasse male, che mi facesse implorare per averlo. Ma ovviamente lei non mi legge nella testa. E poi la devo smettere di pensare a quello che vorrei che lei facesse.

Comunque esce 9, dispari: si vede che era destino. Io sono ancora a terra, lei si avvicina e mi leva il cappuccio: la luce mi assassina, ma solo per un istante, facci giusto in tempo a vedere la rotonda, morbida, invitante sagoma del suo fondoschiena che cala sul mio viso, risprofondandomi inesorabilmente nel buio. E che buio!
La risento che paciuga al portatile (che doveva aver avvicinato senza che me ne accorgessi) e mi dice, all'incirca: "Io non ho intenzione di toccarti, fai tu. Hai due minuti e trentotto per venire, e se non ce la fai ci saranno delle pessime conseguenze."
Argh. Il mio primo pensiero e' stato, appunto, argh.
Poi mi sono toccato il pisello e ho capito che con un po' d'impegno avrei potuto fare anche in due secondi e trentotto.
Capitemi: eccitazione, stimoli sensoriali vari, la psiche in cortocircuito, la paura per l'intrusore.
L'intrusore, appunto: mi vuole prendere dopo che sono venuto? Ma e' pazza? Sara' terribile, sara' crudelta' pura!

Pondero la questione e cerco di far passare qualche secondo in piu', che se vengo subito pare brutto. Duro in totale trenta secondi: mentre il mio orgasmo esce mi aspettavo un suo commento, una risata, un qualcosa. Invece niente, sta zitta. E dire che e' stato un signor orgasmo, copioso e pervasivo.
Poi pero' non si trattiene piu': "Beh, non ti ci e' voluto molto", e mentre lo dice ride. Si solleva e si siede accanto, mi guarda e mi pare bellissima. Da mozzare il fiato, come al solito.
"La sessione e' finita."
Come, niente intruso d'amore?
"Oggi volevo spaventarti un po'. La prossima volta, magari..."

Peccato, un po' ci speravo :-P

giovedì 22 ottobre 2009

A spada tratta

"Adesso ti metti faccia al muro, all'angolo, e pensi alle tue malefatte di questa settimana."
Cosi', a ciel sereno e senza particolare motivazione. Mi prende di sorpresa, e data la mia proverbiale attitudine al contropiede, accetto senza fiatare.
La sento appena, nell'altra stanza, che traffica. Quando mi arriva alle spalle diventa tutto nero: mi mette il cappuccio ed il mio primo pensiero e' terribile: "non mi sono tagliato i baffi, si vedranno dall'apertura della bocca, devo essere bruttissimo!"
Si', perche' noi abbiamo il melodramma nel sangue.
"Allora, ci hai pensato? Su, dimmi un po'."
Pensarci, a dire il vero, ci ho anche pensato. Che poi, essendo il primo dei miei detrattori, qualcosa da appuntarmi se guardo il mio operato lo trovo sempre: una frase detta con troppa schiettezza e che potrebbe averla offesa, isole di cazzeggio conquistate con relativi sensi di colpa, circonlocuzioni cerebrali complicatissime e peripatetiche. Salvo poi che lei intendeva che non avevo lavato i piatti.
E comunque era una scusa (anche se i piatti ogni tanto li ho saltati per davvero), perche' si vedeva una cosa, di quelle che mi riempiono di gioia: si vedeva che anche lei aveva voglia di giocare, che per me e' sempre un turn on.
E poi mi si appoggia. Avete presente, no? Di solito ad andare "in appoggio" e' l'uomo, che se rispetta le normative europee in materia, qualcosa da far sentire durante l'appoggio ce l'ha. Ecco, ce l'aveva pure lei.
Trattasi del nuovo, fiammante, ed un tantinello temuto, strapon! Oggetto acquistato via internet assieme al altri giocattoli da pervertiti, e' costituito da struttura di tessuto, comoda e sicura, iper regolabile, piena di cinghie, ganci e puleggie (in effetti il risultato fa un po' imbragatura da arrampicata, con buona pace per Reinhold Messner) e, ovviamente, il fallico dong. Che chissa' perche', se e' da usare a mano si chiama dildo e se e' da indossare si chiama dong.
Siamo stati cauti nell'acquisto, ed in effetti la vista dell'intrusore non e' poi cosi' spavenetevole: azzurrino, curvo, piccolino e morbidello.
Finora l'oggetto della disquisizione era comunque rimasto a riposo nell'armadio, buono buono a svernare. Salvo che la Figlia del Fiume si e' ritrovata in vena di spaventarmi.

Sentirmi il coso appoggiato ai lombi fa un certo effetto. Sotto alcuni punti di vista e' un po' rassicurante, diciamo che da' delle certezze. Sotto altri punti di vista, invece, no. Probabilmente proprio a causa delle suddette certezze.
Devo dire che almeno, avendo il cappuccio in testa (che impedisce di vedere, ma non blocca l'accesso alla bocca) quando ha richiesto un pompino non mi sono neanche tanto imbarazzato. Stare in ginocchio davanti a lei (se vogliamo potremmo dire "dall'altra parte del pisello") e' stato... qualcosa. Mi sono sentito in balia, ma anche qualcos'altro: lo stavo facendo per lei, nonostante fosse impegnativo e non ne provassi piacere. Lo facevo perche' me lo chiedeva, ed io accettavo il mio ruolo.
(ok, probabilmente ho troppo in testa le cose che sto leggendo in questi giorni sullo scambio di potere)
Fatto sta che mi sono sentito bene. Volevo dimostrarle quanto ero bravo, quanto riuscivo a trattenere il fiato e ad accoglierlo in gola. Non che fosse poi molto, o molto difficile: e' davvero un cazzillino, morbido e flessibile. Ma comunque mi ci sono impegnato, ed ogni tanto tossivo ed avevo i conati di vomito. Si', come nei porno.

Ad un certo punto mi ha fatto mettere sul divano a pancia in giu', steso attraverso il bracciolo. E li' ho pensato ecco, ci siamo, adesso mi incula.
E invece no, mi ha solo sculacciato. "Solo" per modo di dire, dato che in questi mesi in cui non ho scritto il nostro armamentario di giocattoli si e' arricchito anche di un paddle vero, di legno scuro e decisamente pesante. E pensare che ho insistito io per prenderlo, che coglione che sono a volte.

Diversamente da altre occasioni, la Figlia del Fiume era questa volta decisamente dinamica: sul divano, appoggiato al muro, in piedi. La melodia di base e' rimasta comunque la stessa. Soprattutto il ritmo, diciamo, aveva un che di ossessivo ed incalzante. Ciak ciak.

Ad un certo punto stavo anche un po' partendo di testa: mi stava picchiando con "solo" le mani, con quei colpi profondi e che rimbombano che mi fanno rapidamente abbandonare i lidi della coscienza verso altri, piu' ignoti orizzonti. Ma non mi ci ha fatto arrivare, la stronza, che aveva altri piani.

[continua nel prossimo post]

martedì 11 agosto 2009

Sesso orale

Le istruzioni (lilla) del giorno dicevano:

puoi navigare [per siti porno] 20 minuti da quando leggi. poi, sotto la doccia: sperimenta i benifici (o venefici?) effetti del dentifricio sul pisello. Con cautela, che non vorrei ritrovarmelo corroso.


A salvarmi sono stati i venti minuti di porno. Grazie ad essi (ed al fatto che, come tutti i maschietti sanno, per navigare basta una sola mano sul mouse, mentre l'altra è all'opre intenta) sono arrivato sulla doccia in una stato di eccitazione e già parziale riempimento (esiste un termine per far capire che hai già percorso parte della strada verso l'orgasmo? no?)

Colgate mon amour, in fondo cosa sarà mai? E quindi eccomi lì sotto la doccia, che cospargo ben bene il mio povero glande di pasta dentifricia.
Il primo impatto, meccanico, non è male: non è il migliore tra i lubrificanti, ma fa il suo dovere e attutisce gli attriti.
Comincia poi a salire una sensazione di freschezza, piacevole, mentolata. Intanto faccio del mio meglio e cavalco sulla strada del piacere che, come dire, avevo una strana sensazione, come chi subodora una fregatura.
Che, puntuale, arriva. La sensazione di freschezza sale, sale, sale, e diventa dolore. Lancinante. Una roba da non crederci: la pelle in zona è sensibile ma non proprio tattile, era un dolore sfocato ma fortissimo, come una macchia di sugo tutta sbavata. La situazione si fa presto disperata: cosa faccio?
Rinuncio all'orgasmo e mi sciacquo?
Resisto, col rischio di ricevere lesioni e irritazioni?

Che domanda del cazzo, resisto - nessun uomo si sarebbe minimamente posto il problema. Tanto il mio corpo, che sa agire per il meglio, presto mette in atto lo stratagemma di cui avevo già parlato in questo post, ovvero: vengo molto rapidamente. Vengo male, senza molto piacere, e con decisamente altro in testa. Credo che questo sia davvero un ottimo metodo per le mistress che vogliono rovinare l'orgasmo ai loro sub (orgasm denial, per la gioia dei motori di ricerca).

È finita?
No, ovviamente, il peggio arriva adesso. Dopo l'orgasmo il pene diventa più sensibile, anche il semplice contatto dà fastidio (post orgasmic torture, sempre per il ranking di google). E quel cazzo di dentifricio non viene via!
Mi sciacquo, letteralmente piegato in due dal dolore, invocando gli dei tutti da Odino a Visnù, cerco di lavarmi, cerco di fa il più piano ma il più in fretta possibile. Mi lavo fino a non avere più tracce di dentifricio, anche tra le pieghette, anche in zone che non è giusto che siano esposte. E il dolore non passa!
Credo mi sia entrato nella pelle. Sotto pelle. Non so. Devo essere poroso.

Mi ci è voluto un quarto d'ora buono, mentre il dolore scemava lentissimamente, a riprendere il controllo. E comunque non è andato via, diciamo che si è assestato a livelli sopportabili. La beffa è stata la cena con mia madre, in programma neanche mezz'ora dopo.

Il premio di consolazione è stata invece la botta di endorfine, guidavo verso la materna dimora dolorante ma col sorriso :-)

mercoledì 22 luglio 2009

Eppur si muove

Io e la figlia del fiume abbiamo passato un periodo un po' turbolento, in cui ci sono state tensioni, inversione di ruoli, momenti ludici e goduriosi. Nulla di questo, comunque, trova posto in questo blog: lascio le menate ad altri frangenti, qui parliamo di sesso :-)

Alla domanda "come ti andrebbe di giocare?" ho risposto nell'unico modo che mi è concesso: avevo voglia di sensazioni forti, di essere portato ai miei limiti e soprattutto di staccare il cervello. La sottomissione per me è principalmente questo: lasciar entrare qualcun altro nella stanza dei bottoni, dimenticandomi del bene e del male.

Di solito a questo punto si trovano frasi di circostanza, del tipo "stai attento a quello che desideri, potresti averlo", o cose simili. Il fatto è che, non solo ho avuto quello che desideravo, ma ne voglio ancora! Ma andiamo con ordine.

La sessione comincia di mattina (non proprio presto, che non è il nostro forte alzarci all'alba). La figlia del fiume mi fa spogliare e mi ammanetta i polsi. L'atmosfera è rilassata, scherziamo entrambi, ma ho davvero voglia che lei prenda il controllo e lei, ci sta provando, si sente. La cosa mi rassicura e mi abbandono agli eventi.
Come prima cosa sono steso sul letto, a pancia sotto, e lei mi pastrugna con le mani: mi graffia, mi picchia, tutto molto piacevole, molto eccitante. Ma serve come riscaldamento.
La mia pelle lentamente si arrossa, e quando evidentemente si ritiene soddisfatta decide di inserire un interludio prima di passare a maniere più forti: in un attimo sono in piedi, tenuto ad un guinzaglio (bruttino e scomodo, peraltro. Dobbiamo proprio fare acquisti): in giro per la stanza, trascinato (qui si capiva che sarebbe servito uno spazio più ampio miei pochi angusti metri quadri) e poi in ginocchio, ai suoi piedi, a dimostrarle la mia devozione. Confesserà poi di aver trovato eccitante la mia vista: il vedermi trasportato, completamente assorbito dall'adorarla (yum).
Dopo poco torno sul letto, e comincia una lunga scalata verso il dolore: mani, frustino, paddle di varia natura. Soprattutto, mi fa cambiare posizione spesso, cosa inusuale e che mi piace molto. Più di tutto, mi piace proprio l'atto di eseguire l'ordine, fare quello che mi viene detto. Stiamo prendendo confidenza con questa cosa: la figlia del fiume è pigra di natura, non le viene naturale nemmeno concepire che si possa voler prendere ordini, assumere una posizione scomoda, fare fatica :-D E comunque si sta impegnando molto per venirmi incontro, oltre al fatto che comincia a prenderci gusto...

Le serie si intervallano, e l'intensità sale in maniera costante - forse questo un po' mi ha disturbato, non so se sono riuscito a prendere il passo, ad adattarmi. Ma non so, è difficile fare chiarezza tra i pensieri.
Finita una serie particolarmente intensa la vedo stendersi sul letto, mostrandomi il suo sesso e ordinandomi di andare a fare "il mio dovere". Cosa che ho fatto ben volentieri: passerei le giornate con la faccia tra le sue coscie, è una delle cose che mi piacciono maggiormente. E mi piace ancora di più quando, come in questo caso, è lei a dirigere: dando istruzioni, dicendomi cosa fare, moderando l'intensità, la velocità, il tempo. Credo che, alla fine, fosse ben soddisfatta del risultato: ci siamo ritrovati spossati, lei dall'orgasmo, io dalla felicità per averglielo dato. È stato un momento di tenerezza splendido: sono rimasto lì, abbracciato dalle sue coscie, infradicito dai suoi umori, a baciarla lentamente. Sarei rimasto lì per ore, in completa atarassia, senza desideri.

Invece, dopo un po', mi fa alzare. Ancora botte, questa volta tante, e forti, finchè non cedo, finchè non le chiedo di smettere. Non so se a causa dell'interludio sensuale, ma non riuscivo più a sintonizzarmi col dolore, ne avrei volute prendere ancora, e molte, ma mi sono ritrovato a piagnucolare e implorare. Forse ho bisogno di nuovi strumenti :-) O forse solo di capirmi un po' meglio (e riuscire a spiegarmi).

Essendo poi lei la donna più buona del mondo, capisco che c'è un orgasmo anche per me, in serbo. Dopo un attimo siamo infatti stesi sul letto: io a pancia in su (come si traduce spread eagle?) lei accoccolata intorno al mio pisellino, armata di vibratore, e per buona misura con un piede appoggiato sulla mia bocca. Strano, quasi incredibile a dirsi, sono venuto dopo pochi secondi, un minuto scarso (credo).
È stato peraltro un orgasmo strano, che poi lei ha definito clitorideo - se può valere questa parola per gli uomini. Il vibratore piazzato sul punto sensibile appena sotto il glande, non mi toccava altro, non c'erano altri stimoli. È stata un piacere superficiale e costante, non spiacevole, ma che complessivamente mi ha lasciato un po' insoddisfatto. Avrei subito rifatto l'amore. Avrei continuato a giocare. Avrei fatto questo e quello, come mio cuggino. In realtà la cosa che ho fatto è stata una doccia - che ne avevo bisogno - e siamo andati a mangiare, rituffati nell'incredibilia di questi giorni.

domenica 5 luglio 2009

Sessione pianificata

Dopo averne a lungo discusso, abbiamo finalmente avuto la nostra prima sessione pianificata a tavolino: la figlia del fiume ha voluto, chiaro e squadrato, un elenco delle attività alla nostra portata, ciascuna etichettata come "premio", "punizione", "sottomissione", "eccitazione" e simili - evidentemente il post sugli elementi della sessione che vorrei era troppo enciclopedico).
Abbiamo quindi concordato assieme quasi tutto quello che intendevamo metterci dentro: una prima parte di punizioni, prendendo come scusa alcune mie mancanze, una "prova" a cui sottopormi e che, in base al risultato, avrebbe sbloccato o meno un premio, e deciso la natura del premio.
Poi, va da sè, abbiamo giocato.

È stato un primo tentativo, e si è portato dietro tutti i pregi e difetti delle prove: abbiamo giocato in maniera leggera, ridanciana e non "serissima". Ma non ci sono stati momenti di dubbio, di insicurezza, e gli eventi si sono susseguiti lisci come l'olio - e questo era il principale obiettivo in realtà: evitare i momenti di "e adesso, che facciamo?" che ogni tanto si presentavano.

Uno dei risultati collaterali è che, venendo da un periodo abbastanza lungo di rarefazione bdsm, una sessione leggera e ridanciana non fa altro che stimolarmi ancora di più, ed ora mi trovo con il cervello (e altri organi) soffocati dai desideri.

lunedì 29 giugno 2009

Sull'uso della safeword

L'ultima volta che abbiamo giocato, una decina di giorni fa, le cose sono iniziate bene per poi precipitare.
Abbiamo iniziato la scena in maniera giocosa, lei mi stava a cavalcioni e leggeva le definizioni di un cruciverba compilato mesi prima: se sbagliavo le prendevo, se indovinavo si passava alla definizione successiva...
Molto leggero, molto divertente, è stato un bel riscaldamento. Poi entrambi avevamo voglia di alzare un po' i toni, cosa che è avvenuta prontamente: mi sono ritrovato sotto una salva crescente per intensità e frequenza. L'obiettivo della figlia del fiume era chiaro, ed infatti dopo poco l'ha esplicitato: voleva che arrivassi al limite, che non sopportassi più, che cedessi ed usassi la parola di sicurezza (che per l'occasione era stata cambiata con una definizione che avevo particolarmente faticato ad indovinare). "Dilla, dilla!" mi diceva.

Dal suo punto di vista era una cosa un po' scherzosa, avevamo cominciato giocando ed il tono della sessione era ancora "giocoso".
Dal mio le cose erano tremendamente serie. Intanto i colpi erano forti, e non riesco davvero a ridere prendendole seriamente. L'intensità è salita rapidamente, al pari della frequenza, e senza soluzione di continuità, quindi non avevo fatto in tempo ad abituarmi, non me la stavo godendo, e resistevo solo per forza di volontà.
La parola di sicurezza è un po' un tabù per me. Il significato che le ho sempre dato è: non mi sta più piacendo il gioco, basta. Se cominciamo ad includerla, se dopo averla detta poi ne prendo ancora un po' (come è capitato qualche volta), cosa posso usare per dire che davvero non mi piace più e voglio smettere subito?
C'è poi il discorso del controllo. Forzarmi alla parola di sicurezza ha due effetti. Primo mi sbatte in faccia che, da ultimo, sono io a decidere. E, per uno che cerca di dare via il controllo, non è il massimo.
In secondo luogo mi mette in una situazione combattuta, perchè quando la dico di solito termina la sessione. Ma in questo periodo, dove giochiamo poco, e dove anche se cerco di non farlo pesare ho davvero tantissima voglia, vorrei che quando giochiamo non finissimo mai, e che durasse il più a lungo possibile.
Mi sono ritrovato quindi in una situazione brutta, tirato da desideri diversi, e sono finito in lacrime. Di irritazione, purtroppo.

giovedì 25 giugno 2009

La sessione che vorrei (lettera aperta alla figlia del fiume)

L'idea di pianificare una sessione femdom ronza da parecchio: su spinta della figlia del fiume scrivo senza vergogna quello che mi piacerebbe provare. Seguiranno le contrattazioni di rito: alcune cose, so per certo, non ti piacciono, o comunque non ti fanno impazzire, ma mi hai chiesto sincerità ed eccoti servita.

NOTA: ho messo qualche link a testi e video. Occhio ad aprirli se c'è gente intorno.

Atteggiamento: importante, credo che sia il primo punto. Mi piacerebbe che la figlia del fiume assumesse un atteggiamento dominante. Nel tono della voce, negli ordini impartiti. Vorrei sentire la sua sicurezza, percepirla a pelle. Se lei è sicura io mi fido e non penso. (link)

Punizioni - dolore: ovvio. Impact play crescente, ma non straziante. Magari spezzettato, per farmi riprendere fiato, alternato ad altri giochi. Recentemente abbiamo avuto qualche problema con la safeword, che preferirei stesse fuori e servisse solo da uscita d'emergenza. Ma sarebbe bellissimo implorarti, chiedere di fermarti e non venire ascoltato.
Cera, graffi, schiaffi, anche calci se vuoi. Perchè no? (link)

Umiliazioni: lista infinita. Dover stare in posizioni imbarazzanti o scomode, essere insultato, eseguire compiti ingiustificati. In questa non posso darti veri suggerimenti, perchè devi sentirti molto a tuo agio. (link)

Premi - fetish: prendermi cura dei tuoi piedi, adorarli e baciarli è un "major turn on" per me, lo sai. Vorrei che tu ne parlassi, me lo ricordassi stuzzicandomi, mettendomi davanti all'oggetto del desiderio, e poi negandolo. Puoi giocare molto con la mia attrazione, se ci provi verrai che ti risulterà facile. Se e quando deciderai che mi sono impegnato abbastanza, vorrei che mi dicessi esattamente cosa fare, commentassi, ordinassi.
Anche le scarpe sono attraenti, tanto più quanto le usi come strumento di deumanizzazione e distacco. Mi vedo nudo, steso faccia a terra, davanti a te in piedi e vestita, con le labbra incollate alla punta dei tuoi stivali, mentre mi controlli e soppesi. O a pulirne le suole, per dimostrarti la mia devozione. (link)

Orgasmi - tuoi: tutti quelli di cui hai voglia, ovviamente. Servirti sessualmente è una cosa fantastica, che adoro fare. Con la bocca, con le mani, con i giocattoli. Essere usato, ricevere ordini precisi mentre lo fai, o essere bloccato e non poter fare niente. Ovviamente puoi usare tutto il mio corpo, ma su alcune parti non garantisco di avere il completo controllo... :-D (video 1 - settantaaaaaa) (video2 - barefoot princess) (blog di bitchy jones)

Orgasmi - miei: tematica difficile, se mi arriva un orgasmo poi la voglia di sottomissione scende sotto i piedi (no pun intended :-D), ed infatti finora sempre il mio orgasmo ha fatto finire la scena. Se inserito nel gioco potrebbe essere il culmine del teasing and denial, ma comunque non è del tutto necessario che io abbia un orgasmo. E per averlo dentro di te - mentre facciamo sesso - non so se mi sento ancora pronto: dovresti davvero avermi sotto controllo, ad un livello che non ho mai provato. Per ora preferirei passare. (link su idee per t&d, ignora la grafica orrenda)

Punizioni - soffocamento: essere usato da sedia o cuscino, magari all'inizio, mentre "entriamo nel mood", e mentre dichiari cosa hai intenzione di fare o (se vuoi) quali sono state le mie mancanze. O giocare al gioco dell'apnea, già conosciuto e sempre in voga. (video)

Restrizioni: bondage leggero (abbiamo due comodissime polsiere e non le usiamo da un secolo), bendato, imbavagliato. Collare e guinzaglio mi farebbero impazzire.

Anal play: sì, assicurati che io sia a mio agio (pulito, svuotato) e se non lo sono mandami in bagno. E poi divertiti non badando troppo alle mie lamentele. (consigli)

Vestiti: io dovrei essere nudo, o il più nudo possibile comunque. Tu dovresti essere vestita apposta: gli abiti aiutano, sono un biglietto da visita. Se te la sentissi potresti mettere il corsetto. Guanti: mi piacciono, ti piacciono, ma non li abbiamo mai usati. Stivali o scarpe alte. Un filo di trucco. Insomma, sottolineare anche con l'aspetto, che l'uomo è una bestia visiva. (link - non ho trovato di meglio...)

Regole: sì, definitivamente, concordate e ricordate prima di iniziare. Qual è il segnale di inizio, quale di fine. Come devo rivolgermi a te (signora? padrona? mistress? per nome? big boss?). Posso o non posso farti domande in gioco? Se sì, con quale formula? Devo chiedere il permesso per la domanda? O alzare la mano? (link)

Passo la palla :-D

assenza (in)giustificata

metapost di scuse: periodo strapieno, per un mesetto sono stato lontano da questo blog. Alcune motivazioni buone ce le avevo (tra cui seri problemi col mio computer di casa, dall'ufficio non è comodissimo scrivere). Anche se uno dei motivi principali è la spirale della vergogna: mi ero imposto un certo ritmo di scrittura, ho cominciato a zoppicare, questo mi faceva sentire in colpa/vergognare con me stesso, il che mi rendeva sgradevole l'idea di fare un nuovo post perchè sarebbe stato, appunto, un post di scuse, quindi tergiversavo, quindi aumentava la vergogna. Eccetera.

Scuse, poi, verso chi? Credo verso me stesso, oltre che ai lettori - che però sono pochissimi e sparuti. Vabbè, ricominciamo

giovedì 28 maggio 2009

Puntaspilli

La consegna di martedì sera diceva:
[...] inoltre ti concedo un orgasmo, che però vorrei raggiungessi stando sul letto di chiodi
Il letto di chiodi. Oggetto d'arredamento abbastanza bizzarro, ha fatto la sua comparsa in casa mia circa un anno fa, durante un periodo in cui mi interessavo alla cosiddetta "arte di strada", ed in particolare (chissà perchè...) ero stato attratto dal fachirismo.
Del periodo mi rimangono un po' di ricordi, qualche abilità acquisita e, appunto, il letto. Più che un letto è un cuscino: una tavola 50x60 da cui spunta una bella pletora di punte, tutte rigorosamente vere e non limate, così come le ho comprate dal ferramenta.
Stare sul letto di chiodi è prima di tutto questione di forza di volontà: in secondo luogo di tecnica, ma prima di tutto di forza di volontà. Il tuo corpo tenderà a darti di gomito e a dirti ehi, bello, guarda che qui mi stanno bucherellando, spostatiiiiiiii!
E tu, niente.
Allora lui insisterà, con veemenza. E tu: niente.
Fino a che non trovi il tuo equilibrio interiore, il tuo cervello emette sufficienti endorfine, e tutti si vive contenti.
Poi ci sono alcuni trucchi per distribuire meglio il peso, ma è poca roba.

Non salivo sul letto da tempo. Mesi. Fa parte di quel bagaglio di passioni che percorro fino ad un limite, sottile ma netto, oltre il quale perdo interesse. O meglio: vengo distratto da nuove passioni.
Tiro fuori la tavola, stendo sopra un asciugamano (misericordiosa concessione della figlia del fiume) e prendo posizione, appoggiandoci la schiena.
Fa male.
Non lo ricordavo così doloroso. Fa male e attira le mie attenzioni, le mie forze.
Il piano era di salire, assestarmi e fare con calma, godendo sia gli aspetti fisici - per come erano andate le cose martedì (descritte nei precedenti due post) avevo avuto occasione di darle un orgasmo, ma io ero rimasto a secco, e mi trovavo decisamente su di giri - che quelli psicologici, legati allo stare soffrendo perchè così lei aveva voluto.
I piani, d'altra parte, sono fatti per essere cambiati.
Sono salito sulla tavola con una mezza erezione, preventiva. Dopo pochi secondi di chiodi la mia virilità ha serenamente deciso di andarsene, annegata dall'eccessiva quantità di stimoli.
Intanto il dolore sale. È normale che lo faccia, ma ciò non aiuta.
Saggiamente, faccio la cosa sbagliata.
Avrei dovuto concedermi tempo, non pensare all'orgasmo, permettere al mio corpo di abituarsi. E invece mi sono fiondato sulle zone basse, cercando di vincere la gara degli stimoli, resistendo al dolore alla schiena stringendo i denti.
Ravana ravana, qualcosa ho ottenuto. Ovvio: un paio di giorni di astinenza, il cervello ancora pieno del meraviglioso incontro con la figlia del fiume, il fatto che bene o male il mio corpo ormai lo conosco.
Ma è stato lontano dall'essere un'esperienza soddisfacente. Troppi stimoli, tutti assieme: lentamente stava montando un'erezione, cercavo di darmi il tempo, soffiare sul fuocherello per farlo crescere senza spegnersi. E sono venuto.
Sono certo che i maschietti lettori capiranno, capita a tutti qualche volta: avere un orgasmo con un'erezione parziale è lontano dall'essere quella sconvolgente e pervasiva esperienza che ti stura vene e sinapsi.
Ma tant'è: probabilmente il mio corpo ha concluso che quella fosse la via più breve per far cessare il dolore.
Risultato finale: io un po' bucherellato, umidiccio ma non soddisfatto, a rialzarmi a fatica.
Spero almeno che, se capiterà ancora, farò tesoro di questa prima esperienza.

mercoledì 27 maggio 2009

Il peso dell'amore 2/2

Dopo i vari strapazzamenti appena subiti (vedi post precedente) la figlia del fiume ha ben pensato di farmi stendere sulla pancia, ed occuparsi del lato B.
Giusto per dare un bel calcio alla mia coscienza e spingerla giù dal dirupo del "panico felice" (lo so, continuo ad aggiungere concetti senza spiegare niente, portate pazienza che arriverà il momento per tutto) proprio come nel famoso video dei Cure, la figlia del fiume decide bene di giocare con il senso di anticipazione e, prima di fare qualunque cosa, vedo un bel piedino che striscia fin davanti alla mia faccia.
Di base avrei dovuto aspettare un ordine, un invito, qualcosa. Di base, certo. Cosa che non ho fatto, iniziando subito (non dico avventandomi, che sembra volgare) a baciare, leccare, succhiare quel che capitava a tiro. Intanto lei, seduta sul letto a fianco a me, comincia con dolcezza a darmi qualche colpo.
La combinazione di posizione sottomessa, stimoli feticistici e masochistici è letale, e mi fa perdere ogni sembianza di dignità. Dirò di più: di pensiero. Appunto, panico felice.
Dopo un po', in cerca di una presa più comoda, la figlia del fiume pensa bene di sedersi sulla mia schiena, poggiandomi il suo regal culetto direttamente sulle spalle, in modo da potersi dedicare con calma e precisione all'arrossamento del mio, di regal culetto.
Fa anche la comparsa un nuovo strumento, che poi nuovissimo non è: una delle sue ciabatte da casa, completamente di gomma, di quelle da piscina.
L'impatto è piacevole e del tutto rassicurante: area larghissima, materiale gommoso, forza usata non eccessiva. Però è carino, ed apprezzo l'enorme passo in avanti che le fa allentare la presa sulla (a mio parere eccessiva) attenzione all'igiene. Perchè sai, le ciabatte sono sempre in terra, polvere, eccetera.

La battitura continua così, serena, alternando un po' le posizioni, graziando ogni tanto il mio lato podofilo, e creando una situazione del tutto godibile e non provante, che avrei continuato a subire per ore, fosse dipeso da me.
Ma lei aveva altri piani.
Per segnare il cambio di tono, o forse per premiarmi (soggiogarmi?) mi porge da baciare la suola della ciabatta. Che io bacio all'istante, senza pensare. E lei un po' stupita, un po' divertita, "e la bacia pure...!"
Ovviamente le dinamiche del feticismo e dell'umiliazione devono ancora un po' entrare nella nostra coppia :-)

Non so se fosse il suo obiettivo iniziale o l'abbia pensato strada facendo, mi chiede a questo punto se me la sento di subire anche il paddle. Trattasi del paddlelino, di cui ho già raccontato in passato, che come strumento ad impatto (thudder) a me piace molto. Ed infatti come si fa a dire di no?
Ripetendo una dinamica che avevo già subito un paio di settimane fa, ha cominciato a colpirmi da subito con un ritmo rilassato ma regolare, dando colpi solidi che restavano in posizione, trasmettendo in profondità l'impatto. Tenendo il ritmo, ha aspettato che la meccanica facesse il suo corso, e che lentamente la mia resistenza calasse.
Mano a mano che il bruciore del mio fondoschiena risaliva e si espandeva ho preso coscienza di quando fossi veramente intrappolato: la figlia del fiume è più pesante di me, ed avrei fatto fatica a scrollarla via anche se fosse semplicemente rimasta immobile, a peso morto. Che non era esattamente quello che stava succedendo: un po' mi divincolavo, un po' scalciavo, ma lei mi teneva ben fermo, in posizione.
E intanto il ritmo aumentava, assieme all'intensità dei colpi.
Il sentirmi bloccato e senza controllo mi ha spaventato. Non tanto, e non in una maniera cattiva. Ma mi sono sentito per un momento un animale in trappola. A questo punto è successa una cosa inattesa: ho sentito aprirsi una crepa.

È difficile descrivere l'esatta natura della crepa, e cosa ci avrei trovato al di là. Ma è stata una sensazione netta, non confondibile: stava succedendo qualcosa. In quel momento, con la donna di cui sono innamorato seduta su di me che mi blocca e scarica sulla mia pelle almeno la sua forza, non so se anche le sue ansie e nevrosi, ecco in quel momento ho sentito di aver varcato un certo tipo di confine. Qualcosa di nuovo, di inaspettato, come aver messo per la prima volta un piede nell'oceano dopo anni di Cesenatico.

E poi subito è finito. Io ho cominciato a dare evidenti segni di cedimento, e lei mi ha detto (senza peraltro fermarsi) che se volevo che smettesse dovevo chiederglielo. Il tutto con un tono da dominante, e la mia richiesta sarebbe stata un'ammissione di debolezza, di sottomissione. Certo. Ma così facendo mi aveva ridato il controllo.
In questo momento, a freddo, non so cosa volessi, cosa avrei preferito. Mi ricordo benissimo quanto facesse male. Ma mi ricordo anche la crepa. Non so. Temo di essere un po' confuso a riguardo.

Dopo che mi ha detto che avrei potuto interromperla, il tono è cambiato. A quel punto è diventata una sfida a cercare di resistere il più possibile (di nuovo, schiavo-macho). Di rito, come succede e come è giusto, una volta portato al limite di sopportazione, una volta che mi ha fatto chiederle di fermarsi, una, due volte, giusto per essere sicura, mi ha dato poi ancora qualche colpo, cinque se non ricordo male, forti ed in successione.

E poi ho dovuto riprendere fiato.

Il peso dell'amore 1/2

L'ultimo weekend passato con la figlia del fiume è stato fantastico: un idillio d'amore e sentimentalismo da farsi venire il diabete. Che ci volete fare: ci amiamo.
Ma passiamo alla parte scabrosa.
Ieri mattina la figlia del fiume decide di chiudere "certe questioni": una scusa vale l'altra per giocare (non che servano, in realtà). Questa volta dovevamo pareggiare i conti per numero due mie mancanze:
  1. averle rovesciato dell'acqua nella schiena, a tradimento. Ed aver poi schivato, con riflessi da lince, quella che lei mi ha rilanciato indietro. Ah ah. Lince.
    E comunque fa ormai caldo, non ci credo che le abbia dato fastidio. La sensazione. Credo che si sia irritata per l'invasione dello spazio privato. Ma in fondo era uno scherzo e anche lei non era davvero arrabbiata;
  2. non averle parlato con franchezza la settimana scorsa, cosa che ha portato ad una situazione un po' imbarazzante ed un po' di disagio. Ogni tanto sono timido, ed ogni tanto è giusto che mi venga ricordato che non è proprio il caso.
Due mancanze, comunque, relativamente piccole. Infatti il tutto è stato molto giocoso.
Come prima cosa, mi ha fatto stendere un tappetino per terra, e me sopra il tappetino. Poi, graziandomi della fantastica prospettiva, ha cominciato a camminarmi intorno ed a saggiare il terreno: mi accarezzava coi piedi, applicando un po' di pressione, premendo, schiacciando e tastando zone varie, a seconda del desiderio del momento.

È in effetti passato un bel po' di tempo dall'ultima volta che avevamo giocato col calpestamento - mi spiace per i motori di ricerca, ma non dirò trampling (o' basta là, l'ho detto). Devo purtroppo ammettere che sono fuori allenamento: solite scuse, vita piena e diverse priorità. La verità è che, ancora a capodanno, la figlia del fiume camminava allegra su sostanzialmente tutto il mio corpo, senza troppi problemi. Ieri non ha funzionato, e mi trovavo a mugugnare e lamentarmi per una piccolissima passeggiata sul petto.
Ovviamente non le ho chiesto di smettere (macho-slave), lei ha giocato un po', ma la cosa non si è protratta a lungo. Da qui, l'imperativo per il prossimo futuro: cominciare a fare esercizi fisici, per sostenere il dolce peso della mia dolce bella.

Ma mi sono perso via.
Dopo un piccolo salto nel mondo del calpestamento, mi ritrovo chissà come con lei seduta sul mio sterno, che mi blocca e (cito) "questi sono per l'acqua". E giù di ceffoni.
No, va bene, non mi ha gonfiato. Anzi, ha sempre solo colpito di mandritto e con dolcezza. Ma gli schiaffi hanno questo potere fantastico, di farti cadere molto rapidamente in modalità sottomesso: prima ero il fidanzato che gioca con la fidanzata in maniera un po' kinky, dopo la prima salva di schiaffi ero il sottomesso adorante, in attesa e a disposizione. Magia delle percussioni.

La prosecuzione nel prossimo post.

sabato 23 maggio 2009

In these shoes...?

La consegna del giorno recita testualmente:
[...] puoi venire però solo [...] guardandoti allo specchio. possibilmente lo specchio di camera tua. in piedi. indossando i miei sandali col tacco. occhio a non perdere l'equilibrio :P

Cosa che ho fatto: non sia mai che io disubbidisca...
Il risultato è minimamente ritratto qui sotto.


Mi sono sentito, lo confesso, molto Dr. Frank-n-Furter.
Lati positivi: è stato divertente. Qualche tempo fa avevo già provato le scarpe a tacchi alti di una mia amica così, per ridere. E ho riso anche questa volta.
Lati negativi: ora mi sembra di aver in qualche modo violato i suoi sandali. Non sono più un elemento della sua femminilità, qui e concreto, ma solo uno dei tanti giocattoli.

venerdì 22 maggio 2009

Calendario: una spiegazione

In alcuni post ho accennato al calendario ed al colore dei giorni, senza mai spiegare cosa sia: credo che ora sia giunto il momento.

Tutto nacque alcuni mesi fa, intorno a novembre/dicembre dell'anno scorso. Il problema a cui cercavamo di dare una soluzione era l'eccessivo ammontare di tempo che passavo su internet, navigando per siti porno, masturbandomi ed avvolgendomi in una spirale di autocommiserazione.
Spirale, in quanto il tempo perso sulla rete mi generava senso di colpa, che a sua volta influiva sull'umore, che accentuava il mio desiderio di punizione, che mi spingeva a cercare nuomo materiale bdsm, perdendo quindi altro tempo ecc ecc.
Il tutto ovviamente alimentato dal fatto che la figlia del fiume ed io viviamo in città diverse, e ci vediamo appena possibile, ma non certamente tutti i giorni.

Dopo essermi confidato con la figlia del fiume - vi risparmio i dettagli sulla fatica del vincere l'imbarazzo, le incomprensioni, le aspettative disilluse et similia - siamo giunti a formulare il calendario, ovvero una tabella di marcia che regola le mie attività masturbatorie e di pornsurfing. L'obiettivo naturalmente non è la castità, ma piuttosto aiutarmi a trovare un equilibrio. Il tutto ovviamente ha anche delle pesanti ripercussioni in termini del rapporto dominanza/sottomissione (che la figlia del fiume non sembra cogliere...)

Ogni giorno ha il suo colore:
  • giorno rosso: temutissimo, è una giornata in cui mi sono interdetti sia la navigazione pornografica sia il raggiungimento dell'orgasmo;
  • giorno verdone: concesso un orgasmo, ma niente web;
  • giorno giallo: niente orgasmo, ma è concessa la navigazione. Colore pericoloso: non avendo limiti di tempo, e proprio perchè non posso raggiungere l'orgasmo, mi è capitato di esagerare e passare comunque molte ore sulla rete, in uno stato di costante semieccitazione;
  • giorno lilla: posso venire solo se faccio quanto mi viene chiesto (è in assoluto il giorno che preferisco). Non ci sono indicazioni specifiche per la navigazione sul web. Spesso dopo i giorni lilla scrivo dei report qui sul blog, ma non ho consegne specifiche a riguardo;
  • giorno verde chiaro: ho piena libertà sia in fatto di orgasmi che di materiale porno. Contrariamente a quanto si possa pensare, anche questa è una giornata temuta: sono in autogestione, che non è proprio il mio forte. Ogni tanto mi capita ancora di esagerare;
  • giorno bianco: capita, a volte, anche questo. Il calendario viene infatti compilato giorno per giorno, e a volte la figlia del fiume non può darmi indicazioni, o non ne ha voglia, o se ne dimentica. È forse questo il giorno che temo maggiormente, perchè mi fa sentire trascurato. Un po', non tanto, non sono un maniaco delle attenzioni. Però fa parte del rituale: ogni mattina accendo il pc, controllo le notizie, la posta, i siti che solitamente tengo d'occhio, e il calendario. Se lo trovo bianco perdo un colpo, e riparto un po' in salita.
    Peraltro la regola è che il giorno bianco va considerato giallo, e se non mi sta bene devo chiedere. Però è una consolazione da poco.

venerdì 15 maggio 2009

Solerte e appiccicaticcio (2/2)

Tutto parte dal sogno di cui ho raccontato nel post precedente, in cui la figlia del fiume mi possedeva con uno strapon a smorzacandela (smorzacandela la posizione, non lo strapon).
Avendo io in qualche modo ereditato i suoi giocattoli erotici, capita che sia in possesso di un pestello bacardi, rosso e leggermente ruvido al tatto, che per l'occasione si è rivelato particolarmente adatto.
Come prima cosa, dopo aver preparato gli strumenti del caso, mi sono bendato: non tanto per l'autoimbarazzo - che comunque un po' c'è - ma soprattutto perchè avevo bisogno di concentrarmi sulle sensazioni tattili (anni di onanismo pornografico mi hanno alla fine rovinato :-D).
Avrei, ovviamente, potuto semplicemente chiudere gli occhi, ma avevo comunque voglia di sentire un po' di costrizione, di sentire che, anche volendo, non avrei potuto vedere.
E poi mi ritrovo lì, in ginocchio, mentre tengo bloccata tra i piedi l'estremità larga del pestello, e mentre l'altra estremità si fa strada lentamente tra le mie rosee carni.
È una sensazione strana: devo andare piano, se appena mi muovo troppo rapidamente mi sento sovrastimolato e dà fastidio, forse a causa della superficie un po' ruvida del pestello. Riesco a tratti però a trovare il mio ritmo, e comincio a provare un certo piacere.
Poi, come sempre, da cosa nasce cosa, e dato che ho le mani libere comincio a toccarmi.

Chiaramente è un po' tutto un esperimento, e come tutti gli esperimenti per un po' le cose vanno bene, ma spesso il rischio è di perdere il controllo: sensorialmente sovraccaricato, mentre si forma il mio orgasmo perdo il passo, lo recupero, e poi lo perdo di nuovo. Cerco di trovare una posizione che mi consenta con un unico movimento pelvico di avere la sensazione del "trenino", di penetrarmi cioè le mani e contemporaneamente di farmi penetrare, senza peraltro trovarla rompendo il ritmo. Ma sono dettagli, e poi non dura molto: dopo poco vengo, in maniera disordinata e scomposta, macchiando un po' dappertutto ed accasciandomi su me stesso, anche in preda a qualche crampo alle gambe per la posizione tenuta troppo a lungo.

È sempre eccitante quando mi lascia dei compiti sul calendario. E credo che anche lei sia eccitata dalla cosa, o almeno compiaciuta. Mi chiedo come sarebbe se mi desse ordini più specifici, finora è sempre stata abbastanza vaga, lasciando a me i dettagli.
Vedremo.

giovedì 14 maggio 2009

Solerte e appiccicaticcio (1/2)

Pare che la figlia del fiume sia affascinata dall'idea della penetrazione. In particolare, di quella in cui io sono la parte passiva.
Non so se questa sua inclinazione sia attribuibile ad un desiderio di farmi condividere la gioia dell'esperienza, o se sia invece una forma di vendetta verso quel genere maschile che per anni gliela ha dolorosamente imposta - non sto qui a raccontarvi i fatti suoi, ma diciamo che ha avuto un rapporto controverso con la penetrazione, che per fortuna pare si sia risolto tra di noi.
Fatto sta che il calendario di oggi segna lilla: "visto che l'hai sognato... riprendiamo il discorso 'inserzioni'" [sic]

Premessa: è vero, l'ho sognato. Sogno convulso e sessuale, frutto di alcuni giorni di castità forzata (dagli eventi esterni, non dalla vita kinky) che hanno trasformato i miei sogni in un turbinio di erotismo, immagini fantastiche e situazioni surreali. In una di queste lei, munita di vigoroso strapon nero, mi forzava con decisione ad immolarmici, asserendo che si era stufata di tergiversare - lo strapon torna periodicamente nei nostri discorsi, ma per il momento resta una fantasia pour parler.
Peraltro nel sogno non sono sicuro che concludessimo (anche se sicuramente iniziavamo...) perchè c'erano interruzioni ed eventi a disturbarci. Niente correlato, comunque.

La versione ufficiale (quella a cui ha creduto finora la figlia del fiume) è che l'ultima volta che ho provato a giocare con la penetrazione, alcune settimane fa, mi ero fatto un po' male - a causa dell'ovvio miscuglio di tensioni, disagio, inesperienza - e la cosa era morta lì. Quello che invece lei non sa è che già alcune volte avevo ripreso il discorso: coi miei tempi, a seconda dell'ispirazione, per godermelo.
Così stasera credo di aver adempiuto alle richeste con una certa bravura...
Il resto nel prossimo post, che ora è tardi e sono a pezzi.

giovedì 7 maggio 2009

Non sono pazzoooooooo!

Piccolo report di una scena giocata a casa mia martedì mattina.
Out of the blue, la figlia del fiume chiede se mi va di essere legato. Di solito sono io quello che annoda le corde, ma accetto di buon grado, e dopo poco mi trovo insalamato in un karada abbastanza piacevole: la senzazione del bloccaggio è molto bella, è una sorta di abbraccio intenso. Comunque, niente fuochi d'artificio: dopo poco mi slega, temo che il bondage sia un po' troppo tecnico per lei, è stato divertente ma poi morta lì.
Peccato, le dico, era divertente non potersi muovere. Già, commenta lei. Già, commento io. E sorride.
Pochi secondi dopo avevo addosso la mia bellissima camicia di forza: quando si parla di abbracci, è decisamente il massimo...
Mi butta sul letto e gioca un po' col mio corpo: mi soffoca, mi stuzzica. Dal canto mio non sono particolarmente in grado di nascondere l'eccitazione, anche perchè la metà inferiore del mio corpo è nuda ed esposta alle intemperie :-)
Riprende quindi l'antica pratica dell'allenamento all'apnea: lei si siede sulla mia faccia con sempre maggior peso, fino a soffocarmi, e stando in posizione per intervalli di tempo crescenti. Che combinato alla mia bassissima resistenza fisica, creano un bel miscuglio di eccitazione, senso di impotenza ed un pizzico di paura.
Starle sotto è in assoluto una delle cose che preferisco: non solo quando è nuda (che dà un tono decisamente sessuale all'esperienza), anche attraverso il velo dei vestiti, sentire il suo peso addosso mi dà sicurezza, mi fa sentire al mio posto.

Ogni tanto fantastico sulla possibilità di comprare o costruire una smoterbox e farmi usare per, che so, un pomeriggio intero, mentre lei è soprappensiero a preparare scartoffie. Ma sto divagando.

Giochicchiando, come al solito, ci si fa prendere un po' la mano: so solo che dopo poco lei mi è a cavalcioni sulla faccia e si dà da fare con vari giocattolini per trarre il massimo piacere dalla situazione. E io niente! Poverino, costretto a vedere da così vicino lo spettacolo, e senza poter intervenire: nel frattempo ero stato imbavagliato, apprezzavo ogni dettaglio ma non potevo fare nulla! Maledetta!

domenica 3 maggio 2009

breakthrough (3/3): tanto tuonò...

Esco dal bagno con l'idea di togliermi gli abiti femminili e tornare pacifico alla vita di prima, quando sento una spazzola impattarmi su un gluteo. Mi volto e vedo la figlia del fiume che ridacchia, mentre mi riconduce in camera da letto.
Mi fa mettere in ginocchio e con il petto appoggiato al letto. Alza il vestito ed abbassa collant e mutandine - l'atto di essere spogliati è sempre eccitante, come i titoli di testa per un film attesissimo, allunga l'inizio pur essendo già iniziato.
Non sapevo esattamente cosa aspettarmi, e quando la sua dolce manina ha impattato per la prima volta sul mio fondoschiena sono rimasto sorpreso: un colpo deciso, profondo, dato con fermezza.
Dopo il primo ne arrivano altri: si sente la forza fisica, il trasporto, l'impegno che mette in ogni singola botta. Mi scuote e mi fa ondeggiare, e si sente che non si sta tirando indietro, che fin da subito non si risparmia.
Arrivano colpi con una certa regolarità, alternando tra mani nude e spazzola (che in questo momento fa meno male, ho la sensazione che tenga il polso molle e l'energia del colpo non si scarichi tutta su di me ma se ne prenda un po' anche lei...). Dopo poco comincio a contorcermi, e per tenermi fermo mi monta a cavalcioni, sedendosi sulla mia schiena: a quel punto sono bloccato, dovrei fare davvero forza per scrollarmela, e comincio a non essere più nello stato mentale per coordinare così bene le mie azioni. Intanto l'avevo sentita trafficare con la macchina fotografica, avevo visto qualche flash, ed ora ho la sensazione che tenga la macchina fissa, continuando ad inquadrare: mi sta filmando.
Arrivano le botte: a gruppi, singole, ritmiche o sincopate, sparse o focalizzate su pochi centimetri di pelle. Arrivano e lentamente mi lascio andare: un po' titubante all'inizio, si fa strada lentamente la sensazione di essere presente, di essere vivo, il cervello si lascia andare. Ed entro in terre ignote: supero i punti noti, i limiti fino ai quali ci eravamo spinti, e proseguo oltre, verso un abbandono nuovo e profondo, verso uno spazio mentale che liquefa le mie ansie, le mie paure, le mie nevrosi: divento leggero e bianco, evaporo.

Fino a quando non riesco più a sopportare, e le chiedo di smettere: imploro pietà, anche se una parte di me vorrebbe che continuasse, che non mi stesse a sentire, che anzi aumentasse proprio per dimostrarmi che non ho controllo, che non sono io ad avere le redini del gioco.
Ed infatti dopo la mia richiesta, chiude con ancora una serie. Dieci colpi dati con la spazzola, forti e secchi, da prender fuoco e da lasciarmi sconvolto a balbettare.

Un istante dopo siamo a terra entrambi: mi abbraccia mentre tremo, singhiozzo (in questi casi odio la mia inettitudine al pianto), blatero e sbavo. Mi tiene a sé e mi sento protetto, difeso: è una sensazione splendida, non c'è nulla dentro o fuori di me, un vuoto caldissimo e rassicurante. E poi c'è lei, tutt'intorno, come un utero, come una casa, che mi conforta e consola.

Non era mai successo niente di simile. Non so se sia frutto dell'ansia accumulata, della litigata precedente - confesserà poi di essersi felicemente rivalsa sul mio povero culetto di tutte le menate fattele poco prima - o solo del bisogno di sottomissione che finalmente trova uno sfogo.
Non era mai successo niente di simile, ma non vedo l'ora che accada di nuovo.

martedì 28 aprile 2009

breakthrough (2/3): la quiete prima della tempesta

Giunti incredibilmente alla fine dell'estenuante trattativa, ci troviamo in casa, soli, sfiniti di parole, e decisamente pronti all'azione.
Tempo zero siamo sul letto, seminudi, a rotolarci come due saltapicchi. Io sentivo ancora un po' di senso di colpa residuo (in fondo tutte le discussioni erano partite da me), e quindi mi sono buttato su di lei avidamente, cercando in tutti i modi di dimostrarle il mio amore e la mia dedizione. Dopo qualche permutazione ed incastrarello siamo giunti ad una posizione bella comoda: io seduto con le spalle appoggiate alla testiera del letto, lei sopra in ginocchio.
Era, in effetti, ipersensibile: bastava sfiorarle piano i capezzoli e si perdeva, squittiva, convulsava. Io ne ero estasiato. Estasiato e soddisfatto, in pace con me stesso, perchè sentivo di stare facendo il mio dovere, mi sentivo a posto, mi dedicavo a lei.
Poco dopo cominciò ad essere scossa dai tremiti ed ebbe un orgasmo. Piuttosto forte, a parer mio, ma non voglio addentrarmi in dettagli di cui già mi vergogno.
Il punto è che io, invece, l'orgasmo non l'ho avuto, e questo è stato il coronamento ideale del nostro momento: non è una questione di castità forzata, ma avevo bisogno di pensare a lei e solo a lei, darle tutto quello che era in grado di ricevere e smettere quando fosse stata sazia, pienamente soddisfatta.

Seguono coccole di rito, il sesso ci aveva riempiti entrambi di endorfine, ed anche se io non ero venuto mi sentivo comunque la testa leggera, felicissimo.

Dopo qualche tempo ci riprendiamo, e salta di nuovo fuori una tematica già accennata in precedenza quel giorno: lei aveva espresso l'intenzione di femminilizzarmi.
Mi fa quindi denudare e, ridacchiando scherzosi, mi lancio nell'impresa di indossare le sue mutandine (con discreta oscenità di risultato, vista l'incipiente erezione frutto del sesso non coronato di prima e della situazione attuale), poi collant, reggiseno imbottito, vestito lungo elasticizzato, sandaletti.
Mi lega i capelli con una molletta, e il risultato si può vedere qui sotto.


In effetti è stato facile e divertente. Niente di impegnativo (cerette, trucco et similia), aveva tutto un tono amichevole e scherzoso. Lei ha detto che mi trovava sexy, dalle foto credo che avrei avuto bisogno di un po' meno spalle ed un po' più fondoschiena per essere vagamente femminile...

Siamo comunque finiti nuovamente sul letto. A quel punto quello ipersensibile ero io: mi accarezzava, mi perquisiva, ed io mi sentivo violato e in balia - sensazione bellissima peraltro.
Mi ha abbracciato da dietro e provato a tenermi un po' per i fianchi, dando dei colpi pelvici e formulando minacce (promesse?) sul giorno in cui davvero mi avrebbe preso e fatto suo. Io ero turbato ed eccitato, come al solito e tutto insieme.

Seguono altre coccole e poi tappa in bagno per guardarci nello specchio grande, dalla quale usciamo con l'ennesima sorpresa...

lunedì 27 aprile 2009

breakthrough (1/3): trattato di pace

Comincio con questo il resoconto del recente weekend passato con la figlia del fiume. È stato molto denso e spezzerò il racconto in tre parti.

Il tutto inizia con la figlia del fiume che dice: "ho pensato a quello che mi hai chiesto, e la risposta è no".
Panico, casino, pensieri. Tutto assieme, come al solito.
All'apice del nostro penultimo incontro le avevo manifestato la mia insoddisfazione per il nostro rapporto: tutto bello, tutto amichevole, ma sentivo di essere pronto per qualcosa di più. O peggio: sentivo di aver bisogno qualcosa di più profondo, e questo indipendentemente dalla mia volontà.
Le avevo dato quindi la scelta tra la possibilità di prendere in mano la cosa, impegnandovi più energie e tempo di quanto avesse fatto finora, o abbandonare in buon ordine il campo, dicendo sostanzialmente: fin qui bene, oltre non vo'.
Come sempre, lei riesce a stupirmi. Francamente mi immaginavo che avrebbe detto il solito "sì, dai proviamoci", io sarei stato sul chi vive aspettando di vedere se era solo una dichiarazione d'intenti o se c'era una sua vera intenzione sotto, e sostanzialmente avremmo trovato il nostro equilibrio. Mi sarei mangiato, almeno, la speranza.

Invece arriva il no, secco. Che chiaramente semplifica i problemi: da questo punto di vista da lei non riesco ad ottenere altro, arrivederci e grazie. Se ti trovi una mistress non c'è problema, sono anzi felice di aiutarti, ma poi morta lì. Niet. Nada. Kaput. Por, kaput.

Seguono due ore (cronometrate, tristemente) di parole, malumori, irritazioni e riappacificazioni ma senza sostanziali aperture.
Vengono fuori mille considerazioni più o meno profonde, che tralascio, relative ai rispettivi caratteri, al perchè sento il desiderio di sottomissione, a cosa cerco e a cosa non può darmi. Cala una tristezza metallica e slavata, e ci sentiamo entrambi senza scampo.
E adesso?

Dopo esserci svuotati, non essere riusciti a piangere ed esserci infastiditi a sufficienza, cala una sorta di calma atarassica, che incredibilmente ci concede ancora la forza di parlarne. Parliamo, riparliamo, capiamo gli errori, ci confrontiamo: tu ti sei arroccata su un estremo, io sull'altro, tu intendevi questo, no guarda, mai avuto intenzione, ma io ho capito così, ho inteso questo, quest'altro.
Per essere un rapporto, oggettivamente, molto schietto e frontale, non ci intendiamo veramente per un cazzo.
Vabbè.
Comincia quindi il tempo delle trattative vere, serene, mettiamo su piatto gli obblighi inamovibili e cerchiamo di stare dietro a quelli. Si conclude che:

1 - cercherò comunque di ricominciare a frequentare la scena italiana: non sono il mago dei forum, ma la via è quella, tappiamoci il naso e votiamo dc;
2 - continuerò nella mia opera propositiva, cercando di dare spunti e spiegando nel maggior dettaglio possibile sentimenti, sensazioni, desideri e bisogni, cercando inoltre di non soffocarla con le aspettative;
3 - cercheremo di programmare, assieme, qualche sessione lunga. Non ci siamo dati dei numeri precisi, ma concordiamo sul fatto che una volta al mese, all'incirca, possa andar bene.

E lei, lei cosa fara?
Finora è un patto sbilanciato, ci sono cose che dovrò fare io e cose che dovremo fare assieme, accompagnandoci l'un l'altro. E lei? Agirà per conto suo? Prenderà iniziative, si darà degli obiettivi? O continuerà ad essere la figlia del fiume solo quando siamo assieme?

Sì e no.
Esplicitamente, glielo ho domandato. Ho insistito per avere una risposta. Lei ha tentennato, poi mi ha detto...

(e a questo punto io ti invoco, oh figlia del fiume: sorgi, SORGI! Orsù dunque avvocata nostra, scrivi tu il tuo impegno, scegli le parole che preferisci, che non ho il diritto di dichiarare nulla a nome tuo :-D )

martedì 21 aprile 2009

un po' scornato...

La somma dei miei difetti mi è stata deleterea. Once again. Evviva.
Sono arrivato a vedere la figlia del fiume carico di desideri ed aspettative. E, come sempre (davvero, sempre) succede, le aspettative non hanno fatto che rovinare le cose.
Durante la settimana la figlia del fiume mi aveva mandato piccoli segnali, mezze frasi e battutine, che lasciavano intendere avesse qualcosa in testa. Purtroppo il misto di bisogni e ansie da sciogliere che mi porto dietro ha divorato queste poche parole, dette magari con leggerezza e come scherzo, alimentandosene ed accrescendosi oltre il lecito.
Capita che vediamo assieme un film (Verfolgt, di cui ho già messo un estratto in un precedente post, e che consiglio) che parla di tematiche bdsm, ed alla fine ci ritroviamo sul letto vicini ed eccitati.
La figlia del fiume, all'incirca, mi assale, e dopo pochissimo stiamo facendo l'amore: lei è molto dominante, e mi usa. Io, di contro, ben felice di farmi usare, mi concentro su di lei, cerco di essere il miglior amante possibile, e quando alla fine veniamo assieme non provo in pratica quasi nessun piacere: il mio orgasmo è completamente annegato nel suo, io bado a lei e per il mio corpo è quasi una reazione meccanica, tanto che una volta un po'ripresasi lei è costretta a chiedermi se avevo avuto un orgasmo, che non se ne era accorta.
Fin qui, comunque, tutto bene. È una cosa che faccio volentieri, e sono felice che possa essere parte della nostra vita di coppia.
Purtroppo però, date le premesse, mi sono trovato forse ancor più desideroso, forse ancor più eccitato di com'ero prima di vederla.
Intanto viene ora di cena. Mentre siamo lì ad aspettare che ce la consegnino (piiiiiiiiiiigri e frigo vuoto...) lei mi chiede come sto. Data la solita timidezza, e dato che non volevo mettergliela giù dura (del tipo "sto così allupato che se passa cappuccetto rosso filmami che poi vendiamo le riprese a dario argento") la abbraccio e mugolo un po'. Soprendentemente, lei mi guarda sorniona e dice "non dire niente, ho capito".
Ora, data la storia pregressa di incomprensioni e malintesi, il mio primo pensiero è stato "no, cicci, no che non hai capito". Il secondo pensiero, subitaneo, è stato "sei proprio un malfidente del cazzo. Dice che ha capito, fidati". E così ho fatto.
Durante la cena poi le cose vanno lisce, ma la vedo approfittare di vino, cibo e beni di conforto come se non ci fosse un domani. Che, sommato allo stato di stanchezza che ci accomunava (lei aveva pure avuto una giornata pesante per del lavoro extra) l'ha ovviamente portata a ridursi ad uno straccetto balbuziente nel giro di un rumpenstinski.
A questo punto il pensiero razionale diceva: eh, capita, non è la fine del mondo.
Quello che mi fotte, quindi e come al solito, è il pensiero emotivo.
Mi sono sentito irritato, offeso, trascurato e frustrato. Tutto assieme, peraltro, con una voglia di urlare e di piangere come non mi capitava da tempo.
Al solito, però, faccia di ghiaccio e cerco di fare buon viso. Chiaramente qualcosa traspare, e quindi di rito ci troviamo in camera a parlare, lei un po' intontita (apparentemente, risulterà poi che il cervello era straordinariamente lucido) io compassato a spiegare il perchè e il percome, a chiederle scusa per come mi sento, ecc ecc.

La constatazione pratica è che andiamo a velocità diverse: quando lei comincia ad abituarsi e a prendere gusto con un certo tipo di rapporto e di attività, io sono ormai proiettato verso nuovi orizzonti, mai soddisfatto.
La constatazione lamentevole è che vorrei mi parlasse di più. Spesso i nostri dialoghi sono quasi soliloqui, e ho l'impressione di dover sempre tirare fuori io gli argomenti. Lei a questo commenta che quando pensa le cose poi dà per scontato che io le sappia per telepatia. È già la terza volta che mi propina questa giustificazione, che ora sta francamente cominciando ad irritarmi (avvisata! :-D)

Quindi, se le cose non sono andate proprio in maniera idilliaca, è ovviamente un misto di inabilità ed errori di entrambi. Cosa fare?
Se credo nella coppia, e credo di poter trovare in lei la risposta ai miei bisogni e desideri, finisco per crearmi aspettative, soprattutto in questo periodo di grande stress e tensione.
Se non ci credo e mi metto il cuore in pace, forse per il momento le cose potranno calmarsi, ma sicuramente in futuro dovremo trovare altre soluzioni, perchè il bdsm è un aspetto di me che voglio coltivare e costruire.

A questo punto sono in effetti un po' scornato.

venerdì 17 aprile 2009

sono riuscito a farla arrabbiare (2/2)

Dopo un silenzio carico di tensione e di reciproco risentimento, si avvicina al letto dove stavo ancora steso mezzo nudo e fa il gesto di spegnermi la sigaretta su una gamba. Io reagisco d'istinto, dandole una manata con uno sguardo del tipo "ma sei scema?!?" Lei mi guarda seria, io la guardo di rimbalzo. Rifà il gesto, questa volta non la fermo, la sigaretta tocca la pelle del mio ginocchio, di lato.
Fa male. Non una roba insopportabile, ma fa male. Lei torna al posacenere e finisce di spegnerla, ha quello sguardo un po' adolescente come se quasi si vergognasse per il suo stato emotivo, quasi le venisse da ridere (mi confesserà poi che, di base, era arrabbiata soprattutto per la ragionevolezza con cui le dicevo cose assolutamente irrazionali... vai a capire te... :-D)
Un momento dopo comincia a picchiarmi. Sono in posizione fetale e usa una mano, poi entrambe, sulle mie natiche esposte. Lì per lì ho anche paura per i gioiellini di famiglia, esposti pure loro. E però è stranamente liberante: si sta sfogando, lo sta facendo su di me, sul mio corpo, ed è sincera, questa volta non lo fa per me, lo fa per se stessa, per sfogarsi, per liberarsi, e mi sta usando. Vado in tilt.
Prende dall'armadio un frustino. Me le prendo, cerco di stare in silenzio, mi raggomitolo, ho voglia di piangere. Davvero. Di più: ho bisogno di piangere.
Mi fa stendere sulla pancia e comincia a colpirmi con la cintura: non sono bei colpi, la cintura non è rigida e si attorciglia su se stessa, quando cala mi ammacca. Non dico nulla, mi ripeto che sa cosa sta facendo, che sceglie lei, cerco di resistere, sento il cervello che comincia a scivolare via.
Ma dura un attimo: dopo pochissimo mi fa stendere sulle sue ginocchia, usa un po' le mani e poi il paddlelino. E sento chiaro, nettissimo, un cambiamento: è rientrata nei ranghi, non mi colpisce più con emozione ma cerca di fare le cose al meglio, le cose pulite, perchè possano piacere anche a me. Mi dà colpi forti, profondi, che mi rimbombano dentro.
Quando mi chiede se ne voglio ancora, non so cosa rispondere.
La risposta sincera, quella che non potevo dare, la riporto qua:

"Sì, vorrei che mi colpissi ancora, e vorrei sentire ancora la stessa emozione di un attimo fa, vorrei che mi colpissi non per me, ma per te, vorrei essere messo alla prova, vorrei che mi sgridassi e vorrei che andasse avanti per ore, fino a quando non sarò sfinito, fino a quando ti dovrò implorare di fermarti. Ed anche allora, vorrei che me la facessi sudare, la fine, vorrei essere messo alla prova, vorrei ubbidire."

Invece, tentennando, dissi: "non so".
Che potevo fare? Spiegarle dettagliatamente come avrei voluto si comportasse? Dirle: sì, continua, sgridami un po', arrabbiati un po', ecc ecc?
E non volevo neppure interrompere la scena, perchè avevo un grandissimo bisogno che continuasse.

Il mio errore.
Il mio errore credo sia stato non entrare nello stato emotivo/mentale giusto. Anche lì, anche mentre me le prendevo, il mio cervello continuava a pensare, a ragionare, a vagliare. C'è stato un breve momento in cui stavo cominciando a mollare il colpo, ma è finito troppo presto.

sono riuscito a farla arrabbiare (1/2)

Martedì avevamo un'ultima mattinata assieme prima di dover tornare ciascuno alle propria vita, ovvero ciascuno alla propria città. Capita quindi, per sfruttare al meglio i tempi, che io proponga di fare un video.
Quella del video è un'idea di cui discutiamo da tempo: lei è una narcisa nata, io adoro la pornografia, credo risulti una naturale evoluzione.
Nel video in questione, dovevo legarla e poi farla venire, usando mani e giocattoli. Tutto tranquillo e pacifico, insomma.
Legare, l'ho legata. Non sono un mago del bondage, ma non avevamo in mente nulla di complicato: le mani sopra la testa, bloccate alla spalliera, le gambe aperte, ciascun ginocchio legato alla rete del letto. L'ho bendata e stuzzicata. Tutto pacifico, tutto regolare.
Tranne che, ovviamente, alla fine non ero soddisfatto: mi è scappata, non sono riuscito a darle un orgasmo "bello", profondo, il teasing and denial è scivolato tra le mani in due sincopi accennate, superficiali. Ok, ansia da prestazione e ipercriticità, lo so.
Poi ci coccoliamo e parliamo un po', e lì capisco: capisco di essermi comportato così, di avere spinto per fare il top, perchè avevo bisogno di bdsm, avevo bisogno che fosse lei a comportarsi così, a proporre, a prendere l'iniziativa, ma sapevo - data la combinazione di affetto e coccole che dominano sempre i nostri incontri - che lei non l'avrebbe fatto. Quantomeno, l'impressione che avevo era quella.
"Ma perchè non me l'hai detto chiaro e tondo?" Domanda lecita, non c'è che dire.
Il desiderio di sottomissione sta salendo molto, in me, in questi giorni. È da tempo che non mi lascio davvero andare, che accumulo tensioni, che cresce la voglia di staccare il cervello.
In realtà - giusto per spezzare almeno una lancia dalla mia parte - un po' ne avevamo parlato. Ed infatti, saggiamente, gliel'ho rinfacciato (perchè quando uno ci sa fare, con le donne...)
Le ho rinfacciato di averglielo detto a voce in almeno due occasioni, di averne parlato in chat, di aver pure scritto un post su questo blog.
Lei è scappata alla finestra, a fumare e sbollire.

mercoledì 8 aprile 2009

Essere tenuti in riga

Credo che il mio desiderio di sottomissione nasca dagli standard - molto alti - che mi impongo. Quando fallisco qualcosa, non do il massimo, o semplicemente violo qualcuna delle regole che mi sono imposto, scatta in me il senso di colpa. Una colpa va espiata o perdonata - la terza opzione è trasformarla in una non-colpa, ma porta un po' fuori tema e non ne parlo qui.
Questa è una dimensione che manca nel mio rapporto con la figlia del fiume, e che sto lentamente cercando di introdurre. Finora le cose hanno un po' faticato a partire perchè, di base, sono regole mie, e quindi ruotano intorno a me: io sono tanto il colpevole che le viola quanto il giudice che nota la trasgressione e la condanna, e lei si trova quasi meccanicamente appioppata la parte del boia ("la parte più eccitante della legge, quella che non protegge").
E lei, lei vuole altri ruoli? Le basta questo? Le piace o è una forzatura?
Francamente, non lo so. Credo non lo sappia neanche lei, è tutto nuovo qui fuori. Vedremo.

Certo è che a volte vorrei essere sgridato, vorrei che le mie colpe mi venissero sbattute in faccia, fatto vergognare, punito e messo in castigo. Il guaio è che dovrebbe essere sincero, non una scena concordata, lei dovrebbe forse anche provare una parte di risentimento, di delusione per il mio comportamento. Ma, di nuovo, questo non può avvenire se sono regole mie, dovrebbe farle sue o impormene di nuove. Lei però è lontanissima dal desiderio di impormi delle regole, in generale viviamo bene nella nostra indipendenza. Ad ora, tutte le strade presentano delle difficoltà. Sono però, come già detto, campi inesplorati. Vedremo.

giovedì 2 aprile 2009

Il pornofago consiglia #4

Alcune scene tratte dal film tesesco "Verfolgt", uscito col titolo inglese "Punish me" (anche se "verfolgt" è il verbo usato per cacciare/seguire le tracce di una preda).

Il tema della differenza di età non mi tocca particolarmente (per la figlia del fiume invece bisognerebbe fare un discorso a parte :-P ), però in questo estratto compare una dimensione umana, realistica, che negli altri film di solito è del tutto ignorata. Inoltre, più di ciò che si vede, è la tensione per quello che si intuisce ad affascinarmi...

Nigro notanda lapillo

Ieri non è stata una giornata fantastica.
Il calendario segnava giallo, ma diciamo che non l'ho proprio rispettato. Non ho raggiunto l'orgasmo, ma credo di aver passato decisamente troppo tempo davanti al pc, a girare per pornografia.
La sera, un po' perchè ho sentito la figlia del fiume al telefono, un po' perchè mi sono ritrovato in giro con amici, il mio umore è migliorato. Salvo il fatto che ho conosciuto una ragazza, carina e intelligente, che in maniera più o meno palese mi si è accostata e, all'incirca, ha civettato.
Ora, io adoro il corteggiamento, e trovo divertentissimo il flirt. Ed ero un po' sbronzo. Non è successo niente, ovvio, ma non sono stato ultradistaccato.
Il pensiero che mi ha turbato è che, seppur lievemente, l'ho desiderata. A pelle, non credo sia una persona accanto a cui mi piacerebbe stare, parlando di relazioni amorose ha fatto fin troppo capire che vuole qualcosa di "tradizionale", vuole insomma potersi appoggiare all'altro, che è però quello di cui ho bisogno anch'io. Credo quindi di averla desiderata carnalmente.
Di più, ho desiderato presentarla alla figlia del fiume, perchè anche lei potrebbe trovarla piacevole, e perchè una parte di me (banale, stereotipata, solite fantasie maschili ecc ecc) immaginava la scena confusa di tre corpi spogliati su un letto disfatto.
Il pensiero mi ha turbato, perchè è un pensiero nuovo e perchè arriva in un momento peculiare, in cui io e la figlia del fiume ci vediamo meno di quanto vorrei causa reciproci impegni ed in cui non posso dirmi completamente soddisfatto di quello che ho.
Arrivato a casa ho scritto il precedente post, resoconto del weekend, e poi mi sono rimesso a girare per internet, tirando tardi e ottenendo un ottimo risultato: stamattina sono a pezzi.
Il calendario ancora per oggi mi interdice, cercherò di rispettarlo anche perchè non vorrei buttar via un'altra giornata. Ieri è stato, definitivamente, un dies nigro notanda lapillo, e come non mi capitava da tempo mi sento in colpa, e la colpa porta inesorabilmente al desiderio di essere punito.
Meglio, e più sinceramente: di essere ripreso, sgridato, che mi si urli contro, che lei si arrabbi e se la prenda con me. Che si festeggi il cattolicissimo carnevale di confessione, penitenza, perdono.
Però so che lei non è così, che difficilmente si comporterà in questo modo, perchè non è parte del suo carattere. E che se lo facesse, qui e ora, sarebbe forse per seguire i bisogni miei. D'altra parte, non ha senso che mi tenga tutto dentro senza farne parola con nessuno.

un buon non compleanno...

Durante l'ultimo weekend c'è stata una serie di colpi mica da ridere, da far invidia alla notte di san silvestro.
Come incipit, abbiamo festeggiato il compleanno della figlia del fiume onorando la tradizione anglosassone del birthday spanking: un colpo per ogni anno compiuto. Il tutto è stato introdotto dal sottoscritto in maniera un po' infingarda: come prima cosa ho estratto dallo zaino tutti i regali di compleanno che le avevo preparato, allineandoli sul letto, poi, come ultima cosa, ho posato il piccolo paddle (paddlelino per gli amici) che lei tanto odia - essendo lontana dal tipo di percussore che riesce a farsi piacere. C'è stato quindi un attimo, fantastico, in cui mi ha guardato con uno sguardo eloquente, misto tra "stai scherzando, vero?" e "ma io i regali li voglio!".
Posta di fronte alla scelta tra una serie di colpi di media intensità, dati così a freddo, e la stessa serie, ad intensità maggiore ma data dopo riscaldamento, con stimoli sessuali e tutto quanto, la figlia del fiume ha incredibilmente ripiegato sulla prima scelta, ed in men che non si dica si è ritrovata piegata con le mani sul letto, a prenderle su strati sempre più sottili di vestiario, per chiudere con gli ultimi colpi dati sulla sua nuda pelle. Per la cronaca, sugli ultimi due ha preso il calendario e, a partire dal primo gennaio (Maria Santissima madre di Dio), li ha tirati giù uno per uno.
Seguono coccole, baci, carezze e finalmente apertura dei regali. Facile facile.

Mi ha raccontato poi che già durante l'atto meditava di farmela pagare. Ed infatti, due giorni dopo...

Due giorni dopo, tocca a me stare sotto. In mezzo c'è stato il mio solito momento di lamentela: ci vediamo poco, lei è molto impegnata, e io mi sento trascurato. Il fatto è che fare il top mi piace, ma di fare il bottom ho bisogno, e la differenza tra le due prospettive si fa sentire parecchio.
Ed eccomi lì, a culo nudo sulle sue ginocchia. Anzi, su un ginocchio solo, chiuso a tenaglia tra le sue cosce che mi tenevano lì, volente o nolente.
Per la prima parte, tutto tranquillo: si era ripromessa di restituirmeli con gli interessi, e l'ha fatto. Ho preso circa cinquanta colpi, godibili ed in serenità. Era molto che non le prendevo e ne avevo molto bisogno. Arrivati a quella che doveva essere la fine della sessione, però, ero decisamente riluttante a tornare alla "normalità". Cominciavo infatti a rilassarmi, e la combinazione di astinenza pregressa e piacevolezza dell'esperienza tendeva a volermi far stare lì, in posizione. Lei se ne deve essere accorta, perchè mi ha chiesto se ne volevo ancora. Peggio (o meglio): mi ha detto che, se volevo che lei proseguisse, avrei dovuto chiederglielo.
Io ho ancora, in franchezza, qualche problema a chiedere: di base mi vergogno, sento il mio bisogno di sottomissione ancora come qualcosa che va nascosto. A chiedere, chiaro e in faccia, non sono tanto capace. Ma qui è intervenuta lei, ad accompagnarmi, fantastica. Probabilmente non se ne è accorta, ma l'eccitazione fisica, che come al solito era sparita dopo qualche colpo, quando mi sono trovato imbarazzato sulle sue ginocchia a chiedere altri colpi, è tornata al volo.
E sono arrivati altri colpi, questa volta senza contarli, semplicemente godendoceli e staccando il cervello.
Dopo un po' - forse una trentina, forse di più - eccola che si ferma di nuovo, mi fa riprendere fiato, mi accarezza. E mi dice che vuole provare a colpire più forte.
Ora, la forza del colpo non è l'obiettivo, lo sappiamo. Ma in qualche modo è un elemento necessario: se si sente che i colpi sono trattenuti, o dati col timore di eccedere, le cose faticano a filare. Chi sta sopra è misurato, in certa misura insicuro, non si rilassa. E chi sta sotto sente la tensione e non si lascia andare. Almeno, a me capita così.
Lei mi ha detto che aveva intenzione di darmele un po' più forte, e mi ha domandato ancora una volta di chiedere nuovi colpi, di dimostrarle la mia volontà di sottomissione. Cosa che ho fatto, probabilmente arrossento, sicuramente eccitato.
I colpi più forti sono arrivati. In qualche modo il piccolo paddle ha la proprietà di rendere la pelle meno sensibile, percui di ogni botta sentivo l'onda cinetica propagarsi in provondità, tra carne, ossa e tendini, mentre la pelle mi trasmetteva una sensazione di calore diffuso, uniforme e non sgradevole.
Il cervello, una volta tanto, se ne stava quieto. Anzi: finalmente immoto.
Ho giusto registrato, con un angolo della mente, alcuni momenti di pausa tra un colpo e l'altro, in cui lei sembrava raccogliere le forze per una nuova botta, ed il vibrare di tutto il suo corpo per la violenza delle sue stesse sculacciate. In particolare quest'ultimo fatto, il sentire che ci stava mettendo impegno e forza, che non era una cosa finta, mi ha fatto impazzire. Anche adesso, che scrivo, a ripensarci mi ritrovo eccitato. Maledetta ammaliatrice.

Il tutto si è interrotto con me in partenza per l'iperuranio, lei con un leggero fiatone che chiosa "mi rifiuto di infierire oltre sul tuo fondoschiena". Avrei continuato? Certamente. Avrei voluto che continuasse? No, va benissimo così. Voglio che succeda di nuovo? Che domanda scontata...