giovedì 28 maggio 2009

Puntaspilli

La consegna di martedì sera diceva:
[...] inoltre ti concedo un orgasmo, che però vorrei raggiungessi stando sul letto di chiodi
Il letto di chiodi. Oggetto d'arredamento abbastanza bizzarro, ha fatto la sua comparsa in casa mia circa un anno fa, durante un periodo in cui mi interessavo alla cosiddetta "arte di strada", ed in particolare (chissà perchè...) ero stato attratto dal fachirismo.
Del periodo mi rimangono un po' di ricordi, qualche abilità acquisita e, appunto, il letto. Più che un letto è un cuscino: una tavola 50x60 da cui spunta una bella pletora di punte, tutte rigorosamente vere e non limate, così come le ho comprate dal ferramenta.
Stare sul letto di chiodi è prima di tutto questione di forza di volontà: in secondo luogo di tecnica, ma prima di tutto di forza di volontà. Il tuo corpo tenderà a darti di gomito e a dirti ehi, bello, guarda che qui mi stanno bucherellando, spostatiiiiiiii!
E tu, niente.
Allora lui insisterà, con veemenza. E tu: niente.
Fino a che non trovi il tuo equilibrio interiore, il tuo cervello emette sufficienti endorfine, e tutti si vive contenti.
Poi ci sono alcuni trucchi per distribuire meglio il peso, ma è poca roba.

Non salivo sul letto da tempo. Mesi. Fa parte di quel bagaglio di passioni che percorro fino ad un limite, sottile ma netto, oltre il quale perdo interesse. O meglio: vengo distratto da nuove passioni.
Tiro fuori la tavola, stendo sopra un asciugamano (misericordiosa concessione della figlia del fiume) e prendo posizione, appoggiandoci la schiena.
Fa male.
Non lo ricordavo così doloroso. Fa male e attira le mie attenzioni, le mie forze.
Il piano era di salire, assestarmi e fare con calma, godendo sia gli aspetti fisici - per come erano andate le cose martedì (descritte nei precedenti due post) avevo avuto occasione di darle un orgasmo, ma io ero rimasto a secco, e mi trovavo decisamente su di giri - che quelli psicologici, legati allo stare soffrendo perchè così lei aveva voluto.
I piani, d'altra parte, sono fatti per essere cambiati.
Sono salito sulla tavola con una mezza erezione, preventiva. Dopo pochi secondi di chiodi la mia virilità ha serenamente deciso di andarsene, annegata dall'eccessiva quantità di stimoli.
Intanto il dolore sale. È normale che lo faccia, ma ciò non aiuta.
Saggiamente, faccio la cosa sbagliata.
Avrei dovuto concedermi tempo, non pensare all'orgasmo, permettere al mio corpo di abituarsi. E invece mi sono fiondato sulle zone basse, cercando di vincere la gara degli stimoli, resistendo al dolore alla schiena stringendo i denti.
Ravana ravana, qualcosa ho ottenuto. Ovvio: un paio di giorni di astinenza, il cervello ancora pieno del meraviglioso incontro con la figlia del fiume, il fatto che bene o male il mio corpo ormai lo conosco.
Ma è stato lontano dall'essere un'esperienza soddisfacente. Troppi stimoli, tutti assieme: lentamente stava montando un'erezione, cercavo di darmi il tempo, soffiare sul fuocherello per farlo crescere senza spegnersi. E sono venuto.
Sono certo che i maschietti lettori capiranno, capita a tutti qualche volta: avere un orgasmo con un'erezione parziale è lontano dall'essere quella sconvolgente e pervasiva esperienza che ti stura vene e sinapsi.
Ma tant'è: probabilmente il mio corpo ha concluso che quella fosse la via più breve per far cessare il dolore.
Risultato finale: io un po' bucherellato, umidiccio ma non soddisfatto, a rialzarmi a fatica.
Spero almeno che, se capiterà ancora, farò tesoro di questa prima esperienza.

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