In effetti è cominciato in una maniera così irrealistica, che quasi faccio fatica a parlarne.
In tutti questi anni di feticismo teorico (molto) e pratico (una miseria) ero giunto alla conclusione che l'attrazione per i piedi, e per l'atto oro-podologico in generale, è in buona sostanza una fantasia unilaterale: finchè si tratta di film porno, la ragazza di turno spasima perchè il belloccio posi la sua linguezza in zona plantare, ritrovandosi irrimediabilmente eccitata e sul punto di raggiungere incredibili vette di piacere.
La realtà mi dice che questa è una visione un tantinello gonfiata: finora le mie cosiddette esperienze di foot worship erano sempre partite da un mio desiderio, ed il massimo ottenuto era stata un'affettuosa condiscendenza.
Questa volta invece, ha chiesto lei.
Eravamo da me a coccolarci, c'era una certa tensione sessuale (ovvio), ma nessun indizio. E lei se ne salta su, a ciel sereno, chiedendo: "Mi lecchi i piedi?"
Ok, giuro che è vero. Ed infatti le devo aver fatto una faccia certo felice, ma anche perplessa. Del tipo: uh?
E lei si giustifica: eeeeh...
Grandi dialoghi, non c'è che dire.
Comunque, non contenta, o forse volendo proprio sbancare il botteghino, non solo si fa inumidire per bene, ma prende parte attiva, ride, se la gode. Poi a un certo punto comincia anche a fare avanti e indietro, dentro fuori, insomma, a scoparmi la bocca coi piedi. E io vado in tilt.
Io impazzisco perchè l'oggettificazione, la passività, l'uso del corpo dell'altro, sono tutti argomenti caldi per me, mi eccitano al pensiero, a guardarle, a sentirne parlare. Ergo, essendoci in mezzo.
A quel punto c'è stato un breve istante in cui, indipendentemente dalla richiesta, avrei fatto qualunque cosa. E così mi sono trovato - non che mi lamenti - con la testa tra le sue cosce.
Fin qui, niente di nuovo. È una cosa che mi piace fare, ma quello credo un po' tutti. Questa volta però credo che il suo obiettivo fosse razionalmente quello di ridurmi ad una pappetta emotiva, perchè in un attimo mi sono trovato letteralmente la faccia assaltata, invaso dai suoi umori, immobilizzato e costretto, indipendentemente dalla mia volontà. Non che non volessi, ma mi ero lasciato ogni possibilità di fuga ormai alle spalle.
All'inizio leccavo. Mano a mano che la cosa si surriscaldava non ho potuto fare altro che tenere la lingua in fuori il più possibile - che non è molto... :-D - e cercare di raccattare un po' quel che passava. Che tanto passava un sacco di roba.
In questi casi - no, diciamo in casi simili, perchè così non era mai davvero successo - ad un certo punto lei ha voglia di essere penetrata, e me lo chiede abbastanza esplicitamente. Allora io, rassegnato e ligio al dovere, mi smutando e scendo l'asso di bastoni. Questa volta invece mi ha fatto usare le mani: niente di "estremo", ma secondo me una svolta importante: si è presa il suo piacere, accettando serenamente che fossi lì per lei, a darglielo, senza sensi di colpa, senza problemi di ineguaglianza.
Quando abbiamo finito avevo la faccia morbida, il suo sapore addosso - l'ho conservato nei baffi per tutta la giornata - ed ero incredibilmente felice. Di più, appagato: non che non la desiderassi, ma era calato un velo, un senso di compiutezza, e mi sentivo rasserenato.
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