sabato 12 marzo 2011

3... 2... 1... Fight!

IO: "Ho voglia di fare la lotta."
LEI: "Ci sono OTTIME possibilita' a riguardo..."
Un paio d'ore dopo sono a casa, ancora cinque minuti e siamo sul letto. Fare la lotta, eh? Ne avevamo parlato alcune volte ma nessuno era sceso nei dettagli. Lotta come? Pugni, schiaffi, colpi segreti?

Ci accapigliamo un po', e abbiamo subito un caldo clamoroso. Non sappiamo bene cosa fare: io non sono il re delle arti marziali, ma tutto sommato riesco ad avere la meglio facilmente. Troppo facilmente: non c'e' scontro. Fiatone e finiamo abbracciati, a darci una coccola. Io, ammetto, un po' deluso: per tutto il giorno al lavoro ho guardato di nascosto video di mixed fighting, dove tipicamente un'amazzone atletica e super aggressiva smontava il povero omino di turno. Il senso di anticipazione raramente fa i conti con la realta', dovrei ormai saperlo.

Ma poi la Figlia del Fiume ha un colpo da maestra: cosi', per rompere la piccola tensione, mi chiede di raccontarle i video che avevo visto, di descriverglieli. Viene fuori che in uno di essi la protagonista era si' un'agguerrita orientale atletica e preparata nella lotta, ma che l'uomo, per essere in ulteriore svantaggio, aveva mani e piedi legati. Detto fatto, in un momento mi trovo mezzo nudo e insalamato, e siamo pronti per il secondo match.

Le cose ora sono molto piu' bilanciate: lei gestisce il vantaggio ma io non sono per nulla disposto a cedere, mi dibatto, cerco di afferrarla in qualche modo. Lei si difende, oltre che salendomi addosso, con schiaffi, sculacciate e solletico a tradimento. La lotta e' avvincente, non emerge un chiaro vincitore.

Presi dall'impeto, finiamo in terra. In particolare sono io, da vermone, a riuscire a sbilanciarla e buttarla giu' da letto. E poi mi butto su di lei, che' e' una lotta senza quartiere. Ma quella che sembrava essere una mossa vincente mi si ritorce contro, perche' su letto anche i suoi movimenti erano limitati, mentre ora puo' stare in piedi e girarmi attorno, mentre io avendo le caviglie unite sono costretto a stare a terra. Appunto, vermone.

E' una debacle: calci da tutte le parti, mi si siede addosso a suo piacere, mi sposta e mi ribalta. Ho sulla coscienza migliaia di anni di evoluzione, il faticosissimo cammino darwiniano che ha portato all'homo erectus viene spazzato via in un lampo, e io mio contorco sul pavimento sotto i colpi inarrestabili della Figlia del Fiume.

Quando secondo lei ne ho prese a sufficienza, si passa alla fase due: ufficializzare la vittoria. Ed ecco quindi un bel piedino che mi si appoggia sulla faccia con la delicatezza di un cucciolo di elefante indiano. Intravedo tra le dita il bel viso sorridente della Figlia del Fiume che raggiante dice: "Lecca."

Ora, so gia' cosa penseranno tutti i colleghi feticisti. Non e' il genere di cosa che ci si fa ripetere due volte, in genere. Ma la situazione era divertente. Ne avevo prese un po', ma forse non a sufficienza, e poi lei aveva negli occhi una luce divertita e aggressiva che incontro di rado, e che volevo godermi fino in fondo. E quindi non ho leccato, ho girato la faccia dall'altra parte. Altri calci, alternati al piedino sfregato questa volta con forza sulla mia faccia. "Non ne hai ancora abbastanza?" E io resisto. "Ancora? Ne vuoi ancora?"

E cosi' via, avete capito l'antifona. E' stato molto eccitante anche perche' questa cosa del feticismo mi fa ancora un po' vergognare, e negarlo gia' sapendo che prima o poi avrei ceduto alimentava la carica emotiva.
E infatti dopo un po' ho ceduto. Inutile dire che il piede e' stato leccato secondo disposizioni della proprietaria, pianta, dita ed interstizi, e che l'altro ha seguito subito dopo. A quel punto ero ridotto gia' ad uno stadio di semi budino a causa di fatica, sottomissione e attivita' orale. Mancava quindi il colpo di grazia, e la Figlia del Fiume e' stata ben felice di provvedere in tal senso.

Lei: "E adesso?"
Io: "E adesso?"
Si toglie i pantaloni, si toglie le mutande. "Apri." E le mutande mi finiscono in bocca. Le sputo via. Lei ride, io rido. Riprende le mutante e me le struscia in malo modo sulla faccia. Lei ride, io un po' meno. "Apri bene, tira fuori la lingua." Vabbe', non sono in condizione di trattare. Ed ecco che del saporitissimo tessuto, scelto con cura tra le parti piu' fresche e gustose, viene strusciato sulla mia lingua. Avanti e indietro, un po' di volte.


Lei: "E adesso?"
Io: "E adessmmmmmfffmf!"
Che mi si era seduta sulla faccia.
Il sesso orale e' una di quelle robe per cui bisognerebbe diventare tutti religiosi e ringraziare il creatore (con grande scorno dei Cattolici che aborriscono la fisicita'), ed in una situazione del genere ho cercato di dare il meglio di me. A contribuire alla mia eccitazione c'era l'approccio, lo spirito con cui la sentivo muoversi sopra di me. Era allegra. Contenta di quello che stavamo facendo. Si stava godendo la situazione, senza pensieri, senza sensi di colpa. In fondo se l'era guadagnata.
Capisco che sia in umore godereccio dai dettagli. Mi chiede, ad esempio, di prestare attenzione all'altro buco, quello posteriore, che di solito viene sfiorato di passaggio ma non e' quasi mai al centro delle attenzioni. Questa volta invece me lo schiaffa sulla bocca, e si premura di dettagliare come devo leccare, quanto in profondita' andare con la lingua, cose cosi'. Intanto sul davanti, per non lasciar freddare il colpo, sento che e' all'opera la scienza tecnica. Ovvero sento rumore di un oggetto vibrante che, secondo funzionalita', vibra.

E quindi ero li', usato in parte come oggetto erotico per leccare questo e quell'ammennicolo, in parte come mero sostegno, che mi stava a cavalcioni e si appoggiava con una certa decisione. Ogni tanto dovevo lottare per l'aria, e questa e' stata un'altra gradita sorpresa. Solitamente quando mi toglie il respiro, indipendentemente dal modo, e' sempre una cosa quasi simbolica. Mi rida' quasi sempre subito l'aria, ancora prima che io cominci a manifestare qualche disagio. Questa volta invece no. Se ne fregava, o mi avra' forse giudicato intelligente a sufficienza per cercare di trovare un pertugio, uno spazietto qua e la' dove far passare l'ossigeno. Fatto sta che era concentrata sul sui piacere, sull'usarmi e sull'usare il vibratore con lo stesso riguardo e la stessa efficacia. E soprattutto verso lo stesso obiettivo.

Obiettivo raggiunto dopo poco, chiaramente. Mi sono ritrovato con il naso appoggiato al buco posteriore, le mie labbra appoggiate alle sue, e la mia (ammetto corta) lingua che cercava di sopperire ad altre appendici forse piu' adatte alla penetrazione. Il suo clitoride meccanicamente ben stimolato, ed eccomi completamente avvolto, perso, strascicato e schiacciato da un tumulto di scosse, spinte e scatti, mentre dall'alto sento provenire urletti e gridolini. Beh, gridolini un corno, come i vicini potrebbero testimoniare.

Dopo qualche minuto ci guardiamo, io luccicante del suo sudore e dei suoi umori, lei soddisfatta e provata.
Lei: "E adesso?"
Io: "E adesso?"
E adesso mi ritrovo non so come parallelo al fondo del letto, polsi e caviglie ancora legati, i suoi piedi di nuovo sulla mia faccia, che questa volta mi accarezzano, sono dolci, ammansiti.
Mi comunicano dalla regia che ho un minuto e mezzo per procurarmi un orgasmo. Che non e' un problema se non ce la faccio, ma che se perdo l'occasione dovro' aspettare almeno altri due giorni. Che i suoi piedi continueranno a strusciarmi, amorevolmente. E che per mia comodita' ogni trenta secondi arrivera' un aggiornamento sul conto alla rovescia. Ah, mi comunicano anche che il tempo e' gia' partito.

Che scema, un minuto e mezzo! Ce l'avrei fatta in dieci secondi, ma per non fare proprio una figura misera resisto, rallentando e godendomi la situazione, e buco la soglia del minuto. Ma a trenta secondi dalla fine decido che cio' che il mondo ha bisogno e' proprio una voluminosa iniezione di liquido seminale, che mi prodigo a provvedere in gioiosi spruzzi che colpiscono tutto e tutti nel raggio di un metro e mezzo. Non scherzo: ho schizzato vestiti innocenti, che stavano su una sedia poco distante, ho schizzato in terra, ho schizzato lei e me.

Sul finale una doccia e risate. Amo questa donna.

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