giovedì 2 aprile 2009

un buon non compleanno...

Durante l'ultimo weekend c'è stata una serie di colpi mica da ridere, da far invidia alla notte di san silvestro.
Come incipit, abbiamo festeggiato il compleanno della figlia del fiume onorando la tradizione anglosassone del birthday spanking: un colpo per ogni anno compiuto. Il tutto è stato introdotto dal sottoscritto in maniera un po' infingarda: come prima cosa ho estratto dallo zaino tutti i regali di compleanno che le avevo preparato, allineandoli sul letto, poi, come ultima cosa, ho posato il piccolo paddle (paddlelino per gli amici) che lei tanto odia - essendo lontana dal tipo di percussore che riesce a farsi piacere. C'è stato quindi un attimo, fantastico, in cui mi ha guardato con uno sguardo eloquente, misto tra "stai scherzando, vero?" e "ma io i regali li voglio!".
Posta di fronte alla scelta tra una serie di colpi di media intensità, dati così a freddo, e la stessa serie, ad intensità maggiore ma data dopo riscaldamento, con stimoli sessuali e tutto quanto, la figlia del fiume ha incredibilmente ripiegato sulla prima scelta, ed in men che non si dica si è ritrovata piegata con le mani sul letto, a prenderle su strati sempre più sottili di vestiario, per chiudere con gli ultimi colpi dati sulla sua nuda pelle. Per la cronaca, sugli ultimi due ha preso il calendario e, a partire dal primo gennaio (Maria Santissima madre di Dio), li ha tirati giù uno per uno.
Seguono coccole, baci, carezze e finalmente apertura dei regali. Facile facile.

Mi ha raccontato poi che già durante l'atto meditava di farmela pagare. Ed infatti, due giorni dopo...

Due giorni dopo, tocca a me stare sotto. In mezzo c'è stato il mio solito momento di lamentela: ci vediamo poco, lei è molto impegnata, e io mi sento trascurato. Il fatto è che fare il top mi piace, ma di fare il bottom ho bisogno, e la differenza tra le due prospettive si fa sentire parecchio.
Ed eccomi lì, a culo nudo sulle sue ginocchia. Anzi, su un ginocchio solo, chiuso a tenaglia tra le sue cosce che mi tenevano lì, volente o nolente.
Per la prima parte, tutto tranquillo: si era ripromessa di restituirmeli con gli interessi, e l'ha fatto. Ho preso circa cinquanta colpi, godibili ed in serenità. Era molto che non le prendevo e ne avevo molto bisogno. Arrivati a quella che doveva essere la fine della sessione, però, ero decisamente riluttante a tornare alla "normalità". Cominciavo infatti a rilassarmi, e la combinazione di astinenza pregressa e piacevolezza dell'esperienza tendeva a volermi far stare lì, in posizione. Lei se ne deve essere accorta, perchè mi ha chiesto se ne volevo ancora. Peggio (o meglio): mi ha detto che, se volevo che lei proseguisse, avrei dovuto chiederglielo.
Io ho ancora, in franchezza, qualche problema a chiedere: di base mi vergogno, sento il mio bisogno di sottomissione ancora come qualcosa che va nascosto. A chiedere, chiaro e in faccia, non sono tanto capace. Ma qui è intervenuta lei, ad accompagnarmi, fantastica. Probabilmente non se ne è accorta, ma l'eccitazione fisica, che come al solito era sparita dopo qualche colpo, quando mi sono trovato imbarazzato sulle sue ginocchia a chiedere altri colpi, è tornata al volo.
E sono arrivati altri colpi, questa volta senza contarli, semplicemente godendoceli e staccando il cervello.
Dopo un po' - forse una trentina, forse di più - eccola che si ferma di nuovo, mi fa riprendere fiato, mi accarezza. E mi dice che vuole provare a colpire più forte.
Ora, la forza del colpo non è l'obiettivo, lo sappiamo. Ma in qualche modo è un elemento necessario: se si sente che i colpi sono trattenuti, o dati col timore di eccedere, le cose faticano a filare. Chi sta sopra è misurato, in certa misura insicuro, non si rilassa. E chi sta sotto sente la tensione e non si lascia andare. Almeno, a me capita così.
Lei mi ha detto che aveva intenzione di darmele un po' più forte, e mi ha domandato ancora una volta di chiedere nuovi colpi, di dimostrarle la mia volontà di sottomissione. Cosa che ho fatto, probabilmente arrossento, sicuramente eccitato.
I colpi più forti sono arrivati. In qualche modo il piccolo paddle ha la proprietà di rendere la pelle meno sensibile, percui di ogni botta sentivo l'onda cinetica propagarsi in provondità, tra carne, ossa e tendini, mentre la pelle mi trasmetteva una sensazione di calore diffuso, uniforme e non sgradevole.
Il cervello, una volta tanto, se ne stava quieto. Anzi: finalmente immoto.
Ho giusto registrato, con un angolo della mente, alcuni momenti di pausa tra un colpo e l'altro, in cui lei sembrava raccogliere le forze per una nuova botta, ed il vibrare di tutto il suo corpo per la violenza delle sue stesse sculacciate. In particolare quest'ultimo fatto, il sentire che ci stava mettendo impegno e forza, che non era una cosa finta, mi ha fatto impazzire. Anche adesso, che scrivo, a ripensarci mi ritrovo eccitato. Maledetta ammaliatrice.

Il tutto si è interrotto con me in partenza per l'iperuranio, lei con un leggero fiatone che chiosa "mi rifiuto di infierire oltre sul tuo fondoschiena". Avrei continuato? Certamente. Avrei voluto che continuasse? No, va benissimo così. Voglio che succeda di nuovo? Che domanda scontata...

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